L’Italia dei Valori e le alternative possibili
Terzo incontro nazionale del partito, tenutosi a Vasto dal 12 al 14 settembre. Parte la campagna per la raccolta di firme per il referendum contro il Lodo Alfano, che entro la fine dell’anno toccherà numerose città italiane. Interviste ad Antonio Di Pietro e Marco Travaglio.
da Vasto, Emiliano Sbaraglia
La tre giorni di Vasto (12-14 settembre), organizzata in occasione del terzo incontro nazionale dell’Italia dei Valori, segna un passaggio fondamentale per la politica di opposizione dei prossimi mesi in Italia.
Dopo il sorprendente successo di luglio, quando il forum con i giovani aveva registrato oltre duemila “under 30” accorsi a Bellaria, il congresso di Vasto doveva confermare la crescita di una formazione politica, che alcuni sondaggi recentemente pubblicati dal quotidiano “La Stampa” dicono in grado di raddoppiare i propri consensi rispetto alle politiche dell’aprile scorso già dalla prossima consultazione europea di giugno.
Antonio Di Pietro apre i lavori nel pomeriggio di venerdì con un lungo discorso programmatico che tocca vari punti, la legalità e l’informazione su tutti, il referendum contro il Lodo Alfano, ma anche la crisi Alitalia e la situazione economica, la collocazione riformista del partito in Italia come in Europa, il ruolo delle donne nella politica e nella società. Oltre che, naturalmente, il confronto politico con il Partito democratico, che dalla manifestazione dell’otto luglio a Piazza Navona in avanti ha subìto non poche e decisive trasformazioni, se messo in relazione con l’accordo elettorale raggiunto prima delle ultime elezioni. In più, l’occasione è quella giusta per lanciare ufficialmente la candidatura di Claudio Costantini alla presidenza della Regione Abruzzo, dopo la nota vicenda che ha portato l’ex governatore Ottaviano del Turco alla detenzione, in attesa di giudizio.
Raggiungiamo il presidente dell’Italia dei Valori all’Hotel Palace nella mattina di sabato, mentre assiste all’Assemblea del Coordinamento Nazionale delle donne IdV.
Onorevole Di Pietro, cominciamo parlando del Lodo Alfano. Dal Pd sembrano affacciarsi timide aperture, anche se arrivano da quell’area ulivista e prodiana ormai in aperto conflitto con i vertici del partito. Come le giudica?
Beh, innanzi tutto vorrei ricordare che se non fosse stato costretto a rinunciare dalle beghe interne al suo partito, che in Sardegna sta letteralmente implodendo in maniera per loro a dir poco preoccupante, Arturo Parisi sarebbe certamente venuto a trovarci in questi giorni. Credo infatti che l’esperienza dei Democratici, quelli con l’asinello, per intenderci, sia stata archiviata troppo presto, e debba essere presa di nuovo in considerazione. Noi siamo pronti a farlo. Per quanto riguarda il Lodo Alfano, noi lanciamo qui da Vasto una impegnativa campagna di raccolta firme per il referendum, che toccherà tutta Italia, a partire dal primo appuntamento dell’11 ottobre a Piazza Navona. Torniamo sul luogo del delitto… Anche perché quel giorno, in realtà, non abbiamo fatto niente di male. Anzi.
Lei ha annunciato numerose date in molte città, praticamente ogni fine settimana sino ai giorni di Natale, da Palermo a Udine, da Milano a Napoli. Per raccogliere le firme punta anche sull’aiuto di eventi non propriamente politici, ma legati alla società civile? Penso ad esempio che non sia un caso che Beppe Grillo inizi tra breve il suo nuovo tour…
L’Italia dei Valori organizzerà la sua campagna secondo un piano ben definito, con l’obiettivo di raggiungere le firme necessarie. Se poi i nostri banchetti verranno accolti anche in altri tipi di manifestazioni, ben venga. A Grillo chiederemo certo di poter raccogliere le firme nei luoghi dove sono previsti i suoi spettacoli.
Raccoglierete le firme anche il 25 ottobre, durante la manifestazione nazionale del Pd?
Guardi, quel fine settimana abbiamo programmato un nostro evento la domenica del 26 ottobre proprio per partecipare alla manifestazione del Pd. Perché anche noi siamo opposizione, e una manifestazione contro il governo ci coinvolge direttamente. E francamente penso che nessuno ci verrà a chiedere di togliere i nostri banchetti. In ogni caso io i banchetti li porto, e non li tolgo.
