Pax Christi: documento su nomadi e migranti e lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Documento su nomadi e migranti
Lo sgombero del campo rom di via Bovisasca a Milano, il 1° aprile u.s. e ancor più l’incendio del campo di via Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, il 14 maggio u.s., hanno richiamato la pubblica attenzione, non soltanto sulle disumane condizioni di vita in cui versano migliaia di persone, ai bordi delle nostre città, senza che vengano riconosciuti loro i Diritti Umani fondamentali e garantiti quei servizi minimi che, sanciti dai Trattati Internazionali, anche il nostro Paese ha sottoscritto, ma soprattutto quella mentalità violenta ed esclusivista con cui si vorrebbe costruire la società del futuro.
Tale mentalità è immediatamente riscontrabile anche nella scelta di diverse amministrazioni locali – indistintamente di destra o di sinistra, tra cui ormai si distingue quella fiorentina – di perseguire chi chiede l’elemosina per le strade e nella tolleranza – o peggio l’organizzazione – di "ronde di cittadini a tutela del territorio", ruolo di esclusiva competenza dello Stato, mediante le Forze dell’ordine.
Di fronte al triste spettacolo di persone spaventate e disperate, cacciate senza alcuna prospettiva, che nella concitazione del momento perdono molte delle loro povere cose, compresi – in alcuni casi – i documenti che ne attestano l’identità; di fronte agli occhi impauriti dei bambini che, allontanati dai quartieri in cui avevano mosso i primi passi dell’integrazione, finiscono ad ingrossare le fila dell’abbandono scolastico; di fronte al disagio delle donne in stato di gravidanza e di molti neonati; di fronte a questo modo di intendere il servizio istituzionale e all’arroganza di semplici cittadini che si ergono a giustizieri e tutori dell’ordine pubblico … facciamo fatica a riconoscere il volto democratico e civile del nostro Paese, così come le conquiste civili sancite nella Carta Costituzionale.
Ancora più sconcertanti, ci risultano alcune voci di protesta levatesi all’interno della stessa comunità cristiana. A Milano, ad una manifestazione organizzata sul sagrato del Duomo, contro il Cardinale Tettamanzi, reo d’aver alzato la voce in difesa dei Diritti dei Rom, violati nel corso dello sgombero menzionato, diversi dei partecipanti si professavo credenti e appartenenti a quella Chiesa; mentre a Pisa perfino delle suore hanno protestato contro il progetto per un dormitorio di poveri vicino al loro asilo, per paura che i bambini si spaventassero.
Per contro, forti e chiare si sono levate, in questi giorni, alcune voci autorevoli, tanto per il ruolo che rivestono all’interno della Comunità ecclesiale, che per il servizio che prestano sul campo.
Tra le molte vogliamo ricordarne alcune.
Mons. Plotti, vescovo emerito di Pisa, ha messo il dito nella piaga, smascherando l’ipocrisia che spesso ci impedisce di vedere e giudicare la realtà: «La grande maggioranza di chi chiede l’elemosina è fatta di poveri veri, prodotto sempre più numeroso, fra l’altro, della stessa società che poi li perseguita, e che non sanno realmente come vivere. E come si può pensare che un concetto ipocrita come il decoro, un certo perbenismo di maniera, possano ispirare una qualunque iniziativa efficace riguardo a bisogni reali, concreti, spesso drammatici? … bisogna partire da un punto di vista totalmente diverso: pensare di avere davanti non un problema di decoro, ma un problema umano».
Don Federico Schiavon, direttore nazionale della pastorale dei Rom e Sinti, scrivendo al vescovo di Cremona, che si era espresso sull’elemosina fuori dalle chiese e zingari, ha auspicato che: «Speriamo perciò che questa situazione, dai contorni spiacevoli al di là dell’intenzione, sarà occasione per una maggiore ed esplicita presa in carico da parte sua e della sua comunità ecclesiale della situazione di Rom e Sinti, attivando quella più ampia giustizia solidarietà e cura pastorale (anche a norma del diritto canonico, come lei ben sa, quelli tra loro e sono molti che appartengono alla chiesa cattolica, quando si trovano nel territorio della sua diocesi sono affidate alle sue cure).
Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera, contro le mafie, ha scritto direttamente una lettera di scuse ad una donna, il cui volto terrorizzato capeggiava sui giornali, mentre con la sua famiglia veniva sloggiata dal campo in cui viveva.
Per quanto riguarda il problema generale del flusso migratorio in Italia e l’intenzione annunciata dal Governo di trasformare l’immigrazione clandestina in reato, va ricordata la presa di posizione del Card. Renato Martino, per anni Osservatore della S. Sede presso le Nazioni Unite, che pur riconoscendo la legittima esigenza di regolare i flussi migratori, ha però messo in guardia dalla tentazione "di demonizzare gli immigrati"; concludendo: «Non sono assolutamente d’accordo nel considerare reato l’immigrazione clandestina».
Riaffermando perciò la ferma convinzione che una società sicura e ordinata possa essere costruita soltanto sul rispetto dei Diritti Umani, universalmente garantiti, lamentiamo che la logica adombrata tanto in certi incresciosi episodi quanto nei provvedimenti discussi in queste ore, non fanno che sconfessare quelle "radici cristiane" tanto facilmente menzionate e strumentalizzate nel dibattito sociale e politico.
A tale proposito vogliamo ricordare a tutti e in particolare ai cristiani quanto Giovanni XXIII scriveva, ormai 45 anni fa, nell’Enciclica Pacem in Terris: «Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell’interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse (cf. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1952). Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l’appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale».
AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA GIORGIO NAPOLITANO
Egregio Sig. Presidente,
ci rivolgiamo a Lei in qualità di garante della Costituzione e rappresentante massimo delle Istituzioni del nostro Paese.
Il clima di intolleranza e sospetto, creatosi a seguito di una sconsiderata campagna mediatica, e soprattutto le dichiarazioni di intenti, rilasciate da alcuni rappresentanti del Governo, tese a penalizzare come "reato" l’immigrazione clandestina, ci preoccupano per la sicurezza di migliaia di persone e ci offendono come italiani.
Riteniamo, infatti, che tali ingiustificate misure violino anzitutto la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata, dalle Nazioni Unite, 60 anni or sono e firmata anche dal nostro Paese.
Giustamente, riteniamo, l’Unione Europea ha immediatamente manifestato preoccupazione e sconcerto su quanto sta avvenendo in Italia, dimostrando con ciò un tempismo senza precedenti. Tale umiliante iniziativa è peraltro servita a ricordare, soprattutto a noi italiani, che delle aspirazioni unitarie europee potevamo vantarci di essere tra i principali promotori, come l’Unione debba essere anzitutto un luogo di esercizio politico, teso a migliorare la qualità di vita di tutti i suoi cittadini, non una semplice area di mercato.
Infine, ma soprattutto, riteniamo che tali misure contrastino fortemente quei principi di Umanità, Libertà e Solidarietà che i Padri Costituenti posero come fondamenti della nostra Democrazia, all’indomani della Resistenza contro la barbarie nazi-fascista.
Individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico da prendere come pretesto per i problemi del
momento, risponde unicamente a quella logica che già ha funestato il passato di questo Paese e che in distinte Giornate della Memoria auspichiamo non debba ripetersi.
Per questo Le chiediamo di Tutelare ancora una volta i Principi Costituzionali e il buon nome dell’Italia non firmando la Legge che dichiarasse "reato" l’immigrazione clandestina, qualora, una volta compiuto l’iter parlamentare, venisse sottoposta alla Sua autorità e di continuare, con tutti i mezzi che la Costituzione le attribuisce, a salvaguardare i Diritti Umani Fondamentali e i principi del vivere civile, come sempre ha fatto nel corso del suo impegno politico e istituzionale.
Con gratitudine,
Pax Christi Italia
(23 maggio 2008)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.