Mauro Degli Esposti

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Biologo ricercatore all’Università di Manchester, UK

1. L’accusa di conservatorismo è provocatoria e deligittimante. Noi che abbiamo vissuto da studenti il movimento del ’77 non pensavamo fosse possibile un nuovo movimento così ampio, creativo e non-violento come succede ora nell’università. In ogni caso produce una enorme novità rispetto alla decadenza ed ignavia che sinora hanno contributio a deteriorare praticamente tutto nell’Università italiana. Non si sono mai visti programmi televisivi dedicati, in prima serata, all’università che risultino così incisivi come le due puntate recenti di Anno Zero. Questi giovani hanno saputo mettere l’Università ed il futuro loro e del paese al centro della attenzione di tutti e questo, di per sè, sicuramente produrrà dei cambiamenti per migliorare la situazione.

2. Io proporrei questi 4 provvedimenti concreti per migliorare la situazione dell’Università italiana:
a) Pensionamento obbligatorio di tutti gli accademici che compiano 70 anni nel 2008 (potranno rimanere professori onorari e/o volontari per ricerca o didattica);
b) Facilitare il pre-pensionamento di tutti il personale accademico, di supporto e ricerca che abbiano già compiuto 60 anni con ‘voluntary redundancy packages’ sul modello di quelli fatti recentemente in Inghilterra, per esempio quello del 2006 alla mia Università di Manchester;
c) Contemporeanamente ai provvedimenti 2 e 3, istituire almeno 12000 (dodicimila, da inserire entro il 2010) posti fra accademici ‘new blood’ (‘new’ anche nel senso che sono al di fuori del sistema accademico italiano odierno) e personale di ricerca o supporto; di questi, una metà dovrebbe essere riservata ad italiani che si sono fatti la carriera all’estero (sono già stati selezionati con criteri internazionali) e che desiderano effettivamente ritornare in Italia per contribuire al cambiamento ricoprendo ruoli equivalenti – come me;
d) Elargire 100 milioni di Euro all’anno ad enti che svolgono già un ottimo lavoro di distribuzione di fondi scientifici sulla base di criteri internazionali, ad esempio Telethon e la fondazione ‘The Wellcome Trust’ (con cui si potrebbe concordare un ‘pacchetto Italià); questi enti si prenderebbero incarico di distribuire i fondi di ricerca agli universitari con criteri internazionali di validità scientifica e merito, alleggerendo il compito ad enti governativi che sinora hanno prevalentemente usato modi farraginosi e non selettivi nell’assegnare fondi.

3 e 4). Tutto il resto, e sopprattuto la qualità dell’insegnamento e le prospettive di formazione e lavoro per gli studenti di oggi, seguirebbe in modo autocatalitico l’applicazione dei provvedimenti qui sopra – altro chè i tagli alla Gelmini/Tremonti! Poche cose forti possono produrre un ciclo virtuoso, se controllate adeguatamente come il movimento dovrebbe sempre fare.

5, 6 e 7). La ‘politicità del movimento non sembra essere un problema e comunque dipenderà dalla sua evoluzione interna, ‘bottom-up’. Ben pochi politici attuali sembrano capire una dinamica di movimento ‘virale’ come l’onda, che nasce spontaneamente dal basso e poi convolge tutti in modo creativo ed esponenziale. La sua rappresentanza si creerà spontaneamente in modo probabilmente imprevedibile. Un ruolo che comunque dovrebbe avere la rappresentanza del movimento è controllare assiduamente l’applicazione di provvedimenti incisivi concreti tipo quelli proposti al punto 2, mantenendo una capacità critica che serva da pungolo continuo per migliorare la situazione universitaria in Italia.

(26 novembre 2008)



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