Obama presidente e i vescovi statunitensi

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di Michele Martelli

Non è un segreto che la Chiesa cattolica non fa politica solo in Italia. Prima del voto, la Conferenza episcopale statunitense ha elaborato un documento in 7 punti, dal titolo “Forming Cosciences for Faithful Citizenship” (Formare le coscienze per una cittadinanza credente). Da notare, di sfuggita, l’aggettivo “credente” al posto di “cattolico”. Come se negli Usa, dove c’è una grande pluralità e varietà di fedi religiose, “cattolico” fosse sinonimo di credente! Una vera mistificazione! Tra i 7 punti, risultavano prioritari il diritto alla vita e la difesa della famiglia, ossia il no all’aborto, all’eutanasia e alla regolamentazione delle coppie di fatto, soprattutto gay. Erano criteri guida per orientare il voto cattolico (67 milioni di elettori, il 22% dell’elettorato).
Ma a favore di chi, di Barack Obama o di John McCain? La domanda appare retorica, se si pensa ai “temi etici” del programma di governo dei due candidati. Quello di McCain? Contro l’aborto, l’eutanasia, le nozze gay e la ricerca sulle cellule staminali: identico al programma attuato dal cristiano rinato Bush, che, pur appartenendo alla chiesa metodista, non a caso fu eletto nel 2004 col 51% dei voti cattolici.
Opposta invece la posizione di Obama. Sul tema dell’aborto in particolare, il neo presidente è, ed era da senatore, favorevole all’approvazione del cosiddetto Foca (Freedom of Choice Act, Atto di Liberta di Scelta), una proposta di legge per eliminare le attuali limitazioni al diritto di aborto imposte da Bush. Su questo punto, gli americani sono divisi in due grandi gruppi: i “pro-choise”, favorevoli al diritto delle donne di scegliere o no di abortire, e i “pro-life”, difensori della vita, antiabortisti. Ma non tutti i cattolici sono pro-life. Joseph Biden, il neoeletto vice di Obama, è cattolico, ma pro-choice (perciò il suo vescovo lo ha minacciato di scomunica, vedremo che cosa succederà). Come Biden, la maggioranza dei cattolici americani, votando questa volta, a quanto sembra, democratico, si sono smarcati dai loro vescovi. Mostrandosi, almeno in questo caso, “adulti”, “maggiorenni”, cioè capaci di scegliere in autonomia e libertà di coscienza. Senza essere imbeccati.
Un esempio per quei cattolici italiani che sono visceralmente dipendenti dalle direttive politiche vescovili. Il nostro problema non è solo l’interventismo politico della Chiesa cattolica nella sfera legislativa e parlamentare, il che viola il Concordato e offende la laicità dello Stato. Ma è anche e forse ancora di più la servile, e spesso elettoralmente calcolata e opportunistica vescovo-dipendenza di tanti cattolici, soprattutto di quelli che fanno politica, nel centrodestra e nel centrosinistra.
Barack, come Baruch (ebraico), significa Benedetto. Lo stesso nome scelto da papa Ratzinger. I cattolici americani, in politica, hanno in gran parte optato per Barack, dicendo dunque no al programma bioeticista della Chiesa papale, che vorrebbe imporre con leggi costrittive a tutti i cittadini precetti ricevibili semmai solo dai propri fedeli.
Quando i cattolici italiani faranno qualcosa di simile?

(6 novembre 2008)



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