Nella testa degli uomini

Emanuela Marmo

La violenza contro le donne, lo sappiamo, è solo la punta di un iceberg alla base del quale c’è una distorta percezione dei rapporti fra i generi. Per questo indagare cosa c’è dentro la testa degli uomini – e dei ragazzi – prima che si giunga alla violenza è l’unica strada per prevenirla. È quello che tenta di fare l’ultimo libro di Monica Lanfranco, “Crescere uomini”.



Che cosa è per te la sessualità? Pensi che la violenza sia una componente della sessualità maschile più di quella femminile? Cosa provi quando leggi di uomini che violentano le donne? Che significa per te essere virile? La pornografia influisce, e come, sulla tua sessualità?

“Crescere uomini” di Monica Lanfranco, Edizioni Centro Studi Erickson, colloca in queste domande l’incipit di un percorso di conoscenza del pensiero maschile, del quale ha registrato insicurezze, ignoranza, ma anche aperture e sensibilità.

Da queste domande si sviluppano molte cose: una prima pubblicazione, “Uomini che (odiano) amano le donne. Virilità, sesso, violenza: la parola ai maschi”; il primo laboratorio di teatro sociale per uomini, “Manutenzioni-Uomini a nudo”, e infine “Crescere uomini”. In tutte queste azioni, il discorso sulla sessualità, sull’intimità, sull’affettività ha coinvolto gli uomini in maniera attiva, con un sincero intento di ascolto e analisi.

Le domande poste agli uomini da Lanfranco dapprima sono apparse sul blog che l’autrice tiene sul «Fatto Quotidiano». Successivamente sono state utilizzate come strumento di lavoro in giro per l’Italia, anche nelle scuole. Ed è così che il libro, raccogliendo le risposte degli uomini, ci permette di osservare con immediatezza fattori in contrasto: da una parte il desiderio degli uomini di confrontarsi e liberarsi dalla violenza loro attribuita, dall’altra il perdurare di convinzioni devianti.

A quali convinzioni ci riferiamo? Ancora diffusa, ad esempio, la credenza per cui una ragazza, vestita in un certo modo, se la vada a cercare; ancora forte lo stupro quale fantasia inevitabile, esito di una istigazione per cui la giovane merita di essere "sfondata al punto che i genitori non la riconoscano" o "sbattuta al muro e rovesciata". Ancora diffusa. Eppure, le risposte che il libro raccoglie, commenta e analizza, sono anche ricche di fragilità e scoperte ingenuità.

Emerge, pertanto, un bisogno ancora privo di interventi programmatici e strutturati: il bisogno di introdurre nelle scuole l’educazione sessuale come educazione al corpo e all’affettività.

Concetti di virilità, di violenza, di sessualità, nei termini elementari che molti giovani uomini dispongono, evidenziano che questi non sono capaci di interpretare le emozioni e quindi non sanno controllarle. L’idea che l’uomo sia dominato da impulsi tali da rendere inevitabili talune reazioni, significa deresponsabilizzarlo e, di contro, finisce per caricare di responsabilità la vittima. Monica Lanfranco, non a caso, ricorda il paradosso «enunciato dall’avvocata Tina Lagostena Bassi, che in Processo per stupro fa notare ai giudici come in nessuna fattispecie di reato, tranne che nella violenza sessuale, la versione della vittima e la sua moralità vengano messe in discussione».

La ridotta capacità emotiva di molti uomini, derivante dall’educazione e dai messaggi cui sono sottoposti, si rispecchia in maniera simbolica ma chiarissima nelle parole che descrivono il corteggiamento o la violenza. Parole prese in prestito dal linguaggio militare: l’amata viene conquistata, ella si arrende all’amore, sono vinte le sue resistenze. L’omicidio di una donna è un delitto passionale, come se fosse una normale, possibile conseguenza della passione l’uccisione di una donna non più disponibile.

Ma quanto fragili, soli, inesperti a riguardo delle proprie risorse morali e psicologiche debbano essere queste persone, incapaci di tollerare una separazione o di sostenere il confronto alla pari con un altro? Quanto, il loro contesto culturale, sociale, quanto l’insieme di valori che ha formato la loro idea di virilità, li ha menomati da un punto di vista umano, riducendoli alla replicazione di un meccanismo? Sono ancora troppi gli uomini che confondono l’impeto della passione con l’abuso, che alla parola "forza" associano unicamente quella muscolare, senza dare rilievo alla forza morale o a quella d’animo. Uomini che attribuiscono a se stessi una forza maggiore e che poi sono annichiliti dalla paura di avere il pene piccolo. Non è, questa, la base perversa di una impossibile comunicazione?

Il materiale raccolto, grazie alla disamina che conclude ogni paragrafo, lungi dal ridicolizzare gli uomini che scopertamente o con disagio hanno risposto, è inserito in un quadro socio-culturale ricostruito con esempi semplici e vicini alla quotidianità, esempi tratti dal mondo del cinema, della televisione, della pubblicità.

C’è una domanda cruciale: «Cosa provi (cosa provi, non cosa pensi) quando leggi di uomini che violentano le donne?». Le risposte: odio, incomprensione, tristezza, disturbo, rabbia, schifo, disprezzo, rancore, amarezza, delusione, dispiacere, ribrezzo, incredulità. La parola che ricorre di più è "vergogna".

Dunque, gli uomini sono capaci di vergognarsi di fronte a atti ingiustificabili, violenti. Si vergognano. Fare leva sull’empatia aiuta le persone ad accogliere le proprie responsabilità e porre la propria coscienza a guida razionale di emozioni non più represse.

Il libro e l’esperienza di Monica Lanfranco incoraggiano gli uomini a intraprendere un processo che li porti ad acquisire strumenti propri e solidi con cui affrontare la vita, strumenti che renderanno inutile la violenza e inattuabile la sopraffazione.

(6 novembre 2019)





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