Morire di covid o di fame? Il governo rompa questa assurda dicotomia
Giorgio Sestili
Il nuovo Dpcm. Meglio tardi che mai. Si poteva fare meglio? Certamente sì. Ora però calma e sangue freddo: i numeri che ci aspettano mostreranno nei prossimi giorni un aumento dei casi e delle vittime. Inutile urlare fra una settimana che le misure del governo non servono a niente. Serve pazienza. E, soprattutto, servono aiuti economici. Subito.
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A 24 ore dal nuovo DPCM e digerita la domenica, vorrei esprimere una serie di considerazioni sulle nuove misure varate dal Governo, e lanciare pure una serie di avvertimenti.
MEGLIO TARDI CHE MAI
L’ultimo DPCM ha varato misure importanti, difficili, impopolari, ma che dovrebbero finalmente rallentare la diffusione del virus ed evitare l’ormai imminente saturazione del sistema sanitario nazionale. Sarebbe dovuto arrivare 15 giorni fa, abbiamo perso del tempo prezioso, ma almeno è arrivato.
SI POTEVA FARE DI MEGLIO? CERTAMENTE SI
È giusto chiudere i cinema e i teatri? E le palestre e le piscine? Ed è giusto lasciare aperte le scuole?
Il problema vero è che rispondere da un punto di vista scientifico a queste domande è impossibile. Il motivo è quello che denunciamo da tempo: mancano i dati.
Questi lunghi mesi di emergenza non sono serviti purtroppo a costruire un sistema di monitoraggio, tracciamento e raccolta dati capillare, utile a definire quali siano i luoghi principali del contagio.
In assenza di dati di questo tipo, il governo, il CTS, tutti noi, non possiamo che andare per tentativi. Questo, a mio avviso, è una tragedia che rischia di portarci verso un altro lockdown che invece avremmo potuto evitare se ci fossimo organizzati per tempo.
Con i giusti dati a disposizione avremmo potuto agire in modo chirurgico e invece stiamo facendo la cosa più semplice ma che oggi non ha giustificazioni: chiudere tutto (o quasi).
Purtroppo, però, vista la situazione, non c’è alternativa, ne vale la vita di migliaia di persone. I conti li faremo poi.
CALMA E SANGUE FREDDO
Non vedremo gli effetti di queste misure prima di 10-15 giorni. Il motivo oramai lo conosciamo tutti: il virus ha un periodo di incubazione che di media è 5 giorni ma può arrivare fino a 14; poi c’è il tempo che intercorre tra la manifestazione dei sintomi e il tampone, e poi ancora la comunicazione dell’esito del test. Per questo motivo i dati che registriamo oggi risalgono ai contagi di 10-15 giorni fa.
Cosa significa questo?
Che nelle prossime due settimane i numeri continueranno a salire più o meno con gli attuali tempi di raddoppio, che potrebbero essere leggermente rallentati dalle misure adottate dai due DPCM precedenti (ma io sinceramente ci credo poco).
I NUMERI CHE CI ASPETTANO
Fatta questa premessa, è semplice prevedere quello che ci aspetta nelle prossime due settimane, prima che le nuove misure facciano (speriamo) effetto.
Alla fine di questa settimana i nuovi casi giornalieri toccheranno quota 30-35mila (ipotesi ottimistica), ma potrebbero arrivare anche a 40mila (ipotesi non troppo pessimistica, basata sull’attuale tempo di raddoppio e senza rallentamenti all’orizzonte).
Considerato che il rapporto tra i deceduti e i casi positivi è 1 a 80 (ovvero in media muore una persona ogni 80 contagiate), i morti registrati negli ultimi giorni si riferiscono a quando ancora contavamo 10mila casi. Questo significa che nel corso di questa settimana vedremo i decessi raddoppiare e arrivare intorno alle 250 unità giornaliere (sono i morti dovuti ai circa 20mila casi attuali); e nel corso della prossima settimana li vedremo aumentare ancora, purtroppo.
Lo stesso avverrà per le terapie intensive, che hanno un tempo di raddoppio leggermente più lento di circa dieci giorni. Ormai il giochetto lo avete capito, lascio a voi i calcoli.
Tutto questo gioco macabro dei numeri per dire cosa?
Di stare calmi e di non urlare fra una settimana che le misure del governo non servono a niente. Serve pazienza.
AIUTI ECONOMICI, SUBITO.
Tutto ok, fin qui, per cercare di salvaguardare il diritto alla salute e limitare l’attuale emergenza sanitaria. Peccato che ci sia un altro enorme problema: l’emergenza economica, che rischia di creare altrettanti danni se non la si affronta come si deve.
Vorrei fare un appello: usciamo dall’assurda dicotomia "o si muore di Covid, o si muore di fame". Cominciamo a gridare a gran voce che non si deve morire né dell’una, né dell’altra malattia.
Chiudere certe attività e fare sacrifici è necessario, su questo non ci sono dubbi. Ma è altrettanto necessario che il Governo emani subito misure economiche importanti a sostegno di tutte le attività colpite e non solo: oltre ad aiutare chi oggi ha chiuso, è necessario un pieno economico che anticipi i tempi e preveda il ciclone che presto si abbatterà sulle imprese e quindi su milioni di lavoratori nei prossimi mesi.
Cassa integrazione? Blocco dei licenziamenti? Finanziamenti a fondo perduto? Credito d’imposta? Fate voi, non è la mia materia.
Io vado a cercare numeri, li analizzo e li divulgo, e ad esempio ho scoperto che i 10 italiani più ricchi possiedono un patrimonio di 81 miliardi di dollari, circa il doppio della finanziaria che sta discutendo il governo.
Ve lo ripeto: 10 italiani da soli possiedono quello che a 60 milioni di italiani arriverà più o meno nei prossimi due anni con due finanziarie.
Non so a voi, ma a me fischiano un po’ le orecchie.
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