L’immagine della politica berlusconiana
di Marco Bonifazi
La strategia da bagaglino messa in atto da Berlusconi si innesta a pieno titolo nella trasformazione che egli stesso ha elaborato e prodotto nella realtà italiana. Assistiamo, perciò, ad una ramificazione, ad un proliferare sempre più insistente del suo linguaggio che circola e si espande nell’apparato discorsivo della vita politica, sociale e culturale di questo paese. L’arruolamento delle attricette e delle varie showgirl di corte non rappresentano una novità (basti pensare a qualche attuale ministro); rappresentano, bensì, il paradigma di un processo che funziona a pieno regime; esso costituisce, infatti, il nodo gordiano della sintesi che Berlusconi ha compiuto tra realtà e finzione; un rovesciamento di significati che ha, di fatto, investito l’intero corpo sociale. Una sorta di tecnica dell’immagine fomentata e perseguita dal monopolio mediatico, dove ogni fatto si trasforma in spettacolo e attraverso una sofisticata propaganda discorsiva Berlusconi riesce a produrre l’effetto desiderato: la metamorfosi del concetto stesso di politica, del senso di responsabilità, del senso dello Stato. L’immagine della soubrette è il nuovo concetto della politica semplificata dalle regole del format, dall’ignoranza televisiva che produce un determinato tipo di effetto sulla maggioranza degli italiani, che si riconoscono nell’Italia berlusconiana. E’ un processo molto oculato dove ogni particolare è studiato in maniera sottile: l’intera produzione della realtà è indirizzata al controllo perenne dei pensieri attraverso una propaganda serrata. La showgirl costituisce il concetto assoggettante della dimensione corporea della politica, ed in questo senso va letto il nuovo siparietto con la moglie: pura propaganda mediatica; la sua strategia è la presa arbitraria dell’immagine attraverso il monopolio che egli detiene. Le sue mosse risultano sempre vincenti dato che è egli stesso a detenere e produrre il modello da seguire: è il suo conflitto d’interessi, il controllo totale dell’informazione che gli permette di gestire e di lanciare nuovi modelli, nuovi orizzonti politici. Veline e soubrette sono il tramite, l’anello di congiunzione tra il pubblico, il reale, e la televisione, il format, la finzione. Rappresentano l’identità dell’individuo normalizzato dal processo berlusconiano. Parafrasando Orwell: l’ignoranza è forza; ignoranza ed immagine costituiscono i punti cardine dell’Italia nostrana immersa nella ritualità truculenta del verbo berlusconiano, nella violenza del format, nel grigiore del pensiero unico dove le candidature da fiction costituiscono soltanto uno dei tanti effetti di una causa, purtroppo, radicata nel tessuto di questo paese.
(30 aprile 2009)
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