Newsmavens chiude: un brutto segnale per il giornalismo (e per la democrazia)

Ingrid Colanicchia

NewsMavens, il progetto di informazione europeo cui MicroMega ha aderito sin dalla nascita, chiude i battenti. Il principale finanziatore, il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, è nel mirino del governo ultraconservatore del PiS e deve concentrare tutte le energie sulla propria sopravvivenza. Perché con essa è in gioco anche il futuro della Polonia.

e Cinzia Sciuto

Dopo quasi due anni termina il progetto NewsMavens, cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare sin dal primo giorno.

L’idea era quella di scompaginare l’agenda mediatica europea offrendo una selezione di notizie e commenti preparata ogni giorno da un team di giornaliste provenienti da diversi paesi del continente.
Dopo un anno avevamo fatto un primo bilancio di questa "redazione alternativa" dal quale erano risultate due tendenze: le giornaliste di NewsMavens prestavano attenzione alle donne e agli altri gruppi marginalizzati e si preoccupavano dell’impatto che la politica e l’economia hanno sulle vite dei comuni mortali.

Mentre i media mainstream mettono in mostra i grandi attori e gli agenti di cambiamenti globali, la nostra redazione ha mostrato più interesse per coloro che non hanno un impatto sulla politica o sull’economia, ma le cui vite sono inevitabilmente influenzate da entrambe.

Ci sarebbe piaciuto continuare a farlo. E, tristemente, pensiamo che di un’informazione siffatta ci sarà sempre più bisogno.
Ma i finanziamenti sono venuti meno. Come ha spiegato sulla pagina Fb di NewsMavens Zuzanna Ziomecka, fondatrice del progetto, il principale sostenitore era il quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, una delle principali, se non la principale voce critica nei confronti del governo, e per questo nel suo mirino. Una pressione che ha costretto il quotidiano a chiudere i progetti "collaterali", perché la sua stessa sopravvivenza è in gioco, e con essa quella della Polonia come paese democratico.
È l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’informazione e la cultura vanno difese con i denti. E con il portafoglio: comprando quotidiani, settimanali, mensili, saggi, libri. Perché l’informazione di qualità non può essere gratis. Ricordiamocene quando ci lamentiamo dello stato dell’informazione o quando dei giornalisti e delle giornaliste facciamo di tutta l’erba un fascio.
(2 luglio 2019)





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