Mauro Barberis: Non tagliamo il ramo su cui siamo seduti
1) C’è rischio di fascismo? No nel senso istituzionale, sì nel senso culturale, morale e antropologico in cui usava il termine Pasolini.
2) Il problema non è se il Pd sia recuperabile o irrecuperabile, ma che il Pd, ci piaccia o no, è il ramo su cui siamo seduti, tutti noi non-berluscones. Tagliare questo ramo e poi nasconderci in un cespuglio è semplicemente una follia.
3) Il Pd sarà quel che noi vorremo che sia; le primarie possono essere uno strumento, non per rinnovarlo, ma per farlo partire: perché – mi scuso del calembour – il Pd non è ancora partito.
4) I referendum possono essere necessari, ma ancor prima occorrerebbe una riforma dell’istituto del referendum che, aumentando il numero delle firme necessario per proporlo, non permettesse poi di invalidarlo disertandolo. Sinché non si farà una riforma del genere, il referendum stesso è uno strumento a rischio.
5) La lista civica merita un discorso a parte. Concordo in gran parte con quanto ha detto, su questo tema, Pierfranco Pellizzetti: dipende dalla legge elettorale e ancor più dalla possibilità di presentarne una sola, chiaramente identificata da pochi temi fondamentali. Se la lista civica non è solo un modo per indebolire ulteriormente il Pd e l’Italia dei valori (contro la quale, da giurista, non ho tutte le prevenzioni che ha il mio amico Pierfranco) si può fare: ma dev’essere chiaro che si tratta, in prospettiva, di allargare l’area di centrosinistra, sia verso la sinistra in dissolvenza, sia verso il centro (Illy, i prodiani più inquieti), e non di un altro modo per farsi del male, segando il ramo su cui siamo seduti.
Mauro Barberis
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(6 ottobre 2008)
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