Nicoletta Gandus, l’ultima vittima dell’onnipotenza berlusconiana
di Pancho Pardi
Nicoletta Gandus: ecco l’ultima vittima dell’onnipotenza berlusconiana.
La giudice che presiede il processo Mills viene oggi ricusata dal premier per “grave inimicizia” e per essere stata proprietaria di azioni Mediaset.
Entrambe le motivazioni sono talmente aleatorie e fantasiose da meritare un piccolo approfondimento.
C’è da chiedersi, innanzitutto, come sia accaduto che i legali del presidente del Consiglio siano venuti a conoscenza di un dato sensibile, ed abbiano avuto la sfrontatezza di sfornare un’istanza di ricusazione che lede gravemente la privacy di un privato cittadino.
L’istanza elenca e sostanzia le ragioni della “grave inimicizia”: la Gandus avrebbe firmato un appello sulla condanna politica israeliana nei confornti dei palestinesi, una lettera aperta al Parlamento italiano sulla laicità dello Stato, un appello delle giuriste contro la legge sulla procreazione assistita, un appello sull’ inappellabilità (decreto legislativo che impediva al pm di appellarsi contro le sentenze di assoluzione), e per essere stata inviata da Porto Alegre, durante un forum sulla magistratura.
Tutte queste espressioni, dimostrerebbero, secondo gli avvocati del Premier Longo e Ghedini, l’avversità e il disprezzo politico verso l’imputato Berlusconi. L’appello più recente è del 2006, ma solamente “nella mattinata del 16/06/2008 l’On. Berlusconi è venuto a conoscenza che la Dott.ssa Nicoletta Gandus (…) ha avuto modo, in un recente passato, di prospettare pubblicamente ed anche per iscritto reiterate, insistenti e fortissime critiche nei suoi confronti, quale Presidente del Consiglio dei Ministri fra il 2001 e il 2006, appoggiando apertamente la formazione politica a lui avversa (…) e affermando altresì la necessità di abrogare tramite tale formazione politica leggi ritenute promulgate dall’On. Berlusconi solo ai fini di favorire se stesso” questo quanto scritto nell’istanza di ricusazione. Queste sarebbero le ragione della mancanza di terzietà nel giudizio?
A Firenze si direbbe: questo c’entra come il culo con le quarant’ore.
18 giugno 2008
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