07.11.08 – L’imperio di Berlusconi sulla Vigilanza Rai

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Obama ha vinto e ci sarebbe motivo per occuparsi della nuova luce che l’evento può gettare sulla politica internazionale. Invece la congiuntura avvilente della politica italiana costringe a toccare un tema al confronto assai meno rilevante, ma molto spinoso nel nostro contesto.
La maggioranza sembra aver deciso di negare la tradizione che vuole i presidenti delle commissioni parlamentari di garanzia espressi dall’opposizione. Per la commissione di vigilanza sulle telecomunicazioni il candidato dell’opposizione è Leoluca Orlando, deputato di IdV, sostenuto con coerenza dal PD. Per quasi quaranta convocazioni formali la maggioranza ha fatto mancare sistematicamente il numero legale.
Non vuole Orlando presidente e pretende di scegliere il candidato dell’opposizione. Se vuole ha i numeri per farlo ma, consumata la rottura di una finora intatta convenzione istituzionale, non potrà pretendere che l’opposizione riconosca come suo il candidato che avrà imposto.
La sua nomina d’imperio metterà in una posizione scomoda anche l’eventuale percettore dei suoi voti. Come potrà un esponente dell’opposizione accettare i voti della maggioranza mentre non riceve quelli della sua parte? Quale credibilità avrà agli occhi dell’opposizione il suo eventuale esponente votato solo dalla maggioranza?
Speriamo che nessuno voglia prestarsi al gioco. Ma se per caso qualcuno nei ranghi dell’opposizione ritenesse possibile simile azzardo sarà bene che valuti con la massima attenzione l’ipotetico passo. Nominato dalla maggioranza sarà considerato un suo strumento. E a niente varranno le proteste di indipendenza. La sua disagevole esperienza dimostrerà in modo definitivo che nel paese infelice in cui un solo soggetto è allo stesso tempo proprietario delle maggiori reti private, capo del potere politico e controllore delle reti pubbliche, la vigilanza sulle telecomunicazioni può essere svolta, si fa per dire, solo da chi si assoggetta al suo imperio. L’accettazione della nomina sarà la rinuncia a uno dei deboli strumenti di cui la democrazia ancora dispone per limitare un’anomalia istituzionale unica al mondo.

Pancho Pardi



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