Ma quanto costa il sussidio unico di disoccupazione?

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di Tito Boeri e Pietro Garibaldi, da lavoce.info

Secondo le nostre stime, un sussidio unico garantito a tutti i disoccupati, indipendentemente dal tipo di contratto, assicurando in partenza il 65 per cento della retribuzione precedente e non meno di 500 euro al mese costerebbe a regime circa 15,5 miliardi. Sostituirebbe però indennità di mobilità, sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e gestioni speciali per edilizia e agricoltura che ammontano in media a 7,5 miliardi all’anno. Potrebbe essere interamente finanziato con un contributo di circa il 3 per cento delle retribuzioni. Anche se nella fase di transizione alcuni costi dovrebbero essere coperti dal bilancio dello Stato.

Un sussidio unico di disoccupazione garantito a tutti i disoccupati, indipendentemente dal tipo di contratto, assicurando in partenza il 65 per cento della retribuzione precedente e non meno di 500 euro al mese costerebbe a regime, secondo le nostre stime, circa 15,5 miliardi di euro. Il sussidio si sostituirebbe alle indennità di mobilità, ai sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e alle loro gestioni speciali per edilizia e agricoltura che costano in media 7,5 miliardi all’anno. Dunque il costo netto sarebbe di 8 miliardi. Il sussidio unico di disoccupazione potrebbe essere interamente finanziato con un contributo di circa il 3 per cento delle retribuzioni in essere, senza alcun prelievo dalla fiscalità generale. Nella fase di transizione al nuovo sistema vi sarebbero però dei costi, stimabili in circa 4 miliardi, che non potrebbero che essere coperti dal bilancio dello Stato. Con la disoccupazione al 10 per cento (e una durata di un anno e mezzo), costerebbe intorno ai 19 miliardi, e richiederebbe comunque risorse dalla fiscalità generale non lontane da quelle che il Governo sostiene di aver già reperito.

PAROLE A VUOTO

Secondo Silvio Berlusconi costa un punto e mezzo di Pil, attorno ai 25 miliardi di euro. Secondo Pierluigi Bersani costa un quinto: 5 miliardi. Ma non si capisce di cosa stiano parlando. Una riforma degli ammortizzatori sociali può costare di più o di meno a seconda della durata ed entità dei sussidi offerti a chi perde il lavoro. Non ha senso parlare dei costi se prima non si chiarisce durata, livello e condizione di accesso ai sussidi disoccupazione.

COME POTREBBE ESSERE UN SUSSIDIO UNICO DI DISOCCUPAZIONE IN ITALIA

Sostiene il ministro Brunetta che il nostro paese ha già “i migliori ammortizzatori sociali del mondo”. Si vede che il suo ideale è un sistema che copre a mala pena un disoccupato su cinque, che tratta i licenziati dalle piccole imprese molto peggio di chi viene da quelle grandi, che esclude da qualsiasi protezione chi perde il lavoro nel parasubordinato, in cui il governo decide discrezionalmente a chi dare e a chi non dare il sussidio e in cui le spese eccedono sistematicamente i contributi, gravando perciò sul contribuente generico. Secondo noi, gli ammortizzatori sociali servono a ridurre i costi sociali della disoccupazione e chi perde il lavoro in Italia ha una probabilità di diventare povero sei volte superiore alla media. Per questo c’è bisogno di una riforma organica, che copra tutti i tipi di lavori alle dipendenze e dia certezze a chi si aspetta di essere aiutato se perde il lavoro.
Il sussidio unico di disoccupazione potrebbe essere introdotto come uno schema che offra a tutti coloro che abbiano una precedente esperienza lavorativa (dunque anche a coloro cui non sia stato rinnovato un contratto a tempo determinato alla sua scadenza o che provengano dal parasubordinato) un sussidio che offra tassi di rimpiazzo (il livello del sussidio in rapporto alla retribuzione precedente) decrescenti nel corso del tempo. Ad esempio, il sussidio dovrebbe essere pari al 65 per cento dell’ultimo salario lordo percepito per i primi sei mesi, scendere al 55 per cento dal settimo al diciottesimo mese e, infine, fornire un sussidio di ammontare fisso, un’assistenza per la disoccupazione di lunga durata pari a 500 euro mensili per chi, con lunghe carriere lavorative alle spalle, abbia già ricevuto i sussidi per diciotto mensilità (e fino a ventiquattro mensilità). L’ammontare della parte assicurativa dei sussidi, quella dal primo al diciottesimo mese di disoccupazione, non dovrebbe comunque scendere al di sotto di 500 euro, onde evitare di avere profili dei sussidi crescenti nel corso del tempo. Dato che anche i contributi versati per l’assicurazione contro la disoccupazione sono proporzionali al salario, il livello del sussidio dal primo al diciottesimo mese sarebbe proporzionale ai contributi.

