Moni Ovadia: “I partiti hanno perso credibilità, ben vengano le sardine”
Giacomo Russo Spena
intervista a Moni Ovadia
“La nostra Costituzione è antifascista: se una persona vuole manifestare le proprie idee fasciste o cambia paese o si batte per modificarla, in bocca al lupo”. Ci accoglie così, con il suo spirito battagliero e fieramente antifascista. Già attore, cantante, scrittore e uomo di sinistra, Moni Ovadia si sente un partigiano. Pretende che la Carta redatta dai nostri padri costituenti venga finalmente applicata: “sono per inserire una legge che preveda l’obbligo scolastico di conoscere a memoria i primi 50 articoli”. La proposta è stata anche presentata in parlamento. “Bisogna conoscere il funzionamento dello Stato se si vuole contrastare politicamente chi reclama pieni poteri e spinge per una deriva plebiscitaria”. A tal proposito, Ovadia si permette di consigliare alle sardine di scendere in piazza con un cartello con su scritto: “In Italia è sovrana la Costituzione”.
Il 14 dicembre, a Roma, scenderà in piazza con il movimento delle sardine?
Purtroppo ho alcuni impegni lavorativi ma con lo spirito sarò con loro. Le sardine mi piacciono: hanno il merito di aver chiuso con l’era del virtuale e di essersi ripresi la piazza reale. Era giunto il momento. Senza nulla togliere al virtuale – che nell’era moderna ha una sua rilevanza – i corpi in piazza sono un fattore dirimente. Vuol dire riappropriarsi degli spazi pubblici, vuol dire affermare il proprio essere cittadino con tutti i diritti che ne conseguono. E ci riferiamo a diritti troppo spesso enunciati a parole dalla politica ma non applicati, pensiamo all’articolo 1 della Costituzione che viene costantemente disatteso. In secondo luogo, le sardine portano freschezza contro una destra fascistoide, becera e pressapochista: una destra in eterna campagna elettorale che agisce per garantirsi lo stipendio. Credo sia la tattica di Salvini che, nella vita, sa fare solo il demagogo. Se perde la poltrona, che fa? Fosse mai che gli tocchi andare a lavorare.
Se fosse stato un qualsiasi partito di centrosinistra a convocare queste piazze, la riuscita in termini di partecipazione non sarebbe stata la stessa. Non trova?
I partiti hanno perso credibilità perché si sono rivelati dei cacicchi di potere: pensano soltanto a distribuire incarichi e poltrone. Mi dispiace molto dirlo ma – a parte qualche rara isola felice – sono tutti così, l’ho sperimentato persino sulla mia pelle.
Oltre ad attaccare il salvinismo, le sardine sottolineano i limiti del centrosinistra. Su questo è d’accordo?
La sinistra riformista, e con questo termine intendo i seguaci del blairismo, ha commesso errori devastanti, soprattutto sul piano sociale. Lo stesso Blair è un criminale di guerra che andava processato davanti al tribunale internazionale dell’Aja.
Siamo sicuri che le sardine sono distanti da questa sinistra riformista che tanto detesta? Il loro programma non è vago?
C’è una questione fondamentale del loro programma: la Costituzione. Le sardine, nei loro interventi pubblici, fanno costante riferimento alla nostra carta. E questo lo trovo straordinariamente positivo. La Costituzione è, da anni, bistrattata da una politica che ha tentato di manometterla. Nessuno che, invece, abbia mai preteso la sua vera applicazione. Gli articoli 41 e 42 ribadiscono l’impresa libera “ma socialmente responsabile”. Abbiamo mai visto una responsabilità sociale dell’impresa? Non sto dicendo che non esistono bravi imprenditori – mi sovviene il ricordo di Olivetti – però la maggioranza sono “padroni”. Possiamo mai accettare un presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che dichiari impunemente che la legge spazzacorrotti ostacoli lo sviluppo dell’economia? Un po’ come affermare che per far crescere il Paese, in Italia, dobbiamo per forza violare le leggi. Ci rendiamo conto? E la sinistra cosa ha fatto per impedire che si arrivasse a ciò? Lo so: niente.
