Lotta senza quartiere ai falsi profeti! La Chiesa di base rilancia la battaglia d’opposizione alla destra
di Valerio Gigante da www.adista.it
Il terremoto elettorale provoca nella Chiesa di base sgomento e preoccupazione. Ma anche qualche prevedibile soddisfazione tra le associazioni e i movimenti cattolici. E diverse posizioni "attendiste".
Attendiamo…
Se la cava sul filo di un ormai consueto equilibrismo l’Azione Cattolica, pubblicando sulla home page del sito un editoriale di Gianni Borsa, direttore di Segno. Borsa sottolinea che le elezioni "hanno decretato con chiarezza vincitori e vinti". Invita Berlusconi a darsi immediatamente da fare "per dare subito una nota di credibilità all’Esecutivo" sui pochi punti già fissati in campagna elettorale (rifiuti, Alitalia Malpensa, Ici, riforma elettorale), per poi concentrarsi sulle sfide di lungo periodo: "Il rilancio dell’economia e della produttività del lavoro, una politica di sostegno alle famiglie (evitando di limitarsi a già sperimentati e poco incisivi bonus una tantum), le misure a favore delle persone povere o disagiate, il rilancio delle infrastrutture, maggiori investimenti su ricerca e innovazione, l’affidabilità internazionale…". "Alle forze politiche uscite ridimensionate (in qualche caso pressoché cancellate) dal voto popolare – scrive Borsa – toccano altre responsabilità": quella di fare "opposizione costruttiva", ma anche di interrogarsi su come "in meno di due anni sia stato possibile erodere il patrimonio di credibilità costruito fino al 2006, a suo tempo premiato dagli stessi elettori e sciupato in un ristretto lasso di tempo". Si sbilancia un po’ di più il presidente delle Acli Andrea Olivero, che – in un comunicato del 15/4 – mostra di voler aprire un credito alla nuova maggioranza (soprattutto per l’impegno di introdurre il quoziente familiare, "che riteniamo essere lo strumento migliore per invertire la rotta sulle politiche familiari" e di riformare l’istituto del 5 per mille). Assolve il Pd, si compiace per la semplificazione del quadro politico. Per il presidente delle Acli "ha vinto la logica dell’alternanza" ed "emerge con chiarezza l’intento bipolare dell’elettorato italiano". I cittadini – afferma Olivero – "hanno scelto evidentemente spinti da una situazione di insicurezza che richiedeva un governo forte per il Paese. I numeri per questo ci sono. Toccherà ora a chi ha avuto questa larga maggioranza fare le cose che sono state dette in campagna elettorale". La colpa della sconfitta secondo il presidente delle Acli sarebbe più di Prodi che di Veltroni che "non può essere messo sul banco degli imputati, avendo superato probabilmente i voti presi alle scorse elezioni da Ds e Margherita. L’elettorato – spiega – ha espresso chiaramente la sua insoddisfazione per il governo uscente, che ha pagato tutti i suoi errori. A cominciare dalla rissosità al suo interno, che ne ha impedito l’efficacia oltre che danneggiato gravemente l’immagine. Il protagonismo esasperato delle piccole forze politiche alla fine è stato punito severamente dall’elettorato italiano. Lo dimostra la sorte capitata alla Sinistra Arcobaleno, ma anche, per altri versi, all’Udeur di Clemente Mastella". Certo, ammette Olivero, "la scomparsa della sinistra più radicale dalla rappresentanza parlamentare impoverisce il quadro politico generale. E chiama le forze politiche a una maggiore assunzione di responsabilità. Maggioranza e opposizione – nei loro ruoli distinti – dovranno sempre tener presente nel loro agire che c’è una parte del Paese che non sarà rappresentata in questo Parlamento". Una parola positiva anche per il risultato dell’Unione di Centro, "che assicura rappresentanza a quella parte d’elettorato che si è battuta contro il bipolarismo muscolare".
Esultiamo…
Scontata l’esultanza di Cl. "Ora l’Italia può svoltare", titola il settimanale ciellino Tempi, mentre Giorgio Vittadini, fondatore della Compagnia delle Opere, il braccio economico di Cl, parla di "voto del popolo contro l’establishment". Visibilmente soddisfatto dell’esito del voto anche il presidente dell’Mcl (Movimento Cristiano dei Lavoratori, nato nel 1972 da una scissione a destra delle Acli), Carlo Costalli. "La rimonta di Veltroni e del Pd – scrive Costalli sul sito internet del movimento (16/4) – non è riuscita: l’Italia non ha dimenticato la fallimentare esperienza del governo Prodi e l’ha punito". Si è "assistito anche alla ‘disfatta rossa’: non un parlamentare comunista, socialista o verde". Ma anche quello dell’Udc è un risultato "non certo entusiasmante". Restiamo decisamente convinti, aggiunge, "che è indispensabile adoperarsi per la costruzione di una grande forza politica di centro, che deve essere alternativa alla sinistra e chiaramente collegata con il Ppe". Una formazione che assomiglia più al Popolo della Libertà che all’Udc di Casini, definito un "microcentro equidistante" che "non si collega in nessun modo alla tradizione politica e popolare degasperiana", che dovrebbe essere presente "là dove è il popolo, il consenso, anche se le posizioni di questo popolo possono essere più conservatrici", guidando l’opinione pubblica "verso una politica di centro, di democrazia, di trapasso sociale ed economico".
