L’ostentazione della Sindone
di Giuseppe Platone, tratto da "Riforma" del 13 giugno 2008
Nella primavera del 2010 ci sarà l’ostensione della Sindone a Torino. La notizia pronunciata direttamente dal papa ha incontrato il pieno accordo di tutti i vertici istituzionali piemontesi. Per il sindaco di Torino Chiamparino è una «bella notizia che attendevamo da tempo». Come dargli torto? In effetti la Sindone muove milioni di pellegrini. O meglio: turisti attratti dal fascino misterioso che emana quel «sacro lino» che avrebbe avvolto il corpo di Gesù. Autentico o non autentico? Le prove al carbonio 14 che datano il lenzuolo ai tempi dei crociati (che tornavano in Europa dalla Terra Santa con bottini carichi di reliquie) sembrano non più valide. L’autonomia della scienza è rimessa in discussione dalla pseudo scienza sindonologica.
In effetti a dar ragione ai tre laboratori che avevano radiodatato il lenzuolo nel Medioevo crollerebbe l’ipotesi dell’autenticità e con essa il potere di attrazione della Sindone. Dal punto di vista del turismo è un affare senza pari. Le istituzioni pubbliche promettono di trovare risorse. Si parla di un primo investimento di dieci milioni di euro. Insomma tutti contenti di questo evento religioso che dovrebbe portare a Torino nuove masse in una città che è sempre più visitata. La guida Michelin ha assegnato a Torino una nuova stella.
Come protestanti che non hanno né il culto delle immagini [«Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire.» (Esodo 20, 4-5)] né praticano la venerazione di oggetti o reliquie né lucrano indulgenze, prendiamo distanza da certe pratiche religiose. Dal sangue di san Gennaro al culto di Padre Pio, le cui spoglie mortali sono state riesumate e finemente restaurate a uso dei fedeli, sino al «sacro lenzuolo» di Torino emerge una teologia dell’immagine che intercetta un profondo bisogno di religione.
Le dichiarazioni d’entusiasmo riguardo all’annuncio dell’ostensione ci rendono perplessi anche in sede ecumenica. Appare, una volta di più, l’enorme distanza che ci separa dalla chiesa di Roma. Al di là della considerazione che il denaro pubblico potrebbe essere meglio investito rispetto all’alimentare queste pratiche devozionali popolari, non credo che i cristiani debbano arrendersi al prorompente bisogno religioso di toccare, vedere, sentire la divinità. Quasi che Dio fosse questione d’immagine. La Parola di Dio da sola, testimoniata nelle Scritture, non è forse sufficiente? L’immagine ha solo un valore pedagogico, didattico. Non mi sembra che l’evangelo vada nella direzione del culto o se si vuole della venerazione di raffigurazioni. Contemplare un ipotetico volto di Cristo, pregare davanti a una reliquia non aggiunge nulla alla fede.
Si dirà che fede e armamentario religioso, fatto di statue, reliquie, immagini, icone non necessariamente debbano farla a pugni. Una realtà non escluderebbe l’altra. Ma la fede evangelica esclude il culto di immagini e oggetti che dovrebbero condurci alla divinità. Ci sentiamo liberi di dissentire come credenti e come cittadini visto che l’operazione Sindone la paghiamo anche noi che cattolici non siamo. Il libro che sul tema scrisse Carlo Papini: «Sindone, una sfida alla scienza e alla fede» (Claudiana, 1998) non è mai stato smentito. Nel generale clima di consenso è rimasta una delle poche voci di controinformazione.
(24 giugno 2008)
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