Perché Renzi & C. insistono sull’abolizione dell’art. 18
L’art. 18 della legge del 20 maggio 1970 (denominata Statuto dei Diritti dei Lavoratori), recita: “il Giudice con sentenza dichiara inefficace il licenziamento o annulla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ed ordina al datore di lavoro di stabilimento che occupa più di 15 dipendenti di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro”. L’art. 18 sostiene anche che il Giudice condanna il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore pari alla retribuzione ed ai contributi assicurativi persi, dal giorno del licenziamento fino al suo reintegro. Il lavoratore ingiustamente licenziato e reintegrato, può richiedere il risarcimento pari a 15 mensilità rinunciando alla reintegrazione sul lavoro.
Ora i Contratti Nazionali di Lavoro, stabiliscono che tutti i lavoratori possono essere licenziati per le seguenti mancanze :
insubordinazione ai superiori; sensibile danneggiamento colposo al materiale dello stabilimento; lavorazione senza permesso di lavori nell’azienda per conto proprio o conto terzi, anche di lieve entità; rissa nello stabilimento; abbandono del posto di lavoro; assenze ingiustificate prolungate oltre 4 giorni; condanna ad un a pena detentiva; recidiva nelle mancanza di più lieve entità; furto in azienda; fumare in azienda dove è espressamente vietato.
Oltre ai licenziamenti per mancanze disciplinari, in base alle leggi esistenti, i datori di lavoro possono licenziare per cause economiche a seguito di ristrutturazione aziendale, per mancanza di lavoro, motivi tecnici o organizzativi, riducendo il personale e mettendo in mobilità i lavoratori.
Come possiamo notare, è evidente che i CCNL e le leggi Italiane non impediscono a nessun datore di lavoro di licenziare se esiste un plausibile motivo ! Quindi perché (Confindustria e Governo) insistono per abolire l’art. 18?
Ma occorre anche precisare che la legge Fornero n. 92 del 2012 , ha già modificato l’art. 18 della legge 20 maggio 1970 (Statuto dei Lavoratori) . Oggi il reintegro pieno con una retribuzione non inferiore alle 5 mensilità, si applica soltanto per i licenziamenti discriminatori, mentre per tutti gli altri licenziamenti illegittimi eseguiti dal datore di lavoro senza un giustificato motivo, il Giudice può disporre il reintegro del lavoratore ed il pagamento fino a 12 mensilità solo in caso di inconsistenza del fatto contestato, mentre per tutti gli altri casi, anche se il giudice riscontra l’insussistenza di giusta causa, può condannare il datore di lavoro solamente al pagamento di una indennità fino a un massimo di 15 mensilità, senza reintegro del lavoratore nel luogo di lavoro.
Quindi, di cosa stiamo parlando?
Occorre dire con chiarezza che stiamo parlando di abolire totalmente l’art. 18 per dare la possibilità ai datori di lavoro di licenziare il lavoratore/lavoratrice, discriminandoli!
Hanno intenzione di licenziare: il lavoratore che sciopera; la lavoratrice rimasta in stato di gravidanza; quello che non c’è la fa a seguire dei ritmi di lavoro impossibili; quello che si è ammalato; quello che manifesta idee politiche diverse da quelle volute dal datore di lavoro; quello che ha il coraggio di pretendere i dispositivi di sicurezza sugli impianti ed individuali ; quello che non accetta i soprusi del padrone che comanda: "lavora 10 ore al giorno ed accetta l’aumento continuo dei carichi di lavoro o lì c’è il cancello e te ne vai" etc. !
Allora è evidente che quando Renzi e la Confindustria asseriscono che l’economia italiana potrebbe riprendere ed assumere più persone abolendo l’articolo 18 mentono sapendo di mentire!
Quale economia può considerarsi competitiva sui mercati internazionali ? Quella fondata sulla eliminazione dei diritti basilari come lo sciopero, il diritto del lavoro in sicurezza, l’abolizione del diritto a non essere discriminati, l’abolizione del diritto ad avere un lavoro giustamente retribuito? Oppure una competitività fondata su investimenti qualitativi sugli impianti e sui prodotti, che punta anche alla formazione e valorizzazione dei propri dipendenti ?
E’ quindi evidente che la scelta della Confindustria (a partire da Marchionne) e quella del Governo Renzi come già dei governi di Berlusconi e di Monti, è quella di continuare a puntare ad uno sviluppo basso riducendo diritti, salari, pensioni, considerando erroneamente di mettersi così in competizione con Paesi (come la Germania) che, invece, gli investimenti innovativi li realizzano veramente. E’ quindi evidente che la scelta di abolire l’art. 18 ha una componente classista reazionaria, che se dovesse procedere imprimerebbe al nostro Paese un ritorno a un ben triste passato, senza più etica, diritti e democrazia!
Anche chi sostiene che oggi è necessario riequilibrare, togliendo un po’ di diritti a chi ha un lavoro fisso (lavoratore di serie A) per darne di più a chi è precario (lavoratore di serie B) mistifica, mentendo in modo spudorato!
Come è possibile sostenere che i lavoratori che oggi prestano la loro opera con 46 forme di lavoro precario, possano ottenere un qualche miglioramento solo se contemporaneamente danno la possibilità ai datori di lavoro di essere licenziati sempre (abolendo l’art. 18), in modo discriminatorio e senza alcun valido motivo?
Umberto Franchi – Lucca
(18 settembre 2014)
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