Montanari: “Democrazia commissariata”

Tomaso Montanari

, presidente di Libertà e Giustizia
In queste ore concitate e drammatiche occorre conservare la lucidità, e non prestarsi alla facile demagogia della piazza.
Se la messa in stato d’accusa del Capo dello Stato appare una truculenta buffonata, anche le mobilitazioni in suo favore appaiono del tutto fuori luogo.

Questo pessimo epilogo chiude un irresponsabile percorso di privatizzazione delle istituzioni repubblicane, culminato nel contratto tra Lega e Cinque Stelle: con l’annesso comitato di conciliazione e con la conseguente scelta di una evanescente figura di esecutore tecnico cui affidare la parte di presidente del Consiglio.

Sergio Mattarella ha infine inflitto all’istituzione della Presidenza della Repubblica una torsione inaudita, che costituirà un precedente pericolosissimo. Il suo lungo discorso ha esplicitato il fatto che egli si è assunto la responsabilità di decidere l’indirizzo politico del governo, entrando nel merito di idee e di scelte politiche: così non rispettando spirito e lettera della Costituzione. Le sue motivazioni hanno formalizzato una dura verità: la sovranità dei mercati ha preso il posto della sovranità popolare. L’incarico a Carlo Cottarelli ha poi tratteggiato icasticamente l’immagine di una democrazia commissariata.
Nel suo discorso Mattarella ha detto che aveva accettato tutti i ministri tranne quello dell’Economia. Tutti: anche Matteo Salvini all’Interno. In questo doppio registro c’è il senso profondo della crisi generale in cui siamo sprofondati: si tutelano i soldi, non i corpi. Gli investitori, non i principi fondamentali della Carta. È una dittatura dei mercati in cui le vite, i diritti, l’eguaglianza contano meno di zero. Ed è qui, è proprio in questa sottrazione di democrazia e in questa generale genuflessione al potere del denaro, che la propaganda razzista di Salvini prospera e macina consenso.
(29 maggio 2018)

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, Paul Krugman, Paolo Maddalena, Valerio Onida, Massimo Villone, Guido Salerno Aletta
Flores d’Arcais: “Esula dai poteri del Quirinale sindacare sulle opinioni politiche dei candidati ministri”. Krugman: “Non c’è bisogno di essere populisti per essere inorriditi dal fatto che i partiti che avevano vinto un chiaro mandato elettorale sono stati esclusi perché volevano un ministro dell’economia euroscettico". Maddalena: “È riconoscimento formale del passaggio della sovranità dal Popolo Italiano al mercato globale”. Onida: “Il Colle non ha potere sull’indirizzo politico”. Villone: “L’errore di Mattarella”. Salerno Aletta: “Un vulnus profondo alla forma di Stato”.


L’Associazione Nazionale Giuristi Democratici: “La scelta del Presidente della Repubblica non è condivisibile perché il rifiuto alla nomina non può mai fondarsi su un giudizio politico sul soggetto, ma solo su una sua inidoneità giuridica a ricoprire l’incarico. Non convincono poi le ragioni addotte. Secondo il nostro ordinamento sono le scelte degli elettori che determinano la nascita del Governi, non le reazioni dei mercati finanziari”.



Sono le parole presidenziali, oltre e più che il gesto di rifiuto in sé, a costituire un drammatico vulnus alla democrazia e al funzionamento della Repubblica. Sono la conferma che ormai il Paese è a sovranità limitata: alla sudditanza agli Usa ora si è aggiunta, in modo clamoroso, la limitazione proveniente non tanto dall’Unione Europea, in generale, ma dalla sua leadership tecno-finanziaria.



Esorbitando rispetto alle sue prerogative costituzionali, il Quirinale ha trasformato le prossime elezioni in un plebiscito sulla permanenza nell’Eurozona. Un grave errore che consegnerà l’Italia alla peggiore destra che forse abbandonerà l’Euro, ma resterà fedele all’ortodossia neoliberale. L’unica possibilità per la sinistra è accettare la sfida populista e assumere l’opposizione all’Ue come fondamentale terreno di scontro politico.



Le conseguenze politiche della crisi istituzionale che si è aperta sono evidenti: alle prossime elezioni Lega e M5S faranno una campagna elettorale a colpi di sovranismo contro le ingerenze dell’UE. A ciò, non si può opporsi difendendo la dittatura dello spread e la Troika, ma costruendo un’alternativa capace di rompere questi due blocchi, entrambi sbagliati e nefasti per il Paese.

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