Nuovi studi sulla Sindone ne mettono in dubbio l’autenticità

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da UAAR.it

L’impronta del corpo presente sulla Sindone non corrisponde a quella di un condannato affisso in una posizione simile alle rappresentazioni classiche della crocifissione. E nemmeno a quella di un corpo sanguinante disteso nel sepolcro.

Sono queste le conclusioni dei nuovi studi condotti da Matteo Borrini, professore di antropologia forense, ora presso la John Moores University di Liverpool (UK), e Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia, che per questa ricerca ha ottenuto un contributo dell’Uaar.

Il lavoro, presentato da Borrini al Convegno della American Academy of Forensic Sciences a Orlando (USA), conferma quanto emerso già lo scorso anno da un analogo studio dei due docenti.

Come noto, sull’immagine della Sindone di Torino sono visibili, oltre alla debole immagine di un corpo, anche tracce di (presunto) sangue derivante dalle ferite della passione: sulla fronte e la nuca, sul costato, sui piedi e infine sul dorso di una mano e sulla parte anteriore degli avambracci, dal polso al gomito.

Lo scopo del lavoro di Borrini e Garlaschelli è stato quello di verificare — utilizzando le tecniche forensi della BPA (Bloodstain Pattern Analysis – analisi della forma delle macchie di sangue) — quale dovrebbe essere la postura di un corpo umano affinché i rivoletti di sangue si dispongano come appare sull’impronta umana nella Sindone di Torino.

Una sottile cannula per trasfusione, collegata a una sacca di sangue, è stata applicata al dorso della mano sinistra di un volontario in tre differenti posizioni di possibile fuoriuscita del chiodo, concordemente alle più diffuse ipotesi circa la precisa collocazione anatomica della ferita così come si desumerebbe dall’immagine sindonica.

Negli studi precedenti, l’avambraccio era stato tenuto a inclinazioni diverse con l’aiuto di un goniometro balistico — da 0°, braccio orizzontale, a 90°, braccio verticale — e una modesta quantità di sangue era stata fatta colare sul dorso della mano e lungo l’avambraccio.

Tutti i test avevano dimostrato che affinché il rivolo di sangue scorra sulla parte esterna dell’avambraccio, come visibile sulla Sindone, l’angolo del braccio stesso deve essere maggiore di 80° e minore di 90°, ponendolo quindi in una posizione quasi, ma non totalmente verticale.

I nuovi test ora condotti hanno preso in considerazione altri aspetti:

Le braccia sono state poste sempre verticalmente, con le mani addirittura sopra la testa, per riprodurre la posizione ipotizzata qualora il condannato fosse stato crocifisso a un unico palo verticale. Per simulare l’ipotesi che il sanguinamento fosse avvenuto (forse da un corpo lavato) dopo la morte, il sangue è stato fatto gocciolare dal dorso della mano di un volontario disteso, con le mani sul pube nella medesima posizione dell’Uomo della Sindone (sia a gambe distese che flesse).

In nessuna di queste prove si è ottenuto un andamento dei rivoletti simile a quello visibile sulla Sindone.Gli studiosi hanno infine eseguito una BPA per la ferita al costato destro. Una spugna (delle medesime dimensioni della presunta ferita leggibile sulla sindone) intrisa di sangue sintetico è stata premuta attraverso apposita impugnatura sul torso di un manichino in posizione eretta. L’andamento dei rivoli è risultato in questo caso verticale, coerente con quello visibile sull’immagine frontale della Sindone di Torino. Tuttavia effettuando il sanguinamento sperimentale con il manichino disteso (per tentare di riprodurre la colatura visibile sull’immagine dorsale della Sindone, che deriverebbe anch’essa dalla ferita al costato per sanguinamento post-mortale), il risultato è stato del tutto diverso.

Presi nel loro insieme i risultati di questi esami sono quindi non coerenti con l’andamento generale dei rivoletti di sangue della Sindone di Torino e sembrano non deporre a favore della loro autenticità, ma piuttosto a una rappresentazione artistica o didascalica.

(10 aprile 2015)



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