Proprio qui in Abruzzo sembra materializzarsi la vostra distanza dal Pd. L’annuncio della candidatura a presidente della Regione di Carlo Costantini, parlamentare nato a Pescara, sembrerebbe quasi un atto di sfida al partito di Veltroni, in una regione dove il Pd è in piena crisi dopo la vicenda che vede protagonista l’ex governatore Ottaviano Del Turco…
La nostra non è una sfida al Pd, ma una proposta precisa e pulita alla popolazione abruzzese, che molto ha bisogno di figure oneste e preparate pronte a guidare la regione. Sfido invece a dire che la candidatura di Costantini non sia quella giusta, e invito il Pd e chiunque voglia sostenere il nostro candidato. Pdl escluso, naturalmente… E aggiungo che non stiamo preparando il solito giochetto dell’indicazione adatta a cercare la convergenza su un terzo nome dopo una ipotetica candidatura di un esponente Pd. Mentre gli altri tergiversano, noi abbiamo già firmato i contratti per far fare i manifesti con la foto di Costantini. Concludo dicendo che secondo me al Pd non conviene non appoggiare il nostro candidato, vista la loro situazione in Abruzzo. La credibilità va conquistata sul campo ricominciando da zero.
Nel suo intervento ha parlato molto di donne e giovani, dedicando un passaggio al riconoscimento delle coppie di fatto. Qual è la posizione del partito su questa questione? E cosa ne pensa delle intenzioni espresse in tal senso dal ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi?
Una cosa alla volta. Cominciando dalla fine, quello che dico è che non si può far finta di niente rispetto alla realtà di milioni di cittadini che già sono “coppie di fatto”. A loro bisogna saper garantire i diritti che gli spettano, indipendentemente dal sesso e dall’appartenenza religiosa. E lo dico da cattolico praticante. Sui giovani credo che il discorso sia piuttosto chiaro, lo stiamo dimostrando in questi giorni qui a Vasto e lo abbiamo dimostrato due mesi fa a Bellaria, dove oltre duemila ragazzi ci hanno offerto la spinta decisiva per comprendere l’importanza delle loro energie e delle loro idee. Non a caso allarghiamo sempre di più i nostri contatti attraverso gli strumenti offerti dalla rete: investiamo molto su questo tipo di comunicazione, visto anche l’ostracismo ormai palese di parecchi organi di informazione, accentuatosi dopo Piazza Navona. Le donne sono qui, in questa sala, a discutere di lavoro e politica, e a scegliere la loro coordinatrice nazionale a porte aperte, un altro piccolo segnale della trasparenza che vogliamo contraddistingua la struttura del nostro partito. Il loro compito in particolare è appunto quello di dedicarsi con attenzione a politica e lavoro. Mi chiedo ad esempio perché non si parli più di precariato, un dramma che coinvolge soprattutto proprio i giovani e le donne.
Però tutta questa fase di costruzione e organizzazione del partito potrebbe comportare qualche incidente di percorso. Qualcuno già parla di assalto alla diligenza, dove tutti vogliono far parte di un partito in forte crescita, con il rischio di presenze poco gradite e poco “pulite”, soprattutto nel sud del Paese. Il ricordo di De Gregorio è ancora fresco, o il rischio è concreto?
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Le mele marce possono esserci dappertutto, la differenza sta tra chi non le vuole e chi ce le mette apposta. Da parte nostra tentiamo di controllare al massimo ogni nostro esponente politico, al quale chiediamo un confronto continuo e immediato con i suoi elettori attraverso il blog, un resoconto preciso della propria attività pubblica, il rispetto della legalità e del ruolo ricoperto. Se Carlo Costantini sarà eletto qui in Abruzzo, alle riunioni del Consiglio regionale dovrà portare con sé la sua web-cam, così da registrare e scaricare tutto sul nostro sito. Non che in questo modo si risolva ogni cosa, ma almeno si comincia ad offrire un piccolo strumento di controllo al cittadino, per cercare di garantire una forma di democrazia diretta e partecipata. E al passo coi tempi.
