Osservatore e Avvenire: “C’è molto mondo cattolico tra il popolo del sì”
Valerio Gigante
, da Adista 48/201
Qualcuno ha sottolineato come ad incassare la straordinaria vittoria sui referendum del 12 e 13 giugno siano anche coloro i quali, Bersani e lo stato maggiore del Pd in testa, avevano salutato con favore la possibilità che a gestire i servizi idrici fossero i privati. E che non si mossero con la necessaria fermezza per contrastare l’approvazione in Parlamento del legittimo impedimento.
Analogo ragionamento si potrebbe però fare anche per la gerarchia cattolica, pronta ora a rivendicare il proprio merito nell’aver contribuito in maniera determinante al risultato dei referendum, dopo averne in larga parte ignorato, quando non contrastato, le istanze (v. notizia seguente) ed aver sostenuto Berlusconi, il suo esecutivo e la politica del governo fino a tempi assai recenti. Certo – lo hanno scritto molti tra i media ecclesiastici, Avvenire in testa – il voto cattolico è stato decisivo al raggiungimento di quel quorum, che nell’ultima tornata referendaria del 2005 non fu raggiunto anche a causa della campagna astensionista promossa dal cardinale Ruini sul referendum sulla legge 40 (fermo restando che erano ormai da 16 anni che nessun referendum abrogativo raggiungeva il quorum e che i quesiti del 2005 riguardavano una materia, la fecondazione assistita, certamente assai più ostica e di minore appeal mediatico rispetto a quella oggetto della consultazione dello scorso 12 e 13 giugno): ma se di questo successo la gerarchia è stata brava a cavalcare l’onda, non altrettanto ha fatto nel suscitarla, e nemmeno nell’alimentarla quando ormai si era formata.Ma i media istituzionali della Chiesa la pensano in altro modo. A partire dall’Osservatore Romano, che nell’edizione del 15 giugno afferma risoluto: «Questo insieme, sicuramente composito, di elettori – fra i quali anche molti cattolici che valutano sulla base della dottrina sociale della Chiesa – appare da solo in grado di spostare gli equilibri politici».
L’Osservatore si guarda bene, però, dal politicizzare il risultato uscito dalle urne; diversamente da Avvenire, da tempo su posizioni assai più critiche nei confronti dell’esecutivo di quanto non siano quelle della Segreteria di Stato. Cei e giornale vaticano concordano comunque nell’attribuire alla Chiesa la paternità del successo. Per questo, nell’edizione del 16 giugno, Avvenire dà grande risalto ai risultati dei referendum, dedicandogli l’apertura, l’editoriale del direttore, Marco Tarquinio, ed un ampio speciale all’interno: «Un grande contributo – scrive il direttore del quotidiano della Cei nel suo commento – è venuto e potrà ancora venire dai cattolici italiani, che hanno le idee chiare su ciò che negoziabile non è», «e sul tanto di buono che, su questa solida base, si può fare con compagni di strada altrettanto onesti e chiari nel voler costruire un Paese più giusto, umano e capace di uscire dalla sindrome (e quasi dalla voluttà) del declino». E il Sir, l’agenzia ufficiale della Cei, pur non soffermandosi sul ruolo dei cattolici, interpreta comunque il risultato come un nuovo «messaggio diretto al governo», perché «il quorum superato di slancio va ben al di là del merito dei quesiti» e apre «una fase di cambiamento».
Un voto politico anche per Famiglia Cristiana: «Un altro no al governo», titola l’edizione online del settimanale dei paolini, che ribadisce: «C’è molto mondo cattolico nel raggiungimento del quorum».
(20 giugno 2011)
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