Orgoglio antiberlusconiano

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I benpensanti concordano ormai nel sovrassedere sull’anomalia Berlusconi e insistono sulla necessità del dialogo ghettizzando gli antiberlusconiani. I luminari italioti, che poi sono gli stessi responsabili che ci hanno ridotto in queste condizioni, vorrebbero far passare l’idea che il cambiamento e il bene comune sta nel dialogo e nella cosidetta normalità democratica anche se dall’altra parte c’è Berlusconi. Come se si dovesse per incanto ignorare ad esempio l’abnorme conflitto di interessi del Premier e tutto il peggio della vecchia repubblica del malaffare che si porta dietro. Sembra poi che i benpensanti vogliano trattare perfino sulla Giustizia con chi l’ha storpiata a fini personali per anni, con chi si è eretto a paladino dei furbi e dei criminali che spopolano ai vertici nazionali, con chi ha calpestato la Costituzione.
Beh, se proprio ci tengono vadano loro a dialogare con Berlusconi, l’importante è che non pretendano una superiorità morale per tale esercizio di masochismo. E soprattutto che la smettano di denigrare coloro che ritengono Berlusconi e tutto cioè che rappresenta, il vero male che affligge l’Italia. E come tale lo contrastano e continueranno a farlo finchè finirà. Quello che i benpensanti non sembrano capire, o forse capiscono e hanno deciso di far finta di niente, è che essere antiberlusconiani non significa essere essere contro l’uomo ma contro la cultura dell’illigalità e del populismo che esso rappresenta. Contro la cultura politica acritica e superficiale che in virtù delle chimere individualiste calpesta i più elementari principi morali e democratici.
Anche il fatto che la sinistra riformista prenda le distanze dall’antiberlusconismo non è, come ci vogliono far credere, segno di maturità ma segno di vecchiaia politica. Come se i riformisti avessero in realtà rinunciato a riformare la democrazia e al contrario vogliano preservare lo stato di cose esistente, e quindi se stessi. Cosa perfettamente comprensibile, basti pensare che ottenere ad esempio un sistema meritocratico significherebbe colpire tutti quei partiti che da anni si nutrono di clientelismo e lottizzazione. Lo stesso vale per le battaglie contro gli sprechi e le inefficienze delle istituzioni di cui gran parte della classe dirigente attuale è artefice e beneficiaria. Già, come se i riformisti fossero vittime anch’essi di un conflitto d’interessi ma politico.
Ma il punto più importante che sfugge ai benpensanti è che essere contro Berlusconi non è solo una posizione di protesta ma anche di proposta. Chi è contro Berlusconi è il cittadino che ambisce, e che ritiene possibile, un Paese migliore. Che ambisce ad una democrazia più avanzata, trasparente, innovatrice, capace, giusta. Dove non vi sia spazio per nessuna anomalia e per i privilegi e i parassiti delle caste, per la corruzione e il connubbio con la mafia, per l’incompetanza e l’ingiustizia di Stato. Una democrazia che rispetta i suoi valori fondanti che in attesa di un nuovo Montesquieu rimangono quelli ad esempio che la legge è uguale per tutti. Una democrazia dove vi sia rappresentanza reale, libertà d’informazione, partecipazione e legalità.
La verità è che togliendo i cittadini esasperati che hanno deciso di mollare, i cittadini vittime del passato e quelli che invece hanno abboccato al restyling della partitocrazia, l’unica fonte di cambiamento e innovazione politica avviene al di fuori dei partiti tradizionali. E proprio in quella società civile oggi bollata come antiberlusconiana, qualunquista, forcaiola e quindi da emarginare. Posizioni durissime e bipartisan da parte delle caste e che confermano la bontà, e quindi la pericolosità, dei contenuti politici degli antiberlusconiani . Ma oltre ai contenuti contrastati perchè destabilizzanti del proprio status quo, quello che fa imbestialire le caste è la crescente tendenza ad uscire gli schemi politici tradizionali, quelli ideologici e quelli partitici, fino addirittura alla contrapposizione tra destra e sinistra. Da poi fastidio l’indipendenza con cui maturano le loro opinioni e il modo autonomo con cui s’informano e fanno politica. Insomma, tutti elementi utili a rafforzare l’orgoglio anriberlusconiano e la determinazione a continuare l’impegno per un profondo cambiamento politico.

Tommaso Merlo,
www.tommasomerlo.ilcannocchiale.it

(3 settembre 2008)



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