Nel programma del Congresso anche un incontro dal titolo “I giovani Idv incontrano Marco Travaglio”. Ma come spesso accade in queste occasioni, la presentazione dell’ultimo libro “Bavaglio” diventa per il giornalista lo spunto che consente di spaziare su legalità, giustizia e informazione, alla luce dei provvedimenti del governo in carica. Alla fine, mentre firma copie, Travaglio risponde a qualche domanda.
Lei ha definito “Bavaglio” una sorta di “istant-book”, necessario per raccontare notizie che ormai non vengono più immesse nel circuito dei più potenti canali dell’informazione. Quali notizie in particolare?
Sono informazioni che riguardano principalmente le azioni e i provvedimenti di questi primi mesi del nuovo governo Berlusconi, spesso trasformati nell’esatto contrario di quello che sono, per fingere di dare alla gente ciò che vuole. Mi riferisco in particolare ai temi della sicurezza e della legalità.
Qualche esempio?
Ci è stato detto che la blocca-processi veniva fatta per snellire la giustizia, mentre l’unico obiettivo era bloccarne uno, il processo Mills. E per farlo si sono inseriti reati, come lo stupro, per dirne solo una, che non credo aiuti a rendere più sicure le donne che girano sole per la strada. Ma la maggioranza delle donne italiane forse questo non lo sanno, perché nessuno glielo dice. E questo è per definizione il “governo della sicurezza”, votato da milioni di italiani per sentirsi “più sicuri”, e che invece aumenta la possibilità di insicurezza attraverso i suoi provvedimenti cervellotici e contraddittori. Mi chiedo se ora che abbiamo migliaia di impronte di bambini-rom a intasare gli scaffali degli uffici di polizia ci sentiamo tutti più sicuri. A me pare fumo negli occhi che se ne va dopo qualche giorno dalle prime pagine dei giornali, per essere sostituito da qualcos’altro.
Nel libro si parla anche del provvedimento per la regolamentazione delle intercettazioni.
Altro esempio tipico. Settimane di martellamento sul fatto che bisognava urgentemente porre mano alla legge perché “Tutti gli italiani sono intercettati”, come ha titolato “Il Giornale” qualche tempo fa. Poi basta fare un breve controllo sui numeri citati dal Ministro Alfano in Parlamento e si scopre che in realtà gli italiani intercettati non sono più di quindicimila, e che i soldi che vengono spesi sono in pratica un regalo dello Stato alle compagnie telefoniche. E che una legge sulle intercettazioni esiste già, e tutela a sufficienza la privacy del cittadino. O almeno di quei cittadini che hanno ben poco da temere se il loro telefono è sotto controllo.
L’IdV lancia il referendum sul Lodo Alfano…
Del Lodo Alfano intanto ci dovrebbero spiegare due cose. La prima riguarda la sua costituzionalità. Il terzo articolo della Costituzione recita infatti che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Dunque delle due l’una: o è anticostituzionale il Lodo Alfano, o è anticostituzionale la Costituzione italiana… Se poi ci si appella al “libero esercizio delle funzioni”, allora il provvedimento potrebbe essere rivendicato ed esteso non solo alle prime quattro cariche dello Stato ma anche agli altri ministri, ai parlamentari, e via di seguito, sino ad arrivare perché no ai presidenti di regione e provincia, o ai sindaci. Non vorrei insomma che il Lodo Alfano sia soltanto l’antipasto per un ritorno all’immunità parlamentare, o altro di peggiore. Sarebbe un disastro per il cittadino comune, oltre che la certificazione di morte della legalità nel nostro paese.
Le conclusioni della domenica, affidate ancora a Di Pietro, ribadiscono le intenzioni di costituire un partito che abbia le caratteristiche politiche e sociali di una “alternativa possibile”, come recita lo slogan di questo terzo incontro nazionale dell’Italia dei Valori. Un’alternativa per ora caratterizzata da un gradimento crescente nei confronti del partito, che obbliga il partito stesso a lavorare sulla propria struttura e il proprio programma. E un programma che, come afferma lo stesso Di Pietro, la realtà dice essere di opposizione, ma che viene pensato per divenire programma di governo.
Con quali alleanze politiche a questo punto resta da stabilire, e si scoprirà in un futuro non così lontano: le elezioni europee e amministrative del prossimo anno, a tal proposito, dovranno gioco-forza rivelare qualcosa in più.
(15 settembre 2008)
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