Non chiamatela “leggina Englaro”. Lo strabismo costituzionale di Sacconi e Bagnasco

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di Michele Martelli

Da pochi giorni è stata resa pubblica la sentenza del Tar del Lazio in merito al ricorso del Movimento difesa dei Cittadini contro l’atto di indirizzo del ministro Sacconi del dicembre 2008, che diffidava le Regioni e il Servizio sanitario nazionale ad accogliere Eluana Englaro per porre fine al suo stato di coma vegetativo permanente.

Che cosa dice la sentenza? Dice che il diritto all’autodeterminazione terapeutica, che i genitori di Eluana hanno rivendicato per 17 anni allo scopo di ottenere la sospensione legale delle cure mediche alla figlia in stato di coma da 17 anni, è un diritto sancito dalla Costituzione (art. 32). Spetta solo al paziente, e solo a lui, o ai suoi tutori, custodi della sua volontà (laddove egli «non fosse in grado di esprimere il proprio consenso»), «decidere a quale terapia sottoporsi». O non sottoporsi.

Dunque, non solo l’atto di indirizzo di Sacconi era incostituzionale (ma tale l’aveva dichiarato già la Corte di Cassazione a fine dicembre scorso). Ma lo è anche il decreto Calabrò sul bio-testamento già approvato in Senato, e ora in discussione alla Camera, che prevede l’obbligo, per malati e medici, del ricorso all’alimentazione e idratazione forzata. Insomma, la mia, la tua vita, a chi appartiene? A me o a te? O al ministro Sacconi? O al cardinal Bagnasco? La domanda non è affatto retorica.

Sacconi ha commentato la sentenza del Tar ventilando la possibilità di stralciare dal decreto Calabrò, che rischia di avere un lungo iter parlamentare, una «norma Eluana», da approvare in tempi rapidissimi. Un’offesa impietosa alla dignità di Eluana. Nel suo nome una cinica leggina che mai lei avrebbe approvato, e che respingerebbe sdegnosamente? Che dei morti si rispetti almeno la memoria! Sacconi ha fatto riferimento, chi l’avrebbe mai immaginato, alla Costituzione, che, quasi in apertura, recita: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo …» (art. 2). I diritti inviolabili, dunque la libertà individuale, dunque la libera scelta del paziente di rifiutare le terapie sanitarie indesiderate (art. 32). L’inverso significherebbe sancire la tortura di Stato per i malati non solo terminali. Il primo articolo va letto contestualmente col secondo. Il meno che si possa dire è che il ministro è affetto da strabismo. O finge di esserlo. Allo scopo di disapplicare o stravolgere la Costituzione.
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a sembra affetto da uno strano strabismo anche Bagnasco. Nella sua prolusione al Consiglio della Cei, il 21 settembre 2009, si è appellato, forse per la prima volta nella storia dei vertici della Chiesa, alla «nostra Costituzione», col pensiero rivolto in particolare al premier e alle sue escort (che i politici si comportino con «misura e sobrietà, disciplina e onore, come anche la nostra Costituzione ricorda»!). E a sorpresa ha citato persino l’art. 54: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi». Ben detto! Tutti, non solo premier e governo, ma anche vescovi e cardinali, in quanto cittadini italiani.

Ma poi, ecco il cardinal Bagnasco, che della Chiesa è un alto rappresentante, entrare subito a gamba tesa nel processo legislativo in corso, dimenticandosi dell’art. 7 della «nostra (di chi?!) Costituzione» (che sancisce l’indipendenza dello Stato dalla Chiesa) e di tutta la sua Parte II (che stabilisce l’autonomia dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, autonomia reciproca, e dalla Chiesa). Che fa infatti il cardinale? Elogia il Senato per il lavoro svolto sulla legge sul (anzi contro il) bio-testamento, e sollecita la Camera alla sua approvazione rapida e definitiva. Come Sacconi, lo strabico Bagnasco non vede l’art. 32? E poi infine ecco l’affondo contro i «pronunciamenti discutibili», e «fuorvianti», o quanto «meno ambigui» della magistratura. Quali? È chiaro: quello del Tar del Lazio. O quelli delle Corti supreme che nel caso Englaro avevano dato il via libera all’applicazione dell’art. 32.

Che cosa dire? Sacconi e Bagnasco uniti nella lotta.
Altro che fedeltà alla Costituzione e art. 54!

(22 settembre 2009)



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