Cosa ne pensa, invece, dell’impegno della sinistra per arginare la destra che considera fascistoide?
Lasciamo perdere. Violante ha fornito la stura al peggior revisionismo. Più in generale, la “sinistra riformista” ha dato adito all’equiparazione tra partigiani e repubblichini. Mentre un prete cattolico come padre Maria Turoldo ci ricorda la distinzione da sposare: ci sono morti per odio e morti per amore. È semplice. Qualcuno, in Italia, ha combattuto per la democrazia e la libertà, altri per la dittatura e l’oppressione. Io so da che parte stare.
Tornando alle sardine, possono rappresentare un risveglio delle coscienze?
Sì, perché parlano una lingua comprensibile ai molti. In quelle piazze ci sono giovani, e meno giovani, insieme, accomunati da sentimenti democratici e progressisti. Dicono cose semplice e chiare, non in politichese: sono contro l’odio della destra e per la Costituzione. Non mi sembra poco, di questi tempi.
Eppure dal mondo della sinistra radicale – quella in qualche modo ascrivibile anche al suo impegno – piovono critiche al movimento delle sardine. Non piacciono perché moderate su alcuni punti programmatici. Come replica?
Appartengo a quell’area ma, sommessamente, penso che la sinistra radicale prima di sentenziare sulle sardine farebbe bene a riflettere sui propri devastanti errori. Con quale titolo ora pontificano? In questi anni cosa ha fatto la sinistra radicale per questo paese oltre a raccogliere consensi da prefisso telefonico? Pensassero a seguire questo movimento, a starci dentro, non a giudicarlo con spocchia.
In piazza a Roma, il 14 dicembre, sono previste migliaia di persone. La questione è capire cosa succederà il giorno dopo. Secondo lei come si struttureranno? Hanno la possibilità di diventare un partito?
Spero che rimangano un movimento, anche dopo la riuscita del 14 dicembre. Le sardine devono relazionarsi con il terreno della rappresentanza ma rimandone estranee e svolgendo un fondamentale ruolo di “lobby”, capace di influenzare le scelte dei partiti di sinistra. Volete il nostro consenso? Allora, pretendiamo questo o quel provvedimento.
Mi faccia un esempio.
Maggiori investimenti su istruzione e cultura, il futuro del nostro paese passa per qui. Dobbiamo riaffermare il sapere sia per contrastare la peggior destra sia per rilanciare sviluppo economico, crescita e giustizia sociale. Poi i temi sociali: in che società vogliamo vivere? Vogliamo finirla con il lavoro schiavistico? Siamo arrivati a chiamare gli operai con l’appellativo di “risorse umane”. Si chiamano operai, lavoratori, cittadini, esseri umani, non risorse umane. Attenzione a non sottovalutare, parte tutto dal linguaggio. Persino il nazismo.
Insisto, siamo sicuri che – in base a quanto affermato finora – che le sardine facciano compiere un passo in avanti in tal senso?
Su molti questioni dirimenti le sardine restano generiche, ne sono consapevole. È il loro limite. Ma, come già dicevo, parlano di Costituzione ed è un tassello fondamentale. Riusciremo ad arginare il salvinismo e a costruire un’alternativa degna quando si avrà il coraggio di inserire come priorità programmatiche la formazione del cittadino e la cultura. Figuriamoci, io sono per insegnare sia la Costituzione che la carta dei diritti fondamentali dell’uomo sin dalle scuole materne.
Quanto le
piacciono le piazze che cantano bella ciao?
Tantissimo, è diventata la canzone internazionale di chi si ribella e si schiera per la libertà e contro l’oppressione, la intonano dal Cile alla Turchia. Se la sinistra avesse un minimo di coraggio proporrebbe bella ciao, in ogni appuntamento istituzionale, da affiancare all’inno di Mameli.
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