“Non sono lo scendiletto di nessuno”, Don Gallo replica alla “scomunica” di Avvenire per la partecipazione a “Vieni via con me”
Don Gallo, amareggiato e sorpreso accusa il giornale dei vescovi di non sapersi aprire al dialogo e ribadisce: «Non sono stato lo scendiletto di nessuno. L’Avvenire aveva il dovere di criticare, ma fanno male quelle accuse a un uomo di 82 anni, sacerdote da cinquanta».
Intervista a don Andrea Gallo, da Repubblica Genova, 18 novembre 2010
Questa volta don Andrea Gallo c’è rimasto male, come uomo e come prete. Un uomo di 82 anni, e di questi 50 vissuti da sarcerdote, che non si aspettava di essere definito "un prete vanitoso che è si è prestato a fare da scendiletto". Come sacerdote, si è sentito ancora peggio: perché la Chiesa che non si apre al dialogo, con credenti e no, non è la Chiesa di don Milani o del Concilio Vaticano II. Amareggiato, ma non pentito, don Gallo ribadisce: "rifarei tutto".
Don Andrea Gallo, l’Avvenire la accusa, sia pure senza nominarla, di essersi prestato in tv al gioco di chi aveva come unico bersaglio la Chiesa. Prima di tutto lo rifarebbe?
"Sì, ci mancherebbe. Non lo rifarei solo se mi arrivasse un ordine ufficiale del mio vescovo di non partecipare a nessuna trasmissione televisiva. Per il resto, ricordo Pietro che disse "meglio obbedire a Dio che agli uomini"".
Il suo vescovo è il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, vale a dire l’editore di Avvenire. Nessun segnale, nessun rimprovero dal cardinale?
"Niente di niente, prima o poi dovranno capire che i cristiani devono poter offrire il loro messaggio, essere in sintonia con la polis, con la comunità, che è fatta di credenti e non".
Com’è andata, la storia di "Vieni via con me"?
"Gli autori mi hanno chiesto di preparare un elenco di momenti, di incontri, della mia via. Io ne ho scritti trenta, loro ne hanno scelto tredici che poi si sono ancora ridotti, perché il tempo era poco. Ma era tutta roba scritta da me, altro che scendiletto, abbiamo provato, ho aspettato in camerino, poi è arrivato il mio turno. Cinque minuti in tutto".
Cinque minuti per una bufera, un record
"Io continuo a coniugare ogni giorno, come figlio della Chiesa e della Resistenza, la fede con l’impegno civile e mi chiedo come mai questa reazione così violenta sul giornale della Cei?".
Come mai don Andrea?
"Vorrei dire ai miei fratelli cristiani: siate fedeli all’ispirazione della vostra fede, proponete quello che secondo voi è vivere secondo il vangelo, senza arroganza. Quello che ha fatto Avvenire deriva dal clericalismo, vogliono imporre i loro principi in una società post cristiana e negano la possibilità di avere un’etica a chi non è credente. Così non contribuiscono al confronto, creano lo scontro, accentuano le lacerazioni interne alla stessa comunità cristiana.
E poi quegli insulti".
Il prete vanitoso che fa da scendiletto?
"Io non ho padrini né in tv né nella chiesa, quindi nessun condizionamento. Comunque un vecchio di 82 anni, con cinquanta di sacerdozio, non si offende così, non tanto per me, ma per gli altri della comunità che si sentono colpiti, colpiti, colpiti. Avvenire poteva criticare, correggermi, è suo dovere, non definirmi scendiletto, io che in Tv sono andato due volte, una a "Che tempo che fa" e poi lunedì scorso. Sempre liberissimo di dire quello che penso".
Crede che la chiesa sia un bersaglio?
"Mi dispiace quando la chiesa denuncia di essere aggredita, non è vero, non è emarginata, guardiamo solo qui a Genova ci sono 54 miliardi per l’ospedale cattolico. Mi pare non importi più la coerenza sul come si vive, non si guarda più se uno obbedisce al Vangelo".
Critiche ingiuste e fuori luogo?
"Ripeto, io sono disponibile a qualsiasi correzione, ma all’Avvenire vogliono contestare don Milani o Dossetti? Ho parlato di loro".
Lo ha fatto in una trasmissione in buona parte dedicata all’eutanasia. Nasce tutto da qui, sembra di capire.
"Nessuno obbliga a comportarsi come Beppino Englaro o Mina Welby, nei miei giorni da sacerdote passo molto tempo vicino a famiglie che hanno scelto la strada della sofferenza in vita, si deve comunque del rispetto alla coscienza delle persone. E Avvenire dovrebbe ricordare il Concilio Vaticano II quando dice che la Chiesa non rivendica altra linea se non il servire la gente".
(18 novembre 2010)
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