Pdl, il Partito del Latrocinio
Paolo Farinella
, prete
Dopo il volo del duomo di Milano che navigando tra la folla andò ad insozzarsi in una faccia tumefatta di suo perché appesantita da km 18,50 di mascara artificiale, nacque come reazione il «partito dell’amore». Per mesi abbiamo visto la faccia del sanguinario capo, gridare e urlare che lui e loro non odiano, ma amano fino alla bestemmia in quella bocca spergiura che «L’amore vince l’odio». Non sanno più che pesci pigliare per accreditarsi per quello che non sono e non saranno mai. Il capo e i suoi manutengoli, i servi e le schiave che vivono di rendita, sono esperti nell’odio e nella calunnia, nella falsità e nello spergiuro. Urlano, inveiscono e sbraitano di essere il «partito dell’amore», ma si arrabbiano se si dice che il loro capo è così abietto che per avere un po’ di sesso se lo deve comprare, anzi se lo deve fare comprare pagando professioniste del mestiere. Poveracci, sono tanto il partito dell’amore che si sbranano tra di loro, si infangano, si uccidono.
Costui e costoro sono solo il «Pdl» cioè il «Partito Del Latrocinio» o se volete il «Partito Di Latta» visto che il partito non conta proprio nulla, ma è solo il predellino di un’auto (per giunta non italiana) su cui il capo mafioso poggia il suo piede con tacco rialzato. Credevamo che la vecchia Dc e il ladro contumace Craxi avessero toccato il fondo; invece dobbiamo ricrederci: questi qua che avrebbero dovuto essere «ricchi di suo» e quindi sazi, si sono dimostrati famelici più di tutti coloro che li hanno preceduti. Questa è la vera celebrazione del 150° dell’unità d’Italia: allora Massimo D’Azeglio aveva un progetto: «Abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani». A distanza di un secolo e mezzo l’Italia è in pieno deliro leghista in corsa verso la frantumazione e gli Italiani sono letteralmente fatti. Fatti e strafatti. Il dramma comico è che chi se li fa è un essere ributtante e laido e lascivo che è riuscito a fare apparire il mostro di Notre Dame come la bella addormentata nel bosco.
Bossi ha incoronato i suoi pargoli trigliati come suoi eredi assicurando loro la prebenda lauta della casta politica e dire che lui era contro «Roma ladrona» e i leghisti amano stare controvento mentre il loro boss mammasantissima orina. Cota sembra che abbia vinto con l’imbroglio e ora si appella al popolo. Hanno tolto l’ici anche ai ricchi e straricchi e ora si accingono a mettere una super tassa sui fabbricati, ma vogliono farla passare come riforma del catasto.
Lo chiamavano partito delle libertà; invece era la cricca del malaffare. Lo chiamavano il popolo della libertà; invece era il gregge della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra. Lo chiamavano il capo carismatico; era solo un capobastone e nemmeno tra i più quotati perché manovrato e ricattato dai mammasantissima. Lo chiamavano «meno male che Silvio c’è»; invece era la convergenza di un sistema di cloache che hanno reso la nazione un letamaio e lerciume senza precedenti nella storia.
Ha ricevuto anche il premio come «Statista di rara capacità» per furto con destrezza, per evasione fiscale, per falso in bilancio, per corruzione di giudici e testimoni, per spergiuro sulla testa dei figli. Quando la sentina fuoriesce dalle fogne è il segno che le fogne stanno scoppiando e può cominciare un nuovo progetto di pulizia e di depurazione. Basterebbe che il Pd, il partito che non c’è, battesse un colpo e prendesse il timone dell’opposizione dura e senza compromessi di sorta. Non si fanno accordi di alcun genere con i mafiosi malavitosi di stampo berlusconista. Bisogna solo cacciarlo nella fogna da cui è venuto, lui e il suo parterre dell’amore a pagamento. Il bello deve ancora venire perché il macellaio Verdini ha più trippa di quanta lascia intendere. Restate nei paraggi.
(20 luglio 2010)
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