Per la Chiesa le donne ancora eterne minorenni
Si apre la Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, e Avvenire pubblica in prima pagina: "Donne offese 140 milioni di volte", mentre l’Osservatore Romano titola così il suo articolo: "La tutela delle donne garanzia dei diritti fondamentali". Bravi. Strano però che la Chiesa sembra non chiedersi mai che cosa possa fare, nel suo piccolo, per tentare di cambiare la mentalità degli uomini, o perlomeno dei maschi italiani. Mi permetto di suggerire un paio di piccole iniziative. Raccomandare a tutti i docenti cattolici e segnatamente a quelli di religione, di tener nel massimo conto durante il loro insegnamento, a cominciare dalle scuole materne, di libri importanti come quello pubblicato ultimamente da Feltrinelli dal titolo "Ancora da parte delle bambine" di Loredana Lipperini; oppure: "Dalla parte delle bambine" di Elena Gianini Belotti, ed anzi di farli leggere nelle scuole superiori. L’altra cosina da fare invece sarebbe una sorta di vera e propria rivoluzione culturale. Riconoscere che la negazione del sacerdozio alle donne non trova serio fondamento nel Vangelo e stride con la ragione. Il motivo fondamentale che induce la Chiesa ad escludere le donne dal sacerdozio è questo: “Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici. Se egli ha fatto così, non è stato per conformarsi alle usanze del suo tempo, poiché l’atteggiamento, da lui assunto nei confronti delle donne, contrasta singolarmente con quello del suo ambiente e segna una rottura voluta e coraggiosa” (Congregazione per la Dottrina della Fede – Inter Insigniores). La debolezza del ragionamento è evidente. Si fa un’affermazione, si trova un’obiezione facilmente inficiabile, la si confuta e il gioco è fatto. In realtà, l’obiezione e ben più seria e non è confutabile. E’ ovvio che non fu il timore di infrangere le regole dell’epoca a determinare la decisione, bensì la consapevolezza che chiamare delle donne a far parte degli apostoli, sarebbe stato non solo perfettamente inutile, ma anche di serio ostacolo all’evangelizzazione del mondo. Il Signore sapeva perfettamente che nessuna donna avrebbe potuto sostituire gli apostoli, in quel periodo ed in quella società. Le difficoltà, già insormontabili per un uomo, sarebbero state impossibili da superare per una donna. Al tempo di Gesù, legalmente, la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile. Come si può pensare che Gesù potesse mandare delle donne “come pecore in mezzo ai lupi”? Ma non è che ancora oggi la Chiesa considera le donne un pochino meno responsabili degli uomini? Un pochino meno capaci di interpretare la volontà di Dio? Eterne minorenni insomma?
Miriam Della Croce
(11 settembre 2009)
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