Pedagogia di regime
di Norma Rangeri, da il manifesto, 17 settembre 2008
Con Silvio Berlusconi nel salotto di Porta a Porta e l’ex parlamentare Vladimir Luxuria sulla spiaggia dell’ Isola dei famosi, il servizio pubblico ha inaugurato il vero anno scolastico, l’unica pedagogia nazionale di massa in grado di trasmettere simboli, valori, modelli al popolo impaurito dalla crisi. Partecipando alla brillante kermesse del talk-show e all’esotico festival del doppio senso, nella stessa serata sugli schermi della Rai, il leader del centrodestra e il transgender dell’estrema sinistra diventano i poteri forti di un immaginario che alimenta e sponsorizza un’idea unica della politica.
Trionfa l’immagine di una conversazione pubblica fondata sulla volgarità, sull’ostracismo di ogni critica avanzata fuori dal perimetro della rappresentazione. La trasgressione di Lux (così la Ventura chiama l’ex parlamentare di Rifondazione) accetta la telecamera tra le mutande, le battutacce, il senso comune di una sessuofobia con il belletto dell’emancipazione. Allo stesso modo, ubbidendo alla medesima grammatica, il governo del paese appare tra le gambe di miss Italia e i baci toccanti della campionessa olimpica. Il presidente del consiglio è sembrato persino stupito dall’eccesso di adorazione degli ospiti. Come se il suo corpo sovrano, così desiderato, lo mettesse nella condizione di dover contenere l’onda populista. È lui che deve frenare Vespa-Fede che lo incita ad apprezzare le forme della giovane miss, è sempre lui che si schermisce di fronte alle avance della regina del fioretto. Del resto sa bene qual è la regola: non spetta a lui dover sottolineare l’evidenza, basta il lavoro delle telecamere che sanno dove guardare, cosa suggerire, come commentare. La televisione è una buona maestra. Capace di prolungare la luna di miele del governo, offrendo gli ingredienti necessari ai sondaggi che continuano a beneficarlo. Se ogni giorno i telegiornali raccontano che Berlusconi sta facendo di tutto per salvare l’Alitalia, evitando, con una coerenza granitica, di ricordare che si sta parlando dello stesso Berlusconi che solo qualche mese fa ha fatto naufragare un accordo più vantaggioso per le tasche degli italiani, nessuna meraviglia se i sondaggi raccolgono l’opinione unica. Se le domande dei giornalisti diventano ogni giorno più imbarazzanti delle risposte (nella serata di Porta a Porta abbiamo visto due direttori-fantasma), è facile intuire cosa pensa, immagina e vuole il pubblico che legge l’attualità dal video. Siamo solo all’inizio dell’anno televisivo, Berlusconi può rendere più conforme e omogeneo il palinsesto. Non che ne abbia bisogno, il sistema funziona così: Rai vecchia (riesumano persino Carramba ), Mediaset sempre in tiro. Ma la costituzione formale, i regolamenti parlamentari chiedono di nominare un presidente della commissione di Vigilanza, il Cda della Rai è scaduto e si dovrà scegliere un presidente e un direttore generale. Difficile che il centrodestra incontri un’opposizione capace di scoprire il trucco. La recente storia passata (i due governi di centrosinistra) non ha offerto prove confortanti. Il primo governo Prodi fece ammalare la Rai di « ulivite», mentre nella prova d’appello del secondo mandato prodiano, la t v pubblica ha spedito a viale Mazzini un cast dirigente superlottizzato e filoberlusconiano. Nell’attuale afasia dell’opposizione, reagire al regime dell’informazione non sembra una priorità dell’agenda veltroniana. Si scende in piazza per le questioni sociali, senza che un’altra televisione lo diventi mai.
(18 settembre 2008)
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