Nicola Di Giovanni
Studente di Storia all’Università "G. D’Annunzio" di Chieti-Pescara
1) Una delle accuse che vengono rivolte dai sostenitori della “riforma” Gelmini (ammesso che di riforma si possa parlare) al movimento di protesta è quella di rappresentare interessi corporativi ed esprimere istanze conservatrici.
E’ una critica fondata secondo te? Se si/no perché? Qual è l’idea di scuola e di un’università che questo movimento esprime? Quali sono le direttici di riforma che – se pur confusamente, come non potrebbe essere diversamente visto il carattere multiforme e composito del movimento – questa protesta tende a delineare?
Tendo a sottolineare subito che questa non è una riforma e le virgolette sulla parola nella domanda sono adeguate. Le critiche che ci vengono mosse hanno un solo significato possibile: non hanno temi per confrontarsi e per vincere contro questo movimento. E’ facile dire "siete di sinistra" o "proteggete i baroni" senza dare delle giuste motivazioni a questi tagli mascherati da riforma. Nessuno studente di Azione Universitaria o chiunque altro difenda le scelte del governo, ha saputo dare delle risposte giuste e sensate. Anzi, addirittura hanno parlato di cose che lo stesso movimento vuole abbattere. Hanno parlato di baronie, e il movimento vuole una distruzione di questo sistema. Hanno parlato di corsi e sedi inutili, cose di cui parla anche il movimento. Non esistono delle argomentazioni con cui gli studenti di "destra" riescano a "darci torto". QUello che loro fanno è una strenua difesa del loro partito, dimostrandosi degli studenti di regime, senza spina dorsale e incapaci di elaborare un proprio pensiero critico. Quindi le critiche sono mosse semplicemente dal tentativo di farci sembrare degli ignoranti e non perchè vi siano delle effettive motivazioni alla base di esse.
Per quanto riguarda le idee e le riforme che la protesta vuole delineare, ci sono due punti su cui non possiamo transigere. Eliminare la 133 e la 137. Sono due punti essenziali e fondamentali che, se non risolti a nostro favore, non metteranno mai fine a questo movimento. Un qualcosa che i padroni, dall’alto dei loro scranni in Parlamento, dovrebbero tenere molto in considerazione. E’ una classe politica molto mediocre, il cui unico interesse (oltre a quelli personali) è quello di vincere le prossime elezioni. Questo movimento ha fatto perdere moltissimi consensi ed è una cosa grave per loro. Sarebbe quindi il caso di iniziare ad ascoltarci seriamente, senza rimanere ancorati su posizioni ingiustificabili. Posizioni che tendono a difendere cosa? Dei tagli netti e assurdi, senza nessuna logica; un tentativo di semi-privatizzazione dell’Università, andando contro a tutti i principi costituzionali esistenti (ormai una prerogativa di questa classe politica); un blocco del turn-over che non fa altro che ottenere gli effetti contrari di quanto desiderato, cioè favorire maggiormente le logiche clientelari e parentelari, soprattutto se poi non si fa nulla per cambiare il sistema delle assunzioni locali e pilotate.
Che altro dire, molti punti della nostra possibile riforma li ho già elencati. La cosa più utile sarebbe AUMENTARE i fondi destinati all’Istruzione, portarli al livello della media europea. Questi soldi poi devono essere ampiamente controllati e non spesi per motivi futili e destinati magari a corsi e facoltà che Dio solo sa a cosa servano. Al primo posto vanno messi Sicurezza e Didattica. Sicurezza perchè le nostre scuole e università, versano in condizioni strutturali pietose (quanto successo a Rivoli è solo un esempio) e in Italia l’80% delle scuole non supererebbe mai un controllo serio. Didattica, perchè la nostra offerta formativa è relativamente scarsa, tanto da arrivare oggi a considerare carta straccia una laurea (immaginate cosa possa essere un diploma quindi). In questa società, a proseguire e ad avere successo nella vita, sono persone che non hanno fatto nulla per meritare tali soddisfazioni, mentre chi ha dedicato la sua vita alla sete di conoscenza, alla cultura, al vero apprendimento è relegato ad una vita di secondo piano e con scarsissime prospettive per il futuro. E’ una situazione a dir poco stucchevole che dimostra come l’Italia sia un paese che funziona al contrario.
2) Al di là delle strumentali posizioni sostenute dal governo, è oggettivamente difficile difendere la scuola, ma soprattutto l’università, così come sono oggi. Quest’ultima è il regno della gerontocrazia, dell’immobilismo, del feudalesimo accademico, della totale mancanza di meritocrazia. Quali sono secondo te le linee su cui dovrebbe essere impostata una “riforma organica” del sistema formativo e della ricerca?
