Noi Siamo Chiesa: Fino a quando continuerà l’inciucio tra i vertici della Chiesa e Berlusconi?

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di Noi Siamo Chiesa

Il malsano rapporto tra i vertici della Chiesa e il governo non viene minimamente scalfito da una crisi politica, sociale e di credibilità senza precedenti. Bertone, Berlusconi, Crociata oltre a undici ministri e a nove cardinali si sono trovati ieri a pranzo. Ruini ha ripreso a intervenire direttamente, secondo il suo costume, distribuendo a destra e a manca inviti ed ordini. Sono comportamenti che comunicano un messaggio chiaro. E’ quello di un inciucio che incontra sempre maggiori perplessità e esplicite resistenze nella base cattolica e ostilità diretta in una vasta area dell’opinione pubblica.

Questa emergenza è l’occasione per “Noi Siamo Chiesa” di esprimere alcuni propri punti di vista generali sulla situazione, partendo dalla sua collocazione interna alla Chiesa.. Come cristiani infatti non possiamo tacere chiudendoci nella poco evangelica autosufficienza dei nostri “eventi”, della nostra stampa, delle nostre parrocchie o magari delle nostre preziose ma insufficienti iniziative di intervento sociale.

“Noi Siamo Chiesa” già in passato si è sentita obbligata a criticare ripetutamente e aspramente il rapporto dei vertici della Chiesa e di una parte del mondo cattolico con la politica e con le istituzioni In questo momento ripetiamo quali sono, a nostro giudizio, queste pesanti responsabilità, che sono una delle cause non secondarie della crisi :

– la del tutto insufficiente reazione alle culture dell’immagine, del successo, del denaro, dell’emarginazione del diverso che sono da vent’anni valori dominanti nella vita sociale e politica;

– l’alleanza abbastanza esplicita, anche se mai chiaramente dichiarata e quindi ipocrita, con il governo in carica per ottenere contropartite in privilegi materiali di ogni genere, pagate con il silenzio su ogni tipo di malgoverno, di carente moralità pubblica e di passività o di complicità nei confronti dei poteri criminali. Questo connubio è tanto più censurabile se lo si confronta con la sorda ostilità nei confronti del governo precedente;

– l’irruente invadenza su temi cosiddetti “etici” per ottenere soluzioni legislative del tutto discutibili senza lasciarle alla mediazione democratica ed ignorando le opinioni contrarie, anche dal punto di vista teologico, sui c.d. “valori non negoziabili”;

– la sostanziale acquiescenza nei confronti della politica di riarmo in corso e della guerra in atto in Afghanistan (e prima in Iraq)

Queste posizioni hanno dimostrato un deficit di laicità nel rapporto con le istituzioni e una carente preoccupazione per la vita della nostra democrazia. Esse hanno contribuito da una parte a creare una cattiva cultura nell’opinione cattolica, dall’altra ad allontanare tanti da un rapporto con il messaggio dell’Evangelo perché sempre oscurato, anche grazie ai mass-media, dallo schermo deformante determinato dalle posizioni concrete del Vaticano e della CEI.

E’ ora necessaria una svolta da parte dei vertici ecclesiastici. Le difficili prossime settimane dovrebbero fornirne l’occasione, anche se i fatti di questi giorni non vanno in questa direzione. Ci facciamo interpreti di tanti nel mondo cattolico nel chiederla, nel pretenderla. Le preoccupazioni manifestate recentemente da alcuni vescovi devono essere l’occasione per avviare da subito un cambiamento che si fondi su una riflessione autocritica sul passato. E nel popolo di Dio alzino la voce quanti, in primis le associazioni, hanno subìto in questi anni, in modo silenzioso, le ingerenze scorrette, gli intrighi dietro le quinte nei rapporti con le forze politiche e le istituzioni; non tacciano quanti sono impegnati in azioni sociali efficaci a difesa dei più deboli, contro la criminalità, per la pace.

Tutti chiedano che la Chiesa faccia un passo indietro dal pretendere sempre di più in risorse e leggi e sappia rapportarsi con la cultura “laica” non più sulla base della diffidenza o della aperta ostilità. Tutti pretendano che la Chiesa confermi, testimoni e divulghi la propria convinta adesione ai valori costituzionali, a partire dall’art.11.

Il problema vero non è quello della difesa del sistema ecclesiastico ma è quello di dare testimonianza credibile dell’Evangelo anche e soprattutto verso i cosiddetti “lontani”. L’emergenza di oggi potrebbe essere provvidenziale nel proporre e nell’attivare durante la crisi un nuovo impegno di tutti i cattolici per maggiore solidarietà, maggiore laicità, maggiore speranza nel futuro.

(10 novembre 2010)

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