Orlando: “Salvini? Mi fa vergognare di essere italiano. Giusto disobbedire”

Giacomo Russo Spena

Il primo cittadino di Palermo attacca il ministro degli Interni: “Il decreto sicurezza è criminogeno ed incostituzionale, fa solo aumentare il numero di invisibili nel Paese. L’accoglienza è la via maestra della sicurezza. Ma non chiamatemi il sindaco delle Ong”. E sulla piaga della corruzione endemica al Sistema dice: “Va affermata la legalità del diritto, così si combatte anche la nuova borghesia mafiosa”.

intervista a Leoluca Orlando

“Lo scorso 2 gennaio Salvini ha dichiarato pubblicamente che avrebbe mandato l’esercito per fermarmi. È trascorso qualche mese, non si è visto nessuno né mi è giunta una denuncia. Ma mi piacerebbe finire in tribunale davanti ad un giudice per dimostrare che il decreto sicurezza è una legge incostituzionale”. Leoluca Orlando è il sindaco disobbediente di Palermo. È stato il primo a non uniformarsi ai provvedimenti del governo sull’immigrazione tanto da suscitare le ire del ministro degli Interni. “Mi rifaccio alla Costituzione e ai diritti umani – spiega – i miei modelli sono Mandela e Gandhi, nella vita bisogna avere il coraggio di sfidare le leggi sbagliate e criminogene”. Così sul caso della Sea Watch3 a largo di Lampedusa afferma di voler assegnare la cittadinanza onoraria all’equipaggio e allo staff della Ong: “Agli uomini e alle donne che hanno dimostrato il loro impegno mostrato di fronte al drammatico ed inarrestabile flusso migratorio, contribuendo in modo determinante al salvataggio di vite umane”.

Sindaco, partiamo da altro: nel Paese c’è una rete di malaffare che avvinghia tutte le forze – politica, imprenditoria e magistratura – mentre la corruzione è endemica alla governance oltre ad essere il principale strumento di penetrazione delle mafie nelle istituzioni. Come uscirne?

Va affermata una cultura della legalità che, in una realtà democratica, è essenzialmente legalità del diritto. Occorre vigilare su vari livelli: che le leggi siano sempre conformi alla Costituzione; che funzionino i meccanismi di controllo e l’apparato repressivo; che i tribunali garantiscano l’applicazione delle leggi; che la Corte Costituzionale verifichi la legittimità dei provvedimenti governativi. Infine serve selezionare una classe dirigente con un nuovo codice etico perché il livello di corruzione è talmente elevato che le istituzioni hanno perso ogni credibilità. Pensiamo ai politici che si avvalgono dell’immunità parlamentare, scandalosa la recente vicenda che ha riguardato il ministro Salvini sul caso Diciotti con tanto di ausilio del M5S.

Il caso Palamara/Lotti/Ferri ha indignato la pubblica opinione per la sua profondità e gravità, la magistratura perde ogni giorno autorevolezza?

Lo dico con grande sofferenza ma la guerra tra bande – che si definiscono associazioni di magistrati – e la lottizzazione selvaggia degli incarichi direttivi da parte del CSM stanno producendo un vulnus terribile alla stessa credibilità della magistratura. Siamo fornendo un alibi finanche al peggior criminale di gettare discredito sulla categoria affermando che la giustizia non funziona in Italia.

Che rapporto c’è tra la corruzione e l’enorme disuguaglianza sociale che esiste nel nostro Paese?

Vige un Sistema di corruzione dove le cricche utilizzano l’illecito per arricchirsi e per accentrare potere. E quando la corruzione si fa sistemica diventa una pessima agenzia diseducativa.

La Commissione parlamentare antimafia ha recentemente sancito come la mobilità delle organizzazioni mafiose abbia quasi del tutto abbandonando la “logica dell’appartenenza”, prediligendo la “logica degli affari”. Come si combatte la nuova mafia che da Sud si stanno spostando dove si muovono più capitali, ovvero al nord?

Sta nascendo una nuova borghesia mafiosa che si contrasta con la chiara individuazione dei soggetti pubblici responsabili degli atti amministrativi. E su questo penso, fuori dai denti, che la farraginosità e la deresponsabilizzazione dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) abbiano avuto l’effetto paradossale di aumentare il prezzo della corruzione, invece di impedirla.

Insieme al primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris, ha capeggiato il fronte dei sindaci disobbedienti contro il decreto sicurezza. Inoltre, Orlando lei ha affermato in riferimento all’ultima direttiva di Salvini che affida maggiore potere ai prefetti: “Siamo in presenza di un disegno eversivo”. È scontro totale con il ministro degli Interni?

Io sono, e rimarrò sempre, ubbidiente alla Costituzione semmai eversivo è chi viola i principi della Carta e chi non rispetta i diritti delle persone. Il decreto sicurezza di Salvini è criminogeno perché abolendo la protezione umanitaria rende invisibili migranti che prima erano integrati.

Ci fa qualche esempio concreto?

