L’immondo travestito da agnello. Berlusconi scrive al Papa sulla pedofilia
di Paolo Farinella, prete, 22 marzo 2010
Oggi il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, scrive al Papa per complimentarsi della lettera agli Irlandesi sui preti pedofili. Egli scrive che Benedetto XVI «è chiamato a confrontarsi con situazioni difficili, che diventano motivo di attacco alla Chiesa e perfino alla sostanza stessa della religione cristiana». Poverino! Non riesce a pronunciare la parola «pedofilia». Si è sforzato, ma non ci riusce perché dovrebbe parlare di «sessualità scomposta» perpetrata in luoghi e sedi istituzionali, a dispetto e dileggio di quella morale cattolica di cui ogni giorno pubblicamente fa i gargarismi, mentre in privato ne fa strage. Non può parlare di «sesso», lui che, mentre inneggia «alla sostanza stessa della religione cristiana», frequenta prostitute a pagamento dietro compenso in denaro e in posti in parlamento o al governo e dalla moglie è condotto in giudizio per separazione per colpa.
Qual è il significato di questa lettera insulsa, senza senso, ridicola e immotivata? Io penso che voglia cavalcare il momento di difficoltà del Vaticano, criticato da larghissima parte della Chiesa che ha valutato la lettera agli Irlandesi inadeguata, insufficiente, scontata. Dopo il fallimento del raduno di Roma con metà presenze di precari pagati a cento euro cadauno, il debosciato ha bisogno di ricrearsi una verginità formale e vuole fare sapere al mondo intero che egli sta dalla parte del Vaticano, sempre e comunque. L’immondo travestito da agnello.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una strumentalizzazione di un momento tragico e doloroso della Chiesa con responsabilità oggettive di papa Ratzinger e contorno e il Caimano ne approfitta subito per fare una genuflessione blasfema ad uso personale, perché il fantoccio di uomo non sa vedere altro che usi personali, addomesticati alla sua bisogna. La lettera al papa, opportunamente divulgata, è una forma di propaganda elettorale verso quell’elettorato debole cattolico che si lascerà incantare da questo tronfio e immondo pifferaio.
Il tocco finale, da lupanare, è il riferimento all’efficacia della lettera dovuta secondo lui alla «umiltà e sincerità unita alla chiarezza delle ragioni che il Papa mette in campo». Riguardo all’umiltà, Berluskoniev è un maestro impareggiabile: umile, mite, altruista e, quello che più conta, fondatore del partito dell’amore a pagamento e delle prostitute affittate «a carrettate», con i cattolici che tengono bordone e reggono il moccolo.
Da cattolico inorridisco e vorrei sperare che il Papa usasse le sue scarpette rosse per il tiro al bersaglio, nella certezza che questa volta lo Spirito Santo guiderebbe la santo mano per fare centro sul bersaglio catramato e inamidato. So anche, però, che l’Utopia in Vaticano è morta e sepolta da un pezzo. W l’umiltà! Parola di Berluskoniev, spergiuro di professione.
(23 marzo 2010)
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