Quali provvedimenti concreti si potrebbero adottare per migliorare le cose? Es. diverse regole per i concorsi, per l’assegnazione dei fondi, revisione delle lauree 3+2 e del sistema dei crediti, commissioni internazionali per la ricerca, nuovo sistema per la definizione degli insegnamenti, ecc…
Mi piacerebbe molto la soppressione del sistema 3+2. A mio parere, bisognerebbe tornare ai 5 anni completi perchè garantivano una migliore offerta formativa e maggiori possibilità e sbocchi. Oggi chi prende una laurea triennale per poi fermarsi, ha praticamente perso 3 anni della sua vita perchè non vengono assolutamente tenuti in considerazione (sbagliando a mio parere perchè i tre anni della laurea triennale sono diventati intensissimi). Sarebbe tutto da rifare il sistema delle assunzioni e dei concorsi. Dobbiamo tornare ad un concorso nazionale, eliminando quelli locali e pilotati che non servono a nulla. Una maggiore serietà delle commissioni, estratte tramite sorteggio e segretamente in modo che non ci sia alcuna possibilità che vengano corrotti (perchè purtroppo accade). Bisogna dare peso alla meritocrazia, non a parentopoli. Sono contrario ai test d’ingresso e alle facoltà a numero chiuso perchè l’accesso al sapere deve essere di tutti. Inoltre i test sono anch’essi pilotati e truccati per permettere ai soliti noti di entrare all’interno delle facoltà a numero chiuso.
Maggiori finanziamenti per le scuole e le università più meritevoli. Non col sistema di questo governo che considera "virtuose" quelle università che spendono meno per gli stipendi (permettendo l’accesso a queste del famoso bonus previsto dal nuovo DL sull’Università), ma predisponendo un organo di controllo serio e specifico. Quest’organo deve valutare l’effettiva efficienza della scuola e università, valutando sempre i due criteri fondamentali: didattica, sicurezza. E’ ovviamente un organo molto difficile da realizzare e, di certo, non si fa in 9 minuti come fanno certe persone.
Una maggiore importanza per la Ricerca. Essa è alla base di ogni settore, senza ricerca non si va avanti. E’ pertanto indispensabile migliorare le condizioni in cui questi ricercatori si trovano a lavorare, aumentando le loro risorse e le loro strutture.
3) Vista l’assoluta trasversalità di questo movimento, che riunisce praticamente tutte le figure del variegato sistema formativo italiano (studenti, insegnati, maestre, dottorandi, ricercatori precari, professori di ogni ordine e grado) è possibile che esso trovi la forza e la “maturità politica” per districarsi tra interessi che possono rivelarsi anche molto contrastanti tra loro se posti di fronte a proposte concrete di riforma? Ogni seria riforma – e per essere seria non può che porsi come obiettivo anche quello di rimescolare rapporti di forza consolidati da decenni – tende a toccare interessi molto concreti. Così come si è configurato
questo movimento, può fare i conti con queste sfide? Ne è all’altezza? Quali interessi corporativi è disposto a colpire?
Non riesco a rispondere a questa domanda in modo adeguato. Spero che il movimento possegga quella mentalità e maturità di base che le consenta di districarsi nel malsano mondo politico. Dovremo farlo senza aiuti, senza sostegni da parte di alcun partito (dentro o fuori dal parlamento). Non possiamo, nè dobbiamo essere strumentalizzati da forze che esprimono soltanto i loro interessi e non i nostri. La cosa è palese se pensiamo che nessuno ha mosso un dito quando in Agosto la 133 è stata approvata. La mente di tutti non era rivolta alle questioni politiche in quel mese e quando ce ne siamo accorti, le opposizioni si sono accodate. Non sono loro ad averci fatto sapere cosa stava accadendo ma siamo stati noi ad aprire a loro gli occhi. Un movimento come il nostro deve mettere paura non solo alla maggioranza, ma anche all’opposizione, alla finanza e alle forze dell’ordine. A tutti. Quello che stiamo cercando di fare non è solo tentare di tutelare i nostri diritti, ma anche quello di aprire gli occhi alle persone che si fanno abbindolare dalle tv e dalle vuote parole di questa classe politica.
