Di quale Stato è ministro Maurizio Sacconi?
di Michele Martelli
La circolare emanata dal ministro della Salute, il piddiellista ex socialista Maurizio Sacconi, che diffida qualsiasi ospedale della Struttura sanitaria nazionale a praticare l’interruzione di alimentazione e idratazione, perché sarebbe «contro legge», fa sorgere spontanea la domanda: ma di chi, di quale governo e di quale Stato è ministro il ministro Sacconi? Dello Stato italiano o di un qualche Stato straniero?
La domanda è tutt’altro che pereegrina. Esaminiamo i fatti.
L’atto sacconiano è di una tempestività straordinaria; arriva poche ore prima che Eluana Englaro fosse trasferita all’ospedale di Udine; l’ovvio scopo è di ostacolarne il trasferimento. Inevitabili i dubbi, i ripensamenti, le riserve della regione Friuli e dell’equipe ospedaliera di Udine che avevano accettato di accogliere Eluana. Il suo calvario e quello della sua famiglia sembra non aver più termine. Lasciamo da parte il cinismo e la prepotenza di chi calpesta la libertà di scelta e il dolore dei coniugi Englaro, custodi delle volontà di sua figlia. E la pervicacia di chi vuole continuare a torturare con le macchine un corpo martoriato, senza coscienza, in stato vegetativo permanente, definitivamente privo di una vita degna d’essere vissuta. Carità cristiana se ci fosse non dovrebbe suggerire a tutti, indistintamente, compreso il ministro Sacconi e la sua sottosegretaria ultracattolica e ultraepiscopale Eugenia Roccella, compassione per chi soffre e rispetto per la libertà e dignità altrui?
Ma il problema è politico. Perché per il servizio sanitario italiano interrompere le crudeli terapie ad Eluana sarebbe «contro legge»? Contro quale legge? Custode della legge italiana è la magistratura. Ma il supremo organo della magistratura, la Corte di Cassazione ha dato via libera all’interruzione delle terapie ad Eluana, tenuta, ibernata in stato vegetativo irreversibile da quasi 17 anni. E la Suprema Corte si è appellata alla suprema legge dello Stato italiano, la Costituzione repubblicana (art. 32, comma 2). Dunque: applicare la sentenza della Cassazione è costituzionalmente legale, conforme alla legge. L’atto di Sacconi invita invece a disapplicarla.
Dunque, di quale Stato è ministro il ministro Sacconi?
Oggi in Italia sembra che esistano non uno, ma tre paesi: l’Italia repubblicana, Berlusclonia e la Chiesa/Città del Vaticano. Il primo è quello della Costituzione ancora vigente, dove il parlamento è il potere legislativo e la magistratura il potere giudiziario. «Le leggi non le fa Sacconi, ma il parlamento», ha detto il legale di Englaro. Si riferiva all’Italia repubblicana. Dimenticava l’altra Italia, quella di Berlusclonia. Uno strano paese in cui le leggi non le fa il parlamento, sempre più svuotato di potere, ma il Consiglio dei ministri, che si sostituisce al parlamento e legifera a forza di decreti-leggi. Poco o nulla conoscendo di quello che approva, il governo di Belusclonia tutto e il contrario di tutto in pochi minuti approva, purché abbia l’imprimatur del suo Capo, l’Unto del Signore. Lui, che ha definito il suo governo come il paradiso. Il suo paradiso. Quello delle leggi ad personam. E dei continui strappi alla Costituzione. Tra cui l’attacco permanente all’autonomia della magistratura, il tentativo di piegarla ai propri voleri e interessi miliardari, di delegittimarne l’operato, se contrasta col suo paradiso. In questo quadro di delegittimazione si colloca il divieto di Sacconi (e di Roccella ultraepiscopale) di sospendere le terapie ai malati terminali, in netto contrasto con la Corte di Cassazione, supremo organo giudiziario della Repubblica italiana.
Ma il legale di Englaro dimenticava anche la terza Italia: quella in mano alle gerarchie cattolico-vaticane. Che da anni rivendicano con Ratzinger «l’ingresso di Dio nella sfera pubblica», cercando di imporre al parlamento il proprio programma bioeticistico (tra cui il no all’eutanasia). Senza soste, negli ultimi tempi, la campagna mediatica di papa, vescovi e cardinali per negare ad Eluana il diritto di morire di morte naturale, finalmente sottratta a quelle infernali macchine di idroalimentazione che la tengono artificialmente in vita. Ora, se il programma di ingerenze bioeticistiche di Cei e Vaticano è in evidente contrasto con la laicità dello Stato italiano, non lo è con Berlusclonia, il paese di un miliardario autocrate a sua volta in conflitto mortale con l’Italia laica e democratica. Un paese, al contrario di quest’ultima, abitato da ogni sorta di teocon e atei devoti, integralisti e opportunisti (pseudo)religiosi, di vecchio e nuovo conio. E guidato da un governo di “Signorsì al Vaticano”. Disposti per es. non solo a distruggere la scuola pubblica statale a favore di quella cattolica. Ma anche ad affannarsi a trasformare in legge dello Stato la proposta antieutanasia del “fine vita” di Bagnasco e della Cei. E col fiato alla gola. Per impedire a Eluana (e ad altri più di duemila malati terminali in condizioni analoghe alle sue) di morire in pace. E poiché la legge non è ancora pronta, ecco l’intervento tempestivo di Sacconi.
Risorge la domanda: di quale Stato è ministro il ministro Sacconi?
Dell’Italia laica repubblicana, di Berlusclonia o dello Stato/Chiesa vaticano?
Al lettore l’ardua risposta.
(18 dicembre 2008)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.