L’ipocrisia quirinalizia
Nella politica italiana criticare il Presidente della Repubblica e’ come bestemmiare, appena qualcuno si permette di farlo si scatenano bufere nazionali. Certo, tenere il Quirinale al di fuori delle diatribe partitiche e’ di per se prassi istituzionalmente lodevole, il problema e’ che siamo in Italia e visto i tempi che corrono certi atteggiamenti bacchettoni della politica sanno molto d’ipocrisia. Gia’, si da il caso che i politici nostrani si scannino quotidianamante arrivando all’insulto, i dibattiti televisivi sono spesso dei pollai isterici, si vive in un clima di campagna elettorale permanente, eppure quando si tira in ballo il Quirinale tutti abbassano la testa e fanno la gara a dimostrare la loro osservanza al decoro istituzionale.
Un’incoerenza che insospettisce soprattutto per la discordanza tra parole e fatti, tra immagine e sostanza. La coalizione guidata da Berlusconi, ad esempio, ha calpestato piu’ volte la Costituzione italiana a puri fini personali, proprio quella Costituzione di cui Napolitano e’ il garante supremo. Basti pensare al Lodo Alfano che contraddice i principi costituzionali permettendo alle quattro principali cariche dello Stato di ergersi al di sopra della legge. E tra esse, ovviamente il Premier, l’unico a giovarne, e proprio mentre era sotto processo per corruzione e indagato in altre grane. La domanda quindi e’ se sia piu’ offensivo nei confronti del Quirinale calpestare la Costituzione nei fatti oppure criticare l’operato del presidente della Repubblica a parole.
Per i profeti del politically correct italiota, per i figli della teledemocrazia berlusconiana sembra conti di piu’ l’etichetta, l’immagine ipocrita della reverenza al Quirinale per sbandierare un fasullo senso delle istituzioni. E poi, piu’ in generale, non si capisce proprio il perche’ non si possa giudicare l’operato politico del presidente della Repubblica. Vige forse il dogma dell’infallibilità come per il Papa quando parla ex cathedra? Gia’, perche’ quando il Papa parla alla finestra si puo’ criticare eccome, e lo si fa ovunque e nelle forme piu’ svariate. Negli ultimi anni ci sono state perfino delle manifestazioni per le vie di Roma contro le posizioni vaticane.
E poi qui non si sta parlando di mettere in discussione l’istituzione presidenziale, di intaccare il suo ruolo super partes, di trascinare il Quirinale nella cagnara partitocratica giornaliera o quant’altro, no, qui si sta parlando semplicemente del diritto che la politica ha di non essere d’accordo con posizioni specifiche assunte dal presidente della Republica. Posizioni attinenti e con conseguenze concrete nella politica nazionale. E che quindi come tutti gli atti politici e istituzionali hanno il dovere di sottoporsi all’opinione dei partiti e dei cittadini. Una passaggio democratico di buon senso che col tempo eliminera’ il tabu’ ammuffito dell’ipocrisia quirinalizia e con essa i loro ipocriti fautori.
Tommaso Merlo
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