Pascucci: “Civismo e coerenza. Così la sinistra resiste e vince”

Giacomo Russo Spena

“Il M5S? Un movimento di incapaci”. Parla Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, a capo di una lista civica che ha azzerato sia il Pd che il M5S. Attivista per i beni comuni e impegnato sui temi culturali e ambientali, dopo aver fondato insieme a Federico Pizzarotti “Italia in Comune” è sulla rampa di lancio verso la politica nazionale: “Vogliamo essere l’alternativa che manca nel Paese”.
 
intervista a Alessio Pascucci

“Ho sempre creduto nel civismo, a Cerveteri chi vota a sinistra vota per me”. Alessio Pascucci ha 36 anni ed è il sindaco della cittadina laziale. Cresciuto a pane e politica, attivista già dai tempi del liceo, si è battuto in prima linea per i beni comuni, i temi culturali ed ambientali opponendosi alla riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia. “Non ho mai avuto tessere di partito” tiene a precisare e nel 2012 ha vinto le elezioni, a sorpresa, mettendosi proprio a capo di una lista civica. Dopo 5 anni, nel giugno 2017, è stato riconfermato sindaco sconfiggendo al ballottaggio la destra ed azzerando completamente sia il Pd che il M5S che, alle elezioni, prenderanno entrambi il 5,7 per cento. Personaggio istrionico ma pragmatico, Pascucci è alla guida di una delle giunte più giovani d’Italia (35,5 anni di media) e da anni denuncia la commistione tra interessi privati e pubblica amministrazione, proponendo un rinnovamento radicale fondato su legalità e trasparenza. Nel 2011, tra l’altro, ha ricevuto una proposta di corruzione (375.000 euro in cambio di voti in Aula), denunciata immediatamente alla Procura di Civitavecchia smascherando così un giro di tangenti che ha condotto a diverse condanne e rinvii a giudizio. Dopo aver fondato insieme a Federico Pizzarotti “Italia in Comune”, un partito che mette insieme esperienze virtuose ed amministratori locali cosiddetti illuminati, Pascucci è sulla rampa di lancio verso la politica nazionale.

Mentre nel Paese la sinistra è morta o sembra rappresentata, a parole, dall’ex ministro Minniti a Cerveteri lei vince per due volte di fila controdestra, centrosinistra e M5S. Qual è il suo segreto?

Dire le cose vere. Il populismo e la sua propaganda funzionano sul breve periodo e sono più efficaci sul piano nazionale ma a livello locale i cittadini pretendono da subito cambiamenti concreti e se nel 2017 ho rivinto le elezioni è perché nel primo mandato ho attuato l’80 per cento del programma promesso. Ai politici la gente chiede, innanzitutto, serietà.

Possiamo sintetizzare dicendo che nel 2017 è stato confermato, a mani basse, grazie alle parole d’ordine “coerenza” e “radicalità”?

In quella campagna elettorale, malgrado non fosse tema pressoché locale e nonostante fossi stato sconsigliato da molti comunicatori, ho parlato insistentemente dello ius soli. Sono andato in giro ripetendo con orgoglio che dare la cittadinanza onoraria ai figli dei migranti nati a Cerveteri fosse un gesto di civiltà. Non si deve mai avere paura delle proprie idee ma è necessario comunicarle bene. Gli slogan populisti sono immediati mentre i concetti più complessi richiedono tempo per essere spiegati ed assimilati. Ma alla lunga portano al vero, ed unico, cambiamento.

Non crede che nel Paese una campagna sullo ius soli sia, in questo momento, del tutto impopolare?

Dobbiamo fare le cose giuste, non quelle popolari. È ben diverso. Quando un sindaco decide di fare la raccolta differenziata porta a porta o di pedonalizzare un’area fa scelte nel breve periodo impopolari – pensate ai commercianti come protestano per la chiusura della strada – ma nel lungo periodo premiano e la gente si ricrede. Sullo ius soli, invece, c’è stato un depistaggio: si è discusso per tre mesi di una questione quando il provvedimento sanciva ben altro, finendo così per generare confusione agli stessi cittadini.

Rimaniamo sulla politica nazionale. Cosa ne pensa di questo “governo del cambiamento”? È preoccupato per questo sodalizio Lega/M5S?

Le parole sono importanti e vanno utilizzate con grande attenzione. Questo non è il governo del cambiamento. Sull’immigrazione stanno rivendicando i cattivi frutti della politica di Minniti, quella politica che non ho mai condiviso. Per il resto, hanno annunciato promesse elettorali che non sono in grado di mantenere. Queste contraddizioni pian piano stanno emergendo. Emblematico ed inaccettabile che un parlamentare della Repubblica dica: “Scusate, quando mi sono candidato ero convinto di poter fermare la Tap, non avevo capito. Vi chiedo venia!”. Se sei una persona coerente, ti dimetti e spieghi apertamente agli italiani ciò che sei, ovvero un cialtrone.

Mi scusi, sta dando del cialtrone a Di Battista. Ma, a volte, non è possibile scoprire dopo il voto se esistono o meno dei contratti vincolanti sottoscritti dal governo precedente?

Non mi candido in nome del cambiamento e non faccio una campagna elettorale tutta all’attacco e promettendo la rivoluzione se non conosco nemmeno le carte e se non ho studiato nulla. Nel mio piccolo, quando sono diventato sindaco mi sono trovato dinanzi ad alcuni ostacoli ma ne ero a conoscenza fin dalla campagna elettorale. In politica bisogna essere coerenti. Il M5S si sta dimostrando come un movimento di incapaci.