QUANTO COSTA PER I LAVORATORI DIPENDENTI

Il sussidio unico di disoccupazione, a regime, dovrebbe sostituirsi agli schemi selettivi attualmente esistenti (cassa integrazione straordinaria, liste di mobilità, sussidi ordinari e a requisiti ridotti, per lavoratori agricoli ed edili), a eccezione della sola cassa integrazione ordinaria che ha funzioni di supporto a temporanee riduzioni di orario. Ma in una fase di recessione come l’attuale, è bene considerare un sussidio che semplicemente si aggiunga agli schemi esistenti, nel senso che interviene solo se questi offrono tassi di rimpiazzo inferiori o hanno una durata inferiore ai due anni.
Dato che l’accesso ai sussidi richiede unicamente una precedente esperienza lavorativa, ipotizziamo di coprire tutti coloro che passino dall’occupazione alla disoccupazione secondo i flussi ricostruiti a partire dalle Indagini sulle forze lavoro dell’Istat dell’aprile 2007. Sotto queste ipotesi, la riforma dei sussidi di disoccupazione costerebbe a regime circa 15,5 miliardi di euro, come indicato dalla tabella qui sotto. Per arrivare a questa cifra abbiamo ipotizzato che, a regime, la disoccupazione sia pari all’8 per cento (oggi è al 6 per cento), con circa 2 milioni di disoccupati (oggi un milione e mezzo), mentre la base occupazionale sia di 23,5 milioni e la durata media della disoccupazione pari a un anno. Nelle nostre stime il sussidio medio è pari a 750 euro mensili, contro una media di 500 euro (per la platea molto più piccola che riceveva il sussidio) nel periodo 2003-6.
A regime con la disoccupazione costante, sarebbe pertanto necessario reperire circa 15,5 miliardi di euro, 8 in più di quelli oggi assorbiti dai vari tipi di sussidi di disoccupazione ordinari e a requisiti ridotti e dalle indennità di mobilità, che verrebbero assorbite e rese più generose con il sussidio unico. Se il sussidio unico sostituisse anche la Cig straordinaria, il costo netto aggiuntivo si ridurrebbe a 6,5 miliardi.
Il sussidio potrebbe essere interamente finanziato con un contributo pari al 3,3 per cento della retribuzione, rispetto ai contributi oggi tra l’1,6 e il 2,4 per cento per i sussidi ordinari e all’1,2 per cento destinato a Cig straordinaria e indennità di mobilità. I nostri calcoli ipotizzano che tutti i posti di lavoro, esclusi 3 milioni di lavoratori autonomi (veri) finanzino il sussidio ordinario. Con una retribuzione media di 20mila euro lordi.

LA RIFORMA IN TRANSIZIONE E CON DISOCCUPAZIONE AL 10 PER CENTO

I lavoratori del parasubordinato non hanno sin qui pagato contributi per l’assicurazione contro la disoccupazione. Il sussidio potrebbe per loro essere introdotto in una fase iniziale di un anno come un sussidio di ammontare fisso, come quello altrimenti concesso dal diciottesimo al ventiquattresimo mese, vale a dire pari a 500 euro e durare fino a sei mesi.
Se nel 2009 dovessero perdere il lavoro 600mila lavoratori subordinati (più di un terzo del totale) e questi ricevessero un sussidio piatto a 500 euro per sei mesi, il costo per le casse dello Stato sarebbe di 1,8 miliardi. Anche i lavoratori
con contratti a tempo determinato che scadono in corso d’anno hanno solo in parte pagato i contributi che il sussidio unico richiede. Se 850mila di loro dovessero perdere il lavoro nel 2009, questi costi dovrebbero essere coperti con un contributo dalla fiscalità generale di circa 2,8 miliardi. Il costo della transizione, a carico del contribuente generico, sarebbe dunque di 4 miliardi, meno della metà dei 9 miliardi apparentemente reperiti dal governo per gli ammortizzatori sociali.
Bene, infine, considerare anche scenari molto negativi. Nel caso in cui la disoccupazione salisse al 10 per cento, il sistema costerebbe circa 19 miliardi, con una fabbisogno di ulteriori risorse di quasi 3,5 miliardi, per un totale dunque di 7,5 miliardi da reperire dalla fiscalità generale. Siamo, come si vede, non lontano da quanto il governo sostiene di avere già reperito. Quindi non si dica che la riforma non è finanziariamente sostenibile. Semplicemente, sono altre le priorità di questo esecutivo. Vuole tenersi un sistema che è il migliore strumento di potere del mondo.

(10 marzo 2009)



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