Nessun ‘federalismo solidale’ per scuola e università. Lettera aperta a Maurizio Landini
Anna Angelucci
Gentile Landini, noi non ci conosciamo e dunque, nel rivolgermi a lei, mi presento: mi chiamo Anna Angelucci, sono un’insegnante di liceo e presiedo l’associazione nazionale “Per la scuola della Repubblica”.
Le richieste di ‘autonomia differenziata’ su base fiscale, ovvero di autonomia legislativa diversificata tra le Regioni, avanzate in molte materie e anche nel campo dell’istruzione, preoccupano moltissimo il mondo della scuola e dell’università. Né condividiamo la formula proposta dalla CGIL di ‘federalismo solidale’, che rimanda a un modello di Stato federale tale da mettere radicalmente in discussione l’attuale impianto repubblicano. Ma soprattutto siamo fermamente convinti che nessuna scuola del Veneto o della Lombardia possa godere di privilegi economici o essere sottoposta a un sistema di governo regionale, e dunque politicamente determinato, diverso dalle scuole di qualunque altra regione d’Italia. L’autonomia scolastica, nell’ultimo ventennio, ha già fatto danni che sono sotto gli occhi di tutti e creato intollerabili iniquità per consentire ulteriori forme di differenziazione tra le scuole italiane.
L’istruzione, la cultura, i saperi, ovvero la ‘carne viva’ del lavoro degli insegnanti e degli studenti, e i luoghi in cui quei saperi si incarnano, le scuole, sono fatti per unire, non per dividere. Sono fatti per includere, non per separare.
La scuola, in Italia, è stata un collante fondamentale nel processo di costruzione dello Stato nazionale, prima monarchico, poi repubblicano. È stata, ed è, un irrinunciabile fattore identitario e unitario, in questa Italia da sempre storicamente e antropologicamente segnata da divisioni e particolarismi. Oggi, nel processo di costruzione di dimensioni istituzionali anche sovranazionali, la scuola assolve a un compito ancora più arduo e significativo, che non si limita più ad attivare percorsi di soggettivizzazione personale e di cittadinanza critica in una dimensione nazionale, ma li assume in un orizzonte assai più ampio, internazionale e globale.
Non a caso, infatti, la scuola è un organo costituzionale, come spiegò bene Piero Calamandrei nel suo ‘Discorso agli studenti’ del 1955, un discorso che tutti oggi dovrebbero riascoltare. È un organo costituzionale che assolve al compito ben delineato nell’articolo 3 e che è garantito dagli articoli 33 e 34 della nostra Carta. Una istituzione con un mandato costituzionale, dunque, non un semplice servizio pubblico.
In questa prospettiva culturale, politica e giuridica, parlare di autonomia regionale, di regionalismo differenziato o di federalismo solidale anche per la scuola e per l’istruzione è una contraddizione inaccettabile. Nessuna formula lessicale o semantica può giustificare la disarticolazione del Sistema Nazionale dell’istruzione, tanto più se in ragione di differenziazioni economiche che potrebbero non solo rendere inesigibile questo diritto nei tanti luoghi più poveri d’Italia ma addirittura far scomparire proprio in quei luoghi una irrinunciabile istituzione dello Stato.
Perché questo è ogni asilo, ogni scuola, ogni università italiana: una istituzione dello Stato, un presidio di democrazia e cultura, che non può essere subordinato a scelte politiche e amministrative locali.
Gentile Landini, è in nome di questo principio che abbiamo promosso fin dallo scorso novembre un Tavolo unitario con i sindacati confederali, i sindacati di base e le associazioni del mondo della scuola. Un Tavolo da cui, con la firma dell’intesa col Governo e la revoca dello sciopero unitario del 17 maggio, la CGIL si è, di fatto sfilata.
Non bastano le firme su un Appello, né le assemblee informative. Il 17 maggio solo chi sciopererà e sarà in piazza, e poi ancora in una mobilitazione che non si dovrà arrestare, testimonierà la sua difesa della scuola della Repubblica e della Costituzione da qualunque, inaccettabile, ipotesi secessionista.
(8 maggio 2019)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.