Non solo il 18. L’insofferenza della Fornero per gli articoli e il servilismo dei media
Gentile redazione,
ricorderete che qualche tempo fa la Fornero se ne uscì dicendo che non voleva l’articolo davanti al suo cognome. Cose importanti, decisioni di un certo peso in un periodo come questo. Ritengo che la richiesta sia insensata. E’ vero che l’articolo davanti ai nomi è sbagliato (anche se lo ritroviamo nei colori regionali del nostro linguaggio quotidiano), ma davanti ai cognomi, per le donne, è cosa diffusa e ampiamente usata. Non solo: ha una sua utilità. Mentre i nomi propri di persona ci indicano da loro il genere (maschile o femminile), per i cognomi non è così. Quindi un articolo permette di avere una informazione in più durante l’atto comunicativo. Tant’è che si è sempre messo l’articolo davanti a cognomi di personaggi pubblici, la Pivetti, la Bindi, fino alle stelline più recenti come la Carfagna o la Gelmini (e non solo nella politica: la Magnani, la Camusso, la Compagnoni, l’Annunziata, la Hack ecc.).
Tuttavia un giorno la Fornero decide che non vuole più l’articolo. Non penso spettino a lei certe decisione sulla lingua, ma quello che mi ha stupito di più è stato come immediatamente la stampa e tutti i mezzi di comunicazioni si siano prostrati a questo diktat (torno a dire: insulso) e ora ovunque si legge e si sente dire "Fornero". Tra l’altro continuando a usare l’articolo per tutte le altre donne pubbliche e non.
Penso che questo sia un esempio che descriva molto bene il servilismo e la soggezione di cui soffrono i mezzi di comunicazione italiani. Se gli italiani sono prostrati davanti questo governo (stiamo davvero accettando gravi sopraffazioni da questi boriosi personaggi, altro che l’eliminazione di un articolo) forse è anche a causa di questa debolezza di chi dovrebbe essere il nostro cane da guardia. La comunicazione conta, anzi forse oggi – purtroppo – è quasi tutto.
Emanuele Palazzi
(5 aprile 2012)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.