Sollevato per la vittoria del centrodestra anche il Forum delle Famiglie, il cui Consiglio direttivo, riunitosi il 16 aprile scorso, ha fatto al nuovo governo gli auguri di "un proficuo lavoro in ordine alle tante necessità del Paese", ribadendo la propria "disponibilità ad una costruttiva collaborazione anche con il nuovo Esecutivo, nella consapevolezza di essere interlocutore fondamentale in materia di politiche familiari". In particolare, il Forum sottolinea la necessità e l’urgenza di legiferare su due priorità: una riforma fiscale "che tenga conto dei carichi familiari" ed un sistema scolastico "che garantisca l’effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie".
Lottiamo!
Nutrita – nonostante tanti, tra parroci e realtà ecclesiali, non abbiano fatto mistero di preferire il centrodestra – anche quella parte di mondo cristiano sgomenta e sconfortata per il naufragio della sinistra. Qualcuno tenta di dare una lettura critica di quanto è avvenuto. Come fanno le Comunità di Base italiane. La loro, scrive Enzo Mazzi introducendo la riflessione, è come "la goccia portata nel becco dal colibrì per salvare la foresta dall’incendio". Ma intende comunque analizzare la ragione dello spostamento a destra delle scelte elettorali, che "non può essere limitata agli aspetti politico-partitici. Se sono in declino i valori della solidarietà e responsabilità collettiva, dei diritti sociali di tutti/e, dell’intercultura, della laicità e della pace, occorre interrogarsi sulle modalità con cui tali valori, in cui crediamo e su cui scommettiamo, sono stati vissuti e comunicati. La crescita culturale delle coscienze e della società è stata disattesa non solo dal mondo politico, il cui scollamento dalla vita reale è macroscopico, ma dagli stessi movimenti. La frammentazione non è solo politica ma anche sociale. Ognuno coltiva il proprio orticello".
Parla ai cuori don Giorgio De Capitani, della parrocchia di S. Ambrogio in Monte di Rovagnate (Lc). In un accorato appello pubblicato sul suo blog (www.dongiorgio.it), così si rivolge ai militanti di sinistra: "C
rediamoci, e da oggi iniziamo una lotta spietata, senza riverenza alcuna, contro i falsi profeti che ci vendono fumo, chiedendoci l’anima. Mi rivolgo agli atei, ai non credenti, ai ricercatori di una Verità, ormai frantumata dall’idolo di cartapesta di una religione senza cuore. Voi siete la speranza di un mondo migliore. Ma attenti: via i pregiudizi secolari, non dividiamoci sul Dio della religione. Uniamoci sull’Uomo e sull’Universo. Qui basta crederci, con tutta l’anima, senza accusarci impietosamente sul passato. Guardiamo al presente, se vogliamo che fra poco – spero, fra poco – la nostra Italia torni ad essere governata da Uomini nuovi e da Donne nuove, con la passione folle del Bene Comune". Don Giorgio critica anche l’ambigua posizione politica tenuta in questi anni dalla gerarchia cattolica: "Io, credente, io ministro del Cristo radicale, lotterò perché la ‘mia’ Chiesa esca dal diabolico circolo vizioso che da tempo la tiene prigioniera. So che tanti cristiani stanno aprendo gli occhi: che abbiano però anche il coraggio di parlare, di urlare, di farsi avanti".
Toni simili quelli usati da don Franco Barbero, animatore della Comunità di Base di Pinerolo: "Ripartiamo con gioia", scrive sul suo blog (donfrancobarbero.blogspot.com) il 16/4: "Questa sconfitta ci lascia una traccia nel cuore e ci apre gli occhi a paesaggi davvero nuovi solo se guardiamo in profondità". "Ritorniamo nelle piazze e nei quartieri non solo in campagna elettorale. Animiamo di cultura e di scambio le sedi politiche, sindacali, istituzionali. Se la memoria crea saggezza, la nostalgia ci rinchiude nel passato. Come se avessi vent’anni (sì… vent’anni!), sento nel mio cuore canzoni vibranti di pace, di lotta, di fiducia, di serenità".
Durissimo, oltre che amaro, è invece il commento del prete genovese don Paolo Farinella: "Il popolo italiano ha affidato la cassa di famiglia ad un evasore e ladro. Ha consegnato la legalità alla mafia che ha incoronato legislatore. Ha affidato i precari e i poveri alla elemosina dei miliardari. L’Italia tornerà in guerra e alla grande in Iraq, mentre in Afghanistan aumenterà la presenza a danno forse del Libano. Viene la voglia di dire: chi si contenta gode. I cattolici o più in generale i cristiani hanno consegnato a mani giunte il loro senso del ‘bene comune’ e la loro strutturale solidarietà alla xenofobia e al particolarismo della Lega di Bossi". "Non contesto la vittoria elettorale, semplicemente non accetto questa Italia, nella quale mi sento ‘extracomunitario’ moralmente e spiritualmente. Ha prevalso l’egoismo e ancora una volta l’interesse di parte e spesso individuale. Ha vinto uno che si è dichiarato ‘anarchico’ riguardo ai temi etici, ha vinto il populista, il vuoto, l’effimero, l’impresentabile, l’amorale. Ha vinto la feccia d’Italia".
Don Walter Fiocchi, prete di Alessandria e vicario episcopale per i problemi sociali e del lavoro della diocesi, intervistato dal sito della rivista MicroMega, parla di "shock" per il successo della Lega, ma anche per "la scomparsa totale di una parte importante della sinistra storica del nostro Paese". Il trionfo del Carroccio in particolare segna "un cambiamento enorme di prospettive". "La Lega – afferma Fiocchi – è un movimento estremamente composito ma faccio molta fatica a individuare un terreno dove ci possa essere sintonia con il cristianesimo". È un partito anzi "fondamentalmente anticristiano" costruito su "una simbologia pagana, solo apparentemente folkloristica".
(23 aprile 2008)
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