Un giovane che è giunto a 3-4 anni in Italia, che ha studiato e si è formato da noi, mangia italiano, è totalmente inserito nel contesto sociale, fino a 18 anni avrà la protezione umanitaria e il diritto a rimanere. Compiuta la maggiore età, lo stesso individuo diventa illegale. Cioè equivale a dire che non potrà avere un certificato di residenza né un contratto di lavoro e, senza di essi, non avrà mai un permesso di soggiorno. Capisce la follia? Con il decreto sicurezza, stiamo assistendo alla trasformazione di decine di migliaia di persone legalmente residenti in Italia che si trovano, da un giorno all’altro, ad essere clandestine divenendo appetibili per il lavoro in nero e la criminalità.

Di fronte a tutto ciò ha stabilito di registrare i migranti al registro dell’anagrafe di Palermo…

Ho disatteso il decreto Salvini proprio perché disumano e controproducente, assumendomi personalmente la responsabilità di iscrivere i migranti ai registri comunali. Una di queste persone a cui ho concesso il certificato di residenza è riuscita, grazie ad esso, a trovare un lavoro e adesso paga regolarmente le tasse in Italia.

Intanto Salvini si sta mangiando il Paese fomentando paure e foraggiando la guerra tra poveri. Come si ferma la sua avanzata?

La sua strategia porta consensi ma i consensi ce li avevano pure Mussolini e Hitler, eppure esisteva chi si opponeva. Certo, se escludiamo i ragazzi della Rosa Bianca, non erano molti i dissidenti ma, come loro, non rinunzio ai miei valori perché in minoranza. La sinistra per troppo tempo ha inseguito la destra: preferisco essere un brutto originale che una bella copia di Salvini.

Ma ha paragonato in qualche mondo Salvini a Mussolini e Hitler?

Sono ottimista, non arriveremo a quel punto. In Italia ci sono gli anticorpi democratici: c’è la Chiesa di Papa Francesco, c’è un tessuto sociale di associazioni e volontariato, ci sono realtà che resistono al populismo di Salvini. E, malgrado tutti i limiti, a fare da argine c’è anche l’Europa delle banche. Preferirei sia un’Europa dei diritti ma va detto che persino questa odiata Europa costituisce un limite ai rischi di dittatura del nostro Paese. Ricordiamo che il giovane Mussolini diventò il maturo Mussolini perché non c’era allora un’Unione Europea che lo fermasse.

Secondo lei l’Italia è diventata un P
aese razzista o soltanto opportunista e ha deciso di salire sul carro del salvatore di turno che in questo caso è Salvini?

C’è un preoccupante imbarbarimento culturale che è più grave di quello normativo. Regna la paura o, meglio, la Lega governa con lo strumento della paura. Oggi si teme il diverso e chi è più debole. Abbiamo perso una dimensione umana. Salvini è il vero nemico degli italiani: è un personaggio che sta facendo vergognare gli italiani di essere tali perché sta inquinando i pozzi della cultura dell’accoglienza che sono la caratteristica del nostro Paese. Da questo punto di vista, Palermo resta un’isola felice.

Già esiste, secondo lei, un’altra Italia che resiste e ha gli anticorpi contro questo imbarbarimento culturale? Chi la può organizzare?

La questione riguarda l’intera Europa ed è in quel campo che bisogna sconfiggere i sovranisti xenofobi. Credo che l’appello per l’accoglienza e la solidarietà che abbiamo lanciato a giugno assieme al vescovo capo delle Chiese evangeliche di Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, è la conferma di come c’è un’Europa che resiste e non è irrilevante. Ho citato il vescovo capo della Chiesa protestante di Germania ma potrei citare il fermento del mondo cattolico o il frammentato mondo dell’associazionismo diffuso.

Si sente il sindaco delle Ong?

No, mi sento il sindaco di una città aperta e accogliente. Mi dispiace doverlo dire al ministro Salvini ma Palermo è stata riconosciuta come la città più sicura di Italia. Il che dimostra che è sbagliato il paradigma straniero uguale criminalità: accogliere i migranti non è un attentato alla sicurezza. E aggiungo: il modo di far rendere sicura una città è far sentire tutti parte di quella comunità: chi sta in Italia è italiano ma deve rispettare le regole italiane.

Mi sta dicendo che la sua Palermo è una città in cui sono bandite le differenze tra autoctoni e stranieri?

A Palermo siamo tutti palermitani, questa è una politica intelligente per garantire la sicurezza dei cittadini. In un Paese democratico la sicurezza si fonda sul rispetto dei diritti di ciascuno, nelle dittature invece viene prima dei diritti delle persone.

Beh, mi pare più uno spot propagandistico…

Per niente, è una politica che dà i suoi frutti. All’interno di Palermo anche i migranti si sentono cittadini di serie A e di fronte ad uno straniero che delinque sono i primi a difendere la città avvertendo sindaco e questore, i quali sono pronti ad intervenire con fermezza.

I diritti di cittadinanza come antidoto alla delinquenza diffusa?

A Palermo i migranti difendono innanzitutto la loro città, quella che viene considerata e considerano la città che li accetta come cittadini a pieno titolo, dopo pensano a difendere la loro religione o il Paese d’origine. Questo non accade nelle banlieue di Parigi o nelle periferie di Bruxelles dove un migrante criminale viene in qualche modo difeso in chiave anti-Sistema. Io credo che la via maestra è esattamente quella dell’accoglienza e l’accoglienza è la via maestra della sicurezza.

(28 giugno 2019)





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