da printempsrepublicain.fr
Prima è stata la volta dei soldati e dei bambini ebrei. Poi di caricaturisti, poliziotti e ancora ebrei. Poi ancora poliziotti, preti, e francesi usciti ad ammirare i fuochi d’artificio, bere un bicchiere o assistere a un concerto. Ieri è stato un insegnante a essere ucciso: non un insegnante qualunque, scelto a caso come tante altre vittime prima di lui. Samuel Paty è stato ucciso perché, come ogni anno, ha organizzato un corso di educazione morale e civica sulla libertà d’espressione. Ha mostrato le caricature di Maometto. Per gli islamisti è troppo. Pressioni, denunce, intimidazioni. E, alla fine, decapitazione. Nell’Algeria degli anni Novanta, gli intellettuali che resistevano, le giovani ragazze che non volevano mettere il velo venivano sgozzati. Nella Francia del 2020, si rischia la pelle quando si fa il proprio lavoro, semplicemente il proprio lavoro.
L’omicidio di Samuel Paty non è dovuto al caso. Paty è stato oggetto per diversi giorni di una campagna denigratoria. Il suo nome e il suo indirizzo sono stati diffusi sui social network. Gli istigatori di questa campagna non sono genitori indignati: sono propagandisti dell’islam politico. Uno è il fondatore del collettivo Cheikh Yassine, un’organizzazione pro-palestinese antisemita e cospirazionista, che imperversa da anni. Un altro è un educatore senza macchia. Una figura di così grande ispirazione da essere stato preso come modello per il personaggio interpretato da Reda Kateb nel film Hors normes. Brave persone…
Oggi ne abbiamo abbastanza. Ne abbiamo abbastanza di piangere i nostri morti. Ne abbiamo abbastanza del fatto che si prendano di mira le prime linee della Repubblica. Ne abbiamo abbastanza di questa piovra islamista che prospera, che ostenta, che minaccia. Ne abbiamo abbastanza di vedere amici e colleghi insultati, minacciati, obbligati da anni a vivere sotto scorta, nell’indifferenza quasi generale. Ne abbiamo abbastanza del fatto che persone coraggiose – Jean-Pierre Obin, Zineb El Rhazoui, Mohamed Sifaoui, Caroline Fourest e tanti altri – siano attaccate senza sosta, e così poco difese.
Soprattutto ne abbiamo abbastanza dei vari «non facciamo di tutta l’erba un fascio», dei «si può essere Charlie come non esserlo». Ne abbiamo abbastanza di quei signori troppo tranquilli che, dai ministeri o dagli spalti, «osservano» che non c’è alcun problema con la laicità. Ne abbiamo abbastanza dell’ipocrisia e della confusione intellettuale che regnano in queste organizzazioni di sinistra incapaci di prendere le parti di Mila. Ne abbiamo abbastanza di vedere gli opportunisti del coesistenzialismo aggirarsi come avvoltoi intorno al denaro pubblico e favorire l’infiltrazione dei Fratelli musulmani in nome del dialogo interconfessionale.
Ne abbiamo abbastanza, soprattutto, delle mezze misure, dei piccoli compromessi e delle grandi viltà. Non lasciatevi ingannare: gli islamisti non piangono, ridono. Sono riusciti nel loro obiettivo: diffondono il terrore senza neppure sporcarsi le mani. Denunciare pubblicamente gli è bastato: l’obiettivo è raggiunto, la paura è generale e il terrore regna. E i loro utili idioti si gettano già ai loro piedi per denunciare «l’islamofobia».
Ne abbiamo abbastanza, infine, di questa guerra sempre in ritardo. Di dover mobilitare tante energie per mettere in guardia e convincere, per combattere lo scetticismo e per rispondere agli attacchi.
È finita. Dobbiamo riprendere il controllo. Cambiare marcia! Non è più il momento di descrivere l’islamismo, criticarlo, denunciarlo: è venuto il momento di smantellarlo. Distruggerlo. Liquidarlo. Mettere fuori legge le organizzazioni che rivendicano o si ispirano all’islam radicale, quello dei salafiti e dei Fratelli musulmani in particolare. Bisogna sciogliere queste associazioni, sequestrarne i beni e assicurare i responsabili alla giustizia. Non se ne uscirà in altro modo. E bisogna farlo subito.
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Inoltre è necessario rivedere completamente i dispositivi pubblici di formazione e accompagnamento alla cittadinanza e ai valori della Repubblica. Se la laicità, la libertà d’espressione, i diritti delle persone LGBT, la lotta contro l’antisemitismo sono così di sovente messi in discussione, significa che sono difesi troppo debolmente. L’azione deve cominciare fin dalle scuole primarie.
Apprendere i valori della Repubblica non è cosa superflua: è essenziale tanto quanto imparare la matematica e il francese. La Repubblica non deve mai avere vergogna dei propri valori: è necessario che la vergogna cambi campo. È un lavoro che prenderà degli anni. Fino a oggi non è stato che timidamente intrapreso.
Dobbiamo infine abbattere i ghetti in cui l’islamismo, ma anche la violenza gratuita e la miseria morale e materiale prosperano. È un lavoro che impegnerà una generazione.
Bisogna dunque agire nel breve, medio e lungo termine. L’urgenza è quella di proteggere le nostre prime linee, i nostri coraggiosi, respingendo definitivamente la piovra. In caso contrario, nessun lavoro più in profondità sarà possibile.
Non possiamo più attendere. Oggi è tardi. Domani sarà troppo tardi.
Noi, cittadini della Primavera repubblicana, siamo pronti a fare la nostra parte.
traduzione di Ingrid Colanicchia
(19 ottobre 2020)
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