Ma un’altra Chiesa c’è

Valerio Gigante



La di Sansa, e la sua scelta di una forma di protesta eclatante – quella dello sciopero della messa – ripropone una vexata quaestio: quella del “silenzio dei cattolici” di fronte al degrado ed alla corruzione della Chiesa istituzione. Certo, i laici cattolici non sono esenti da responsabilità. Anche coloro i quali hanno scritto e parlato apertamente nei mesi passati contro i mali del berlusconismo e la deriva della vita civile nel nostro Paese, pro salute Ecclesiae (et pro pace eorum…), hanno preferito non denunciare apertamente e pubblicamente il processo involutivo che la Chiesa sta vivendo. Altri, piuttosto che essere “conniventi” con questo stato di cose, hanno preferito abbandonare l’impegno diretto nelle parrocchie, nelle diocesi, nell’associazionismo, rifugiandosi nel sociale, nel volontariato, in mille forme di attività importantissime dal punto di vista della promozione e della difesa della legalità, dei diritti, dei valori della solidarietà e del dialogo tra le culture e le religioni, ma rinunciando oggettivamente alla propria capacità di incidere a livello del “sistema” ecclesiastico.

C’è però un altro modo di essere credenti e di testimoniare un altro modo di essere Chiesa. Quella fatta dai cristiani “disobbedienti”, spesso ignorata dai giornali non allineati e dalla stampa mainstream (laica e cattolica non fa differenza, poiché spesso entrambe sulla Chiesa parlano con una sola voce, e fanno da megafono e cassa di risonanza dei comunicati della Cei e ai bollettini della Sala Stampa Vaticana): è la Chiesa raccontata in quasi 50 anni dall’agenzia di informazione politico-religiosa Adista (www.adista.it); o, sul versante della pace, dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, dal mensile Confronti (www.confronti.net); o dalla rivista promossa da Pax Christi (www.mosaicodipace.it), il movimento che si batte sulle questioni del disarmo, della giustizia sociale, dell’ambiente. O di tantissime altre riviste espressione di realtà diffuse e radicate nel tessuto ecclesiale.

È la Chiesa germogliata dal quarantennale impegno delle Comunità Cristiane di Base (www.cdbitalia.it); quella dei credenti di Noi Siamo Chiesa (www.noisiamochiesa.org), che da più di 15 anni si battono per una riforma della Chiesa su temi come il celibato ecclesiastico, il pluralismo nella Chiesa, il ruolo della donna, il superamento delle discriminazioni verso gli omosessuali; quella, infine, di tanti e tanti teologi non “vaticano centrici”, preti, religiosi e suore variamente emarginati, puniti o condannati per aver detto cose diverse da quelle dei loro superiori e vescovi. Ma che, come anche le pagine “Altrachiesa” di micromega.net testimoniano quotidianamente, continuano a parlare e denunciare i mali della “loro” Chiesa, assieme a quelli della società in cui vivono ed operano.

Questa Chiesa, laica e profetica, profondamente e seriamente in ascolto ed in dialogo con le culture secolarizzate e il mondo contemporaneo, è stata ignorata dai grandi mezzi di informazione, espulsa dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali, letteralmente cancellata dalla gerarchia, vista per di più con crescente fastidio anche da quei credenti che pure ne condividevano l’ispirazione di fondo, ma ne contestavano metodi e linguaggio. Eppure essa esiste, e continua ad operare, seppure sottotraccia. Denunciare tout court il “silenzio dei cattolici”, senza fare alcune importanti distinzioni, rischia quindi di non valorizzare quelle differenze che dentro la Chiesa esistono. E di avallare implicitamente il tentativo della gerarchia di presentare se stessa come unica, autentica e monolitica interprete di un mondo, quello cattolico, variegato e plurale. E che se emergesse nelle sue differenti sensibilità metterebbe in crisi quella pretesa capacità egemonica su cui si poggia oggi il potere della Chiesa gerarchica. E che fa spesso apparire come “gregge” una comunità di persone adulte. E pensanti.

(17 febbraio 2012)

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