4) Il governo – scottato dal crollo dei consensi che la protesta universitaria ha provocato – sembra voler procedere con maggiore prudenza nella riforma dell’università. Dopo una prima fase di straordinaria mobilitazione, riuscirà il movimento a mantenere alta la tensione e il coinvolgimento delle persone? Quali sono gli obiettivi di medio termine che dovrebbe porsi? Come dovrebbe procedere la mobilitazione? Quali idee concrete possono essere messe in campo per proseguire la lotta?
Purtroppo stiamo assistendo ad un deflusso. Penso che sia anche normale. Uno dei motivi, secondo me, è anche un errore nella gestione di questa protesta. Due manifestazioni troppo vicine nel tempo hanno provocato un’ovvia riduzione numerica in quella del 14 Novembre. Bisogna continuare a informare seriamente le persone, indicando quali sono luoghi e siti dove c’è un’informazione vera e senza filtri. Informare, informare, informare. Creare giornali, volantini, rassegne stampe quotidiane sull’argomento, far sapere a tutti quali sono le nuove mosse del governo. Dopo aver profondamente informato si può tornare in piazza, ma mai in manifestazioni troppo vicine nel tempo. Bisogna distanziarle per permettere a chi, per ovvie ragioni personali, non può partecipare sempre, così da consentire a queste una maggiore organizzazione e molte più possibilità di partecipazione.
5) Si è discusso molto sulla presunta “apoliticità” del movimento. E’ una lettura realistica e soddisfacente secondo te? Secondo te si tratta veramente di un movimento apolitico o forse è più che altro un movimento “apartitico”? Quali aspetti – se ve ne sono – ne determinano la “politicità”? Questo superamento delle tradizionali collocazioni – se c’è stato – ha aiutato il movimento a diffondersi o può essere una sua fonte di debolezza quando dalla protesta si passa alla proposta?
6) E’ condivisibile che si ricerchi un’intesa anche con organizzazioni studentesche esplicitamente di destra in nome dell’unità della protesta studentesca oppure no? La partecipazione di queste organizzazioni a manifestazioni pubbliche dovrebbe essere incoraggiata, tollerata, oppure concretamente osteggiata?
Le due domande mi sembrano simili nei contenuti, pertanto affronterò entrambi i temi in una sola risposta. Il movimento è apartitico ma, purtroppo, politico. Dico purtroppo perchè io non voglio che siano date delle etichette a questa protesta, ma accade che siano gli stessi partecipanti a darsela. Io, ad esempio, non sono di sinistra e mi dispiace quando mi dicono di farne parte o, peggio, di essere comunista. Allo stesso modo, quando metto in chiaro quanto appena detto, vengo accusato di essere un fascista, quando invece sono un semplice liberale e sostenitore della democrazia diretta. E’ una grave degenerazione ideologica che rischia di minare seriamente non solo a questa protesta, ma a qualsiasi volontà di cambiamento radicale di questa politica, di questo sistema, di questa società. E’ impossibile che negli anni 2000 si continuino a fronteggiare due ideologie vecchie di oltre 50 anni che nulla più hanno a che fare con il nuovo mondo che è nato nel corso dei decenni. L’anti-fascismo è un qualcosa però di positivo. Mi spiego meglio: essere anti-fascista oggi significa essere contro la violenza, la dittatura, il razzismo. E’ giusto essere contro queste cose. Ma oggi (anche se esistono dei decerebrati che continuano ad incitare queste stupide forme ideologiche) il mondo di destra non si deve più riconoscere in questi principi. Le persone che hanno degli ideali di destra, OGGI non si riconoscono nè nella destra politica italiana, nè nel neo-fascismo. Io, ad esempio, non mi sento propriamente di destra ma forse, per alcune idee, sono più vicino a quell’area politica ma non per questo sono un violento anti-liberale razzista. Non starò qui a spiegare quali sono le idee che mi portano a dichiarare quanto detto, ma voglio spiegare che c’è una cosa importante che le persone devono capire: basta con queste vecchie ideologie. C’è bisogno di rinnovamento, di creare una nuova ideologia capace di scardinare questo sistema malsano. Ma fino a quando continueremo a trincerarci nell’ottica fascismo-antifascismo, saremo sempre e comunque calpestati da persone che non hanno per nulla a cuore gli interessi degli italiani ma i loro. C’è bisogno di creare un movimento forte, basato su nuovi ideali comuni, senza avere simboli o personaggi a supporto. Senza Lenin o Mussolini, senza aquile o pugni chiusi. Dobbiamo creare una NUOVA opposizione che si batta per i soprusi di oggi, non per quelli di ieri o dell’altroieri. Basti vedere che tante, tantissime idee dei due schieramente sono IDENTICHE. Entrambi vogliono la lotta di classe; entrambi sono anticapitalisti; entrambi si battono per la casa a tutti; entrambi sono no-global; entrambi odiano l’alta finanza; entrambi odiano l’informazione di regime, la tv che fa nascere falsi stili di vita; entrambi sono contro questo bipolarismo e contro la casta.
