Potere è manipolazione
Mariasole Garacci
Al MaXXI, un’opera degli anni ‘70 di Fabio Mauri interpreta in una dimensione inquietante e orwelliana il rapporto tra potere, linguaggio e realtà.
“Come si può distinguere quello che è vero da quello che non lo è?” si domanda a un certo punto Winston, il protagonista di 1984, sfogliando un libro di storia per bambini prodotto dal regime. Come si distingue la verità quando il suo legame con la realtà, che in virtù di un principio d’identità siamo abituati a ritenere tautologico, viene negato dalla distorsione della memoria fino a