Nella chiesa valdese di Milano la prima benedizione per coppie gay
Gaëlle Courtens
a cura , da NEV – Notizie evangeliche
Domenica 26 giugno, nel corso del culto che si svolgerà nella chiesa valdese di Milano, Ciro e Guido riceveranno la benedizione della loro unione di vita. Sarà la prima invocata su una coppia omosessuale nell’ambito delle chiese valdesi e metodiste da quando l’anno scorso il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste approvò con un ordine del giorno la benedizione di coppie dello stesso sesso, “laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni”. Si tratta di una coppia di credenti, entrambi evangelici, che da anni frequenta la chiesa: Guido è valdese e Ciro è di famiglia battista. Abbiamo intervistato Giuseppe Platone, pastore titolare della chiesa valdese di Milano, che celebrerà il culto insieme alle pastore Dorothee Mack e Anne Zell.
Ha letto l’articolo di Natalia Aspesi su “La Repubblica” dove si parla di matrimonio di omosessuali?
Mi pare che l’articolo sia onesto e chiaro, a parte il termine matrimonio che dall’articolo rimbalza anche nel titolo. Termine fuorviante. Noi infatti non celebreremo un matrimonio ma invocheremo una benedizione da parte di Dio su una coppia di credenti dello stesso sesso, che da anni sono partecipi della nostra comunità di fede. E’ comunque un errore comprensibile poiché in Italia, a livello di riconoscimento giuridico di un patto d’amore tra due persone, esiste solo il matrimonio come fatto regolamentato. Siamo di fronte ad un vuoto giuridico in materia, a mio avviso scandaloso, che alimenta discriminazioni e ghettizzazioni.
Come si è arrivati a questa vostra decisione?
Ciro e Guido, membri della nostra comunità, hanno scritto più di un anno fa al nostro consiglio di chiesa chiedendo che sul loro patto d’amore fosse invocata la benedizione del Signore durante un culto domenicale. Da lì è partita una discussione che ha attinto dalle tante riflessioni e documenti che, da tanti anni, si svolgono nell’ambito delle nostre chiese sui temi della fede e dell’omosessualità.
Se n’è discusso l’anno scorso anche al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste…
L’intenso dibattito si è concluso dando semaforo verde alle benedizioni di coppie gay, purché localmente si rifletta e si raggiunga un consenso rispettoso anche di chi non è d’accordo. Per essere precisi dico che ne abbiamo parlato in modo approfondito nei dieci gruppi di zona della nostra comunità, abbiamo stilato un questionario anonimo che sul tema ha registrato 91 pareri (su 116) favorevoli a questa benedizione ed infine un’assemblea di chiesa che, con due voti contrari e due astenuti, quindi a larghissima maggioranza, ha approvato la benedizione delle coppie di credenti evangelici dello stesso sesso che la richiedono. Insomma un cammino piuttosto complesso che apre oggi nuovi orizzonti.
Quali in particolare?
Intanto rivalutiamo, proprio nella tradizione biblica, la benedizione come momento forte della vita. Invocare insomma l’aiuto e l’accompagnamento di Dio in occasioni importanti. Che non vuol dire sacralizzare le persone o i loro rapporti affettivi ma semplicemente ricordare che tutti coloro che cercano di vivere onestamente la loro esistenza secondo l’insegnamento dell’evangelo sono benedetti. Il che non è poco.
Ci saranno reazioni anche a livello ecumenico?
Penso di sì. Ecumenismo significa che ogni chiesa è interessata a quello che fa l’altra. Ne discuteremo. La fede del resto deve fare i conti con la contemporaneità e magari uscirne anche con le ossa rotte. Proprio nella debolezza e nelle verità più scomode si rivela la potenza di Dio. Noi viviamo questo momento in comunione con tutti coloro che cercano onestamente di vivere la realtà di una Parola che unisce e non divide. In conclusione è una questione di fede. L’amore è un dono, Dio è amore, testimoniarlo nella comunità cristiana e nella società è d’incoraggiamento per tutti. Ed è anche un diritto e su questo piano siamo, come cittadini, impegnati e non da oggi per una legislazione adeguata che attualmente manca al nostro Paese. Siamo convinti che, anche attraverso il nostro impegno, possiamo approdare ad una società che sia in grado di rispettare i diritti e la dignità di ognuno. Questa benedizione può essere letta anche come un richiamo allo Stato a riconoscere sul piano giuridico una società che cambia e costruisce in modo nuovo i rapporti tra le persone.
(23 giugno 2011)
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