Poi però si perdono e tornano a rasarsi la testa o, al contrario, a farsi crescere i capelli (è un senso figurato eh, anche io ho i capelli lunghi). Tornano a parlare come faceva Mussolini o a battere i pugni come Lenin. Tornano ad indossare maglie col Che o con i fasci littori. Sbagliando tutto, non capendo che quando loro si comportano così, il nemico, QUELLO VERO, ride e gode.
Pertanto si, sarebbe giusto che tutte le parti in gioco arrivino a protestare uniti ma entrambe devono capire che è ora di uscire dal mondo stantio in cui ancora vivono. E’ tempo di lottare sul serio in nome del futuro, non in nome del passato.
7) Negli ultimi anni il nostro Paese è stato caratterizzato da una grande diffusione di movimenti (da quello no-global, ai girotondi, al movimento per la pace, alla battaglia sindacale per la difesa dell’articolo 18, alle vertenze territoriali come il No-Tav e No-Dal Molin, ecc.). Colpisce però la discrepanza tra la straordinaria capacità di mobilitazione, di fare “massa critica” anche ad un livello sociale e culturale diffuso, e la scarsissima “capitalizzazione politica” che ne è seguita. Oggi siamo addirittura l’unico Paese europeo a non avere una riconoscibile rappresentanza di sinistra nelle istituzioni rappresentative. Il problema dello “sbocco politico” è un problema che questo grande movimento nato
nelle scuole e nelle università si deve porre? Oppure va privilegiata la totale “autonomia” del movimento? Quali rapporti possono essere instaurati con le forze politiche esistenti? E se quelle esistenti non offrono possibilità di un’interlocuzione soddisfacente, può essere utile e realistico porsi l’obiettivo di una organizzazione politica nuova, che superi anche i limiti del “modello partito” tradizionale, o più modestamente di liste elettorali di “società civile”, senza partiti, nelle diverse occasioni?
Insomma, il problema della rappresentanza è un problema che questo movimento – che si definisce “irrappresentabile” – dovrà prima o poi porsi?
Questo è un problema che il movimento non deve porsi. Non è finalizzato a rappresentare una forza politica. Questo movimento deve continuare a protestare esclusivamente per il miglioramento della condizione dell’istruzione italiana. Basta. Non devono esserci sbocchi politici, non devono esserci appoggi da forze politiche esistenti. Qualsiasi forza politica, qualsiasi partito che appoggia questo movimento lo fa per puro interesse personale, per ottenere consensi, per (nel caso dei non più appartenenti al Parlamento) cercare di recuperare la fiducia necessaria della popolazione e tornare così nella sua vecchia mangiatoia. Sembrerebbe qualunquista ciò che sto dicendo ma purtroppo è la verità. Ci sono pochissimi partiti che hanno un pò di fiducia da parte mia, ma anche per questi posso trovare moltissime critiche da muovere. Il movimento non deve essere autonomo (come è scritto nella domanda) ma INDIPENDENTE.
Nessuno deve strumentalizzare una protesta giusta, nata dal nulla e con degli obbiettivi concreti, per i propri fini. Quello che deve fare il movimento è proseguire nella sua linea senza accettare aiuti. Deve continuare per la sua strada. E’ vero che moltissimi studenti fanno parte di collettivi e centri sociali, ma è anche vero che la grandissima maggioranza ha partecipato a questa protesta non perchè parte di un movimento politico, ma perchè ha a cuore il proprio futuro e quello di tutte le persone legate al mondo della scuola e dell’Università.
Creare un’organizzazione politica nuova può essere fatto, ma al di fuori di questo movimento. Mi rifaccio alla mia risposta precedente dicendo che può essere creata SOLO se delle nuove idee, una nuova ideologia, riesca a entrare nella mente dei giovani italiani. Fino a quando invece le vecchie ideologie continueranno a dominare i cervelli della gioventù, non si andrà da nessuna parte. Continueranno a vincere l’affarismo, il clientelarismo, il bipolarismo, l’alta finanza e tutte quelle persone che giocano e godono dell’ignoranza della massa popolare italiana.
(27 novembre 2008)
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