Noemi e la battuta di caccia

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di don Vinicio Albanesi, da www.vinicioalbanesi.it

Di fronte alle vicende di Noemi, forse è utile riflettere al di là del gossip e della ragazza coinvolta in una storia più grande di lei.
Lo schema è molto antico: l’adulto potente e danaroso chiama alla corte chi vuole, perché promette futuro. La cenerentola di turno dice sì, pensando alla svolta della propria vita. Non sarà più grama, ma piena di denaro, di spettacolo e di successo. Che avverrà tra i due non ha importanza: troveranno un equilibrio che permetterà a lui di sentirsi potente e a lei di sentirsi fortunata. Dove non arriverà il buon senso, penseranno gli avvocati a sistemare economicamente l"eventuale diatriba. L’antico amore autentico ma povero rimarrà tra i sospiri di una vecchiaia di lei, quando sarà.
La cultura occidentale si schiera con orrore contro il re dello Swaziland, Mswati III, che sceglie le mogli tra gruppi di ragazze che sfilano per essere scelte; e prova disprezzo alle notizie del re Salomone che aveva per mogli settecento principesse e 300 concubine (1 Re, 11,3). La differenza è che il re africano è solo un po’ grezzo e la Bibbia forse ha esagerato.
La nostra cultura si serve di "book” e di approcci più soft, con la complicità di vere e presunte agenzie, che offrono… talenti. Lo schema rimane simile. Il potere diventa irresistibile sia per chi lo esercita, che per chi lo subisce: saltano tutte le altre considerazioni. Sono cambiati solo i termini territoriali e comunicativi. Oggi planetari, ieri locali. Ma l’umanità è sempre concupita dalla strada facile del privilegio e del trionfo, non risparmiando personaggi altolocati o gente del popolo; padri e madri, fratelli e sorelle.
L’amarezza è che la storia d’occidente sembrava aver avviato il rispetto dei sentimenti, delle persone, delle famiglie, dei vincoli affettivi e sociali.
La lezione di oggi è che non c’è tregua per dignità raggiunte. Si sono evoluti i termini della ricchezza. Al possesso dei beni e alla disponibilità della servitù di ieri, si è aggiunta oggi la risonanza pubblica: in fondo essa stessa ricchezza perché la gloria rimane comunque legata al denaro.
Vengono in mente le parole di Z. Bauman, il sociologo e filosofo inglese di origine ebraico-polacca che spiega ciò che accade in economia e nella vita di ogni giorno nell’era della globalizzazione: “…la vita si sgretola in frammenti, si smembra, diventa semplicemente episodica, un insieme di episodi da cui cerchiamo di spremere il più possibile per poi muoverci altrove: un insieme di esperienze e avventure tenute insieme dal fatto di essere vissute dalla stessa persona…”. Forse c’è da aggiungere che per chi è ricco e potente il mestiere di cacciatore è più facile: “sparare, sparare e sparare; poi terminata la battuta di caccia, muoversi altrove e ricominciare. Di nuovo.”
(Z. BAUMAN, Modernità e globalizzazione, edizioni dell’asino, Roma, 2009, p. 18 e s.).

(28 maggio 2009)



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