Mimmo Rotella Manifesto

Maria Sole Garacci

Alla Galleria Nazionale di Roma, una retrospettiva di Mimmo Rotella: in 160 opere, il racconto di una società italiana intrappolata nell’estetica del consumismo analizzata negli stessi anni da Barthes ed Eco.

Fino al 10 febbraio 2019, la Galleria nazionale ospita Mimmo Rotella Manifesto, un’antologica retrospettiva con 160 opere dell’artista scomparso nel 2006 in occasione del centenario della sua nascita. La mostra, promossa dalla Fondazione Mimmo Rotella e dal Mimmo Rotella Institute, è curata da Germano Celant e Antonella Soldaini.

L‘allestimento è molto efficace e d’impatto: le opere, come dei billboards di diverse dimensioni, sono disposte sulle pareti del salone centrale come se queste fossero i muri della città, di una piazza, di un incrocio, ad imitazione di quello scenario urbano che dall’immediato secondo dopoguerra è diventato tipico, e che, nonostante l’evolversi delle pratiche pubblicitarie è rimasto, a tutt’oggi, abbastanza invariato. Si pensi ai manifesti elettorali sovrapposti, stratificati, strappati a brani triangolari che lasciano emergere le immagini precedenti. Il tutto confuso in un unico, indistinto brusio visivo.

Ma la satira di Mimmo Rotella, perché esattamente di questo si tratta, è più sagace, più ironica. Rotella non tratta direttamente di politica: usa manifesti cinematografici e pubblicitari, cioè quelle espressioni dell’immaginario collettivo in cui sono andati prendendo forma i nuovi appetiti e i nuovi parametri dell’Italia contemporanea: un’Italia che dagli anni ’60 agli anni ’80 –il clou della carriera di Rotella- ha un’impennata, e in cui il consumismo diventa tale (un ismo), perché il consumo di beni e stili di vita viene offerto alla portata di tutti, assumendo nella società quel carattere unificante e identitario che prende il nome di cultura.

Alla fine degli anni ‘50 Rotella inizia ad usare la pratica del décollage, in anticipo anche su altri artisti, e nella querelle tra astrattismo e figurativismo si situa in una posizione terza che, per il lavoro sul materiale, ricorda Burri. Ma non si tratta precisamente di questo. Viene chiamato da Pierre Restany a far parte del Nouveau Réalisme, un movimento che ha tangenze con il New Dada: è presente, dunque, un elemento comune a questo tipo di ricerca, lo slittamento semantico degli oggetti e delle immagini dal campo della quotidianità a quello dell’arte (si pensi anche, ad esempio, a Rauschenberg), da cui scaturisce un assurdo che innesca critica del reale.

A proposito di questa poetica, Restany stesso scrisse che il Nouveau Réalisme è “un modo piuttosto diretto di mettere i piedi per terra, ma a quaranta gradi sopra lo zero dada e a quel livello in cui l’uomo, se giunge a reintegrarsi nel reale, lo identifica con la sua trascendenza che è emozione, sentimento e infine poesia”. Insomma, quel che in parole più semplici dichiarò anche Rotella sulla sua arte: “strappare manifesti dai muri è la sola compensazione, l’unico modo di protestare contro una società che ha perduto il gusto del cambiamento e delle trasformazioni favolose”. Strappare manifesti fa deflagrare, libera le immagini prodotte per essere seriali, e con esse il loro significato, destrutturando con l’ironia un linguaggio già oggetto di quella semiotica del consumo indagata da Roland Barthes o da Umberto Eco con la sua celebre analisi della pubblicità del sapone Camay in La struttura assente (1968).

A corredo del nucleo centrale della mostra, due piccole sezioni laterali offrono alcuni esempi della scultura e delle pratiche performative di Mimmo Rotella. Da non trascurare il materiale documentario allestito nella sala centrale, proveniente dalla Fondazione Rotella e che illustra la carriera e la biografia dell’artista parallelamente alla storia politica, culturale e artistica dei decenni della sua lunga attività.

Mimmo Rotella Manifesto

Fino al 10 febbraio 2019

Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Roma, Viale delle Belle Arti n. 131

Orario: da martedì a domenica dalle 8.30 alle 19.30

Tel. 06 322 98 225 – 06 322 98 221

www.lagallerianazionale.com

(29 novembre 2018)




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