“Per Abdul! Perchè non succeda più!”

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Sabato 20 manifestazione a Milano. L’appello di Don Gino Rigoldi, Nico Colonna, Renato Sarti e Moni Ovadia.

Una manifestazione a Milano sabato 20 settembre per ricordare Abdul Guibre, il giovane di origine africana ucciso domenica scorsa, e chiedere che un episodio del genere non si verifichi più. "Abdul è stato ucciso per niente o per futili motivi… come dice l’arido linguaggio della magistratura – si legge in un appello firmato da Don Gino Rigoldi, Moni Ovadia, Renato Sarti e Nico Colonna a sostegno della manifestazione -. Chi ha preso la spranga non l’ha fatto per paura o per legittima difesa, ha commesso un delitto a sfondo razzista, mosso da odio e rancore, considerandosi legittimato dal sentire intollerante, sciaguratamente diffuso".

"Questa Milano – prosegue l’appello – non ci appartiene. Non ci appartengono la violenza e il razzismo che si manifestano sempre più apertamente, in uno stillicidio di episodi quotidiani di intolleranza di cui sono vittime donne e uomini, quasi sempre inermi. La dilagante campagna razzista e la costruzione del nemico ‘altro’ diventano funzionali a nascondere la questione politica della sicurezza sociale, della coesione e della giustizia sociale per tutti. L’altro e il diverso vengono additati quali cause del malessere sociale ed esistenziale. Il potere e lo sfruttamento si alimentano anche in questo modo".

"Per questo – conclude l’appello – per ragioni etiche, culturali e politiche, gridiamo con forza che non ci appartiene l’ideologia sicuritaria, incentrata sulla repressione e sulla costruzione di alibi culturali che autorizzano le ronde e la violenza privata. L’omicidio di Abdul è l’ultimo segnale di un’escalation xenofoba, che va arrestata. La Milano democratica e antirazzista deve reagire. Milano deve reagire". L’appuntamento per il corteo è fissato per sabato 20 settembre alle 14.30 a Porta Venezia.

Alla manifestazione parteciperà anche l’Arci, che è tra i promotori dell’iniziativa. Secondo l’associazione l’omicidio di Abdul è "conseguenza di un clima culturale che si sta pericolosamente diffondendo nel Paese e che rischia di farci piombare nella barbarie. Un clima in cui sembra che chiunque si senta autorizzato, per il più futile dei motivi, a farsi giustizia da sé. Nel grave episodio di Milano – prosegue l’Arci – non possiamo non attribuire una responsabilità alle amministrazioni locali e agli esponenti del mondo politico che, soffiando sul fuoco dell’intolleranza e in nome della sicurezza, hanno condotto una vera e proprio guerra alla pacifica convivenza al solo scopo di raccogliere facili consensi su un tema complesso come l’immigrazione".

"Come abbiamo detto più volte si vuole alimentare ‘la sindrome del nemico’. Si fornisce un facile capro espiatorio individuando il problema nel diverso, nel cittadino più debole, per sopperire all’incapacità di proporre soluzioni al disagio, all’emarginazione, alla povertà in cui stanno scivolando tante famiglie italiane".

(17 settembre 2008)



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