Si sta battendo molto contro il decreto sicurezza di Salvini. Al di là della propaganda del ministro degli Interni, con questo decreto quali conseguenze pratiche ci saranno per voi amministratori locali?

Il decreto millanta falsamente di portare maggiore sicurezza alla popolazione. In realtà è l’esatto contrario. Togliere i finanziamenti agli Sprar, che rappresentano il sistema di accoglienza condiviso coi Comuni, per incentivare le grandi strutture controllate dalla prefettura, diminuisce soltanto la sicurezza. I Sprar, infatti, non creano problemi sociali mentre i Car e i Cas sì. Inoltre impedire ai richiedenti asilo di fare la carta d’identità, equivale per noi amministratori a non poter censire i migranti presenti sul territorio. Peraltro, il migrante che non ha i documenti non può accedere nemmeno al Servizio Sanitario Nazionale e come si cura in caso di problemi medici? O non si cura o lo fa di nascosto rischiando la diffusione di epidemie pericolose per la comunità.

Siamo davanti ad un imbroglio di Salvini?

C’è un equivoco di fondo: questo decreto non parla degli sbarchi né diminuisce il numero dei migranti sul nostro territorio e non prevede manco i rimpatri perché mancano le risorse economiche. Il provvedimento, più semplicemente, non fa altro che condannare i migranti già presenti in Italia all’irregolarità, e l’irregolarità fa aumentare criminalità e quindi insicurezza.

È vero che come Italia in Comune state pensando di presentare alla Camera, tramite il vostro deputato Serse Soverini, delle modifiche al testo?

A noi questa legge non piace e la vorremmo bocciare. Ma siccome il governo ha la maggioranza per convertire il decreto in legge, chiediamo una modifica che riduca quei danni che recherà agli amministratori locali, al di là che siano di centrosinistra, centrodestra o del M5S. I nostri sono emendamenti di buon senso.

Spera che gli emendamenti siano sostenuti anche dal M5S?

Ripeto, non è un emendamento politico ma tecnico volto a migliorare le condizioni di vivibilità sui territori. Sono sicur
o che vari parlamentari terranno in considerazione un voto favorevole chiedendo la modifica del testo.

Intanto nel Paese non si vede un’opposizione credibile. Il Pd – quello che tifa spread o è per le privatizzazioni o scende in piazza per la Tav – può rappresentare veramente un’alternativa a questo governo?

Italia in Comune aspira ad essere l’alternativa che manca nel Paese, l’abbiamo fondata proprio per ridare una cosa comune ai tanti progressisti ed ecologisti in cerca di un soggetto credibile. Dalla questione di Riace ai temi sollevati da Ilaria Cucchi, dal decreto sicurezza al ddl Pillon sull’affido condiviso, stiamo lavorando per contrastare questo governo con proposte tecniche.

E col Pd che rapporti avete?

Non tifiamo contro il Pd, ma di certo mi sembra che quel partito abbia smarrito la percezione della realtà. Continua a litigare internamente tra diverse correnti, senza preoccuparsi minimamente dei problemi del Paese e senza capire dove sta andando il mondo.

Quindi dal Pd non potrà nascere qualcosa di buono?

Beh, sono molto preoccupato per ciò che vedo. Dentro quel partito ci sono delle eccellenze e degli amministratori locali in gamba che governano bene e sposano politiche che vanno nella direzione giusta. Ma sembrano prevalere poi sempre altre logiche…

Di Nicola Zingaretti ha sempre parlato bene, oltre ad esser intervenuto sul suo palco di lancio alla segreteria del Pd. Pensa che possa rinnovare il Pd alleandosi, come sta facendo, con i Fassino, i Gentiloni o i Franceschini?

Stimo molto Zingaretti, l’ho sempre sostenuto durante le sue campagne elettorali. È un bravo governatore. Detto questo, il Pd è travolto dal dramma delle correnti interne che guerreggiano tra loro coi vari capobastone che gestiscono tessere e pacchetti di voti. Non si lavora per gli interessi degli iscritti e della nazione ma nell’interesse delle poltrone.

L’1 dicembre, a Roma, il sindaco Luigi de Magistris lancerà un nuovo soggetto nazionale ipotizzando, persino, una lista per le Europee. Quel giorno ci sarà? È interessato a quel progetto?

Guardiamo con grande curiosità a tutto quel che avviene all’interno del campo progressista. Più volte ho parlato con de Magistris di cui do un giudizio positivo su come sta governando Napoli. Ma siamo due forze politiche ben contraddistinte. Al momento, noi lavoriamo per consolidare Italia in Comune.

Resto un nodo: Italia in Comune cosa farà alle Europee?

Lo decideremo il 14/15 dicembre durante il nostro coordinamento nazionale. Con grande onore siamo stati contattati da molte forze europee che vedono in noi un possibile partner in Italia. Tra i vari soggetti con cui siamo in relazione ci sono anche i Verdi europei.

Le chiedo di sbottonarsi: mi ha parlato bene sia di Zingaretti che di de Magistris che dei Verdi… Dove andrà a finire Italia in Comune?

Abbiamo la fortuna di avere un programma chiaro e con alcuni valori ben definiti. L’ambientalismo, ad esempio, è una nostra colonna così come la Costituzione o il tema della solidarietà e dei beni comuni. Sono questioni che non parlano soltanto ad un elettorato di centrosinistra ma sono trasversali nella società. Ripartiamo da questi valori, poi si vedranno le alleanze per le Europee.
 

(19 novembre 2018)





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