L’omino nero

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“Col governo Berlusconi
cambieremo le missioni
dei soldati in Medio Oriente!
Non mandiam certo la gente

a elargire caramelle,
noi che siam del Pdl!
Cominciamo da Kabul:
tutti i caveat affà ‘n cul,

van le regole cambiate
e le truppe dislocate
dove gli Usa e l’Inghilterra
ogni giorno fan la guerra.

Siamo stanchi di sentire
che son sol loro a morire,
qualche morto pure a noi,
poiché siam scarsi d’eroi!

Mandiam più carabinieri,
mandiam cacciabombardieri
ed uscendo dalle fratte
andiam dove si combatte!”

Con La Russa e con Frattini
paracadutisti e alpini
non staran più in fureria,
finirà la porcheria

di una banda di imboscati.
“O combattono i soldati
o l’Italia è molto triste,
basta lagne pacifiste!

Se il soldato non arrischia
e il proiettile non fischia,
le missioni son fallite.
O perdiamo molte vite

nella caccia ai taliban
o alla Nato gli italian
conteran meno di zero.”
E La Russa, uomo nero

e novello rodomonte,
è partito per il fronte.
Come Ignazio arriva là
sprizza di felicità

veramente da ogni poro:
senza sosta né ristoro
va su e giù con frenesia,
fa concioni in compagnia

di un ardito generale,
bacia e abbraccia il caporale,
il tenente, la soldata,
batte, ahimé, una capocciata

nell’uscir dalla torretta
di un blindato, che disdetta!
Con un po’ di ghiaccio in testa
e in mimetica si appresta

alla promozion sul campo.
In un attimo, in un lampo
son scappati i talebani
mille miglia più lontani.

Dicon che Giulio Tremonti,
in pensiero per i conti,
abbia detto al presidente:
“Ritiriamo il contingente

che ci costa tanto gran
e la guerra ai taleban
facciam con il camerata.”
La proposta fu approvata

e La Russa resta là.
Ma la Nato cosa fa?
Come sempre vuol di più
e noi manderem laggiù

Calderoli e il Cesarone.
Con soltanto tre persone
dalla faccia lombrosiana
la sconfitta talebana

sarà certa e senza guai.
Per la gioia di Karzai,
della Nato e di noi tutti,
dai vegliardi fino ai putti.

(7 luglio 2008)



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