Nuovi poteri a Viktor Orbán

Massimo Congiu



Il Parlamento ungherese ha approvato il disegno di legge che prevede pieni poteri per il primo ministro Viktor Orbán al fine di contrastare la diffusione del Coronavirus. Con essi il premier potrà governare tramite decreti senza limiti di tempo, contro la richiesta dell’opposizione di inserire nel testo il limite massimo di novanta giorni. Richiesta respinta dall’uomo forte d’Ungheria. Orbán potrà anche imporre una “pausa forzata” dei lavori parlamentari, se lo riterrà opportuno, cambiare o sospendere leggi attualmente in vigore e bloccare le elezioni. Spetterà al capo del governo stabilire la durata dello stato di emergenza deciso a causa del propagarsi del Covid 19. Sono, infine, previste pene detentive che vanno da uno a cinque anni per chi diffondesse notizie false.

Il voto in parlamento si sarebbe dovuto svolgere la scorsa settimana ma era necessaria una maggioranza di 165 voti per l’urgenza. I promotori dell’iniziativa avevano ottenuto 137 voti a favore, 52 quelli contrari, che comunque costituivano già una certezza per l’approvazione con procedura ordinaria, come in effetti è avvenuto. Vane le proteste dell’opposizione che considerano il provvedimento non giustificato dai numeri riguardanti il contagio (492 casi nel momento in cui questo articolo viene scritto, 16 decessi, 37 guarigioni, 61 quarantene), decise le critiche di Dunja Mijatović, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani. A suo parere l’emergenza dovuta al Coronavirus non giustifica la limitazione dei poteri del parlamento. La Mijatović ha affermato che anche in un frangente così critico bisogna rispettare la Costituzione, garantire al Parlamento e alla magistratura la possibilità di valutare le decisioni prese e assicurare la libertà di informazione. Libertà che il sistema creato da Viktor Orbán nega da diversi anni con un ben preciso impegno a silenziare la stampa dissidente come dimostra anche la chiusura del Népszabadság, principale quotidiano di opposizione, avvenuta nell’autunno del 2016, ufficialmente per difficoltà economiche.

La strumentalizzazione della crisi sanitaria appare già come un dato di fatto, nello stato danubiano, con Orbán che attribuisce la diffusione del virus nel paese a studenti universitari iraniani tornati in Ungheria dopo un periodo trascorso in patria. Inoltre, all’inizio di marzo, il governo aveva sospeso l’accesso dei richiedenti asilo alle zone di transito per motivi sanitari attirandosi la critica di sfruttare questa crisi per accanirsi sui migranti e ignorare i loro diritti. Le strade delle città ungheresi sono controllate per verificare il rispetto, da parte dei cittadini, delle regole imposte contro il contagio. Le scuole sono chiuse temporaneamente, così anche i centri culturali e i luoghi di intrattenimento.


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La stretta riguarda naturalmente anche le frontiere e la situazione appare tesa per la paura dell’infezione e per i giochi politici a essa legati. Con quasi cinquecento casi, l’Ungheria è il terzo paese del Gruppo di Visegrád per numero di contagiati: peggio stanno la Repubblica Ceca che sta arrivando a quota 3.000 e la Polonia che i 2.000 li ha superati. Un po’ meglio la Slovacchia che di casi ne denuncia 340. I timori diffusi all’interno della popolazione ungherese sono a maggior ragione comprensibili considerando la situazione a dir poco precaria del sistema sanitario nazionale. Il medesimo soffre, tra l’altro, di carenza di personale qualificato, medico e paramedico, approdato in altri paesi europei, quelli economicamente più stabili, come parte di un flusso migratorio verso occidente iniziato oltre dieci anni fa.

L’opposizione politica e i suoi sostenitori accusano il primo ministro di aver strumentalizzato l’emergenza per diventare sempre più il padrone del paese. L’approvazione del disegno di legge che gli dà pieni poteri si inserisce nell’impegno che l’esecutivo porta avanti dal 2010, ossia da quando Orbán è tornato al potere, per realizzare un controllo sempre più esteso e capillare della vita pubblica del paese a partire dai settori strategici. Di fatto, oggi, con l’attribuzione al premier dei pieni poteri senza limitazione temporale, la situazione politica del paese appare ancora più complicata e il premier potrebbe approfittare con agio della sua condizione privilegiata per affossare ancora di più l’opposizione ed eventualmente dar luogo a qualche nuovo regolamento di conti, un po’ come dopo le elezioni politiche del 2018.

(31 marzo 2020)





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