Ora di religione: diamoci un taglio

Maria Mantello



«Credo che l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi non abbia più molto senso». Questa la dichiarazione del Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che vorrebbe archiviare l’ora di cattolicesimo (IRC), che come è noto è stata introdotta dal regime concordatario voluto da Mussolini nel 1929 e riconfermato da Craxi nel 1984.

Il ministro Profumo vorrebbe sostituire l’IRC con un corso di Storia delle religioni, o di Etica, come avviene del resto in altri paesi europei (vedi tabella). Un cambiamento che si rende sempre più necessario perché, ha chiarito il ministro, «nelle nostre classi il numero degli alunni che non partecipano all’ora di religione ha superato il 10%… e il numero degli studenti stranieri e, spesso, non di religione cattolica tocca il 30%».

Come prevedibile la levata di scudi della Curia e dei suoi chierichetti politici è stata pronta per continuare a garantire accaparramento e gestione di un insegnamento confessionale, pagato dallo Stato, ma tutto nelle mani del Vaticano.

Questa dell’ora di religione è infatti una vera e propria zona franca, dove la legislazione italiana è genuflessa al diritto canonico. Un’anomalia per uno stato laico e democratico che consente ad una confessione religiosa di fare della scuola statale il pulpito per la propagazione del suo credo.
«All’autorità della Chiesa è sottoposta l’istruzione e l’educazione religiosa cattolica che viene impartita in qualunque scuola o viene procurata per mezzo di vari strumenti di comunicazione sociale; spetta alla Conferenza episcopale emanare norme generali in questo campo d’azione, e spetta al Vescovo diocesano regolarlo e vigilare su esso». (Diritto Canonico, canone 804).

«L’Ordinario del luogo si dia premura che coloro, i quali sono deputati come insegnanti di religione nelle scuole, anche non cattoliche, siano eccellenti per retta dottrina, per testimonianza di vita cristiana e per abilità pedagogica. È diritto dell’Ordinario del luogo per la propria diocesi di nominare o di approvare gli insegnanti di religione, e parimenti, se lo richiedono motivi di religione o di costumi, di rimuoverli oppure di esigere che siano rimossi» (Diritto Canonico, canone 805).
Pertanto, l’insegnante di religione cattolica, è selezionato dai vescovi sulla base della sua organicità alla ideologia della Chiesa, che ne controlla “dottrina e costumi”.

Un principio questo, che non ha subito variazione alcuna nella legge sull’immissione in ruolo dei docenti di religione cattolica approvata il 15 luglio 2003, in virtù della quale lo Stato italiano, non solo continua ad obbedire a quanto la Chiesa decide, ma addirittura garantisce che questi assai particolari docenti possano anche andare ad insegnare materie diverse dalla religione cattolica.

Il meccanismo introdotto dal 2003, infatti prevede che qualora il Vescovo competente territorialmente ritenga, a sua insindacabile decisione, che i docenti di religione cattolica non siano più adatti, potrà esigere che vengano rimossi, ma poiché essi sono ormai a tutti gli effetti titolari di un contratto a tempo indeterminato con lo Stato, possono anche ricoprire le cattedre delle materie obbligatorie per tutti, alle quali gli altri docenti di ruolo hanno avuto accesso per le vie regolari (selettivi concorsi a cattedra, titoli, abilitazioni).

Vale appena ricordare anche che gli insegnanti di IRC, di cui molti non sono neppure laureati, percepiscono uno stipendio da docente laureato, e per giunta più consistente, per via del particolare automatismo salariale progressivo solo ad essi riservato. Negli ultimi anni, inoltre, nonostante i tagli che continuano ad abbattersi sulla scuola statale (compreso il blocco dell’immissione in ruolo dei docenti “normali”) gli insegnanti di religione cattolica sono aumentati, visto che la regola dell’accorpamento alunni per essi non vale: per il raggiungimento del monte-ore settimanale di lezione basta che le loro classi abbiano anche un solo alunno.

In questa particolare miracolistica moltiplicazione il Vaticano detta legge e batte cassa.
Oltre ovviamente a gestire, in tutta autonomia e al di fuori di ogni controllo pubblico, un canale di reclutamento parallelo a quello Statale, per accedere al quale bisognerà essere "eccellenti per retta dottrina, per testimonianza di vita cristiana". Un canale che in qualunque altro caso, se non ci fosse di mezzo la Chiesa, verrebbe definito quantomeno clientelare.

Una situazione insostenibile, da cui si esce solo estromettendo l’insegnamento confessionale dalle scuole della Repubblica, in modo da ristabilire la piena sovranità e laicità dello Stato.
La proposta del Ministro Profumo sembra aprire un varco in tal senso. E comunque va dato merito al ministro di aver sollevato finalmente la questione.

Non facciamoci illusioni però, perché la soluzione della questione dei privilegi accordati al Vaticano potrà essere risolta solo con l’abrogazione dell’astorico Concordato. Ne trarrebbero vantaggio tutti. Credenti compresi!

TABELLA L’insegnamento della religione in Europa

(26 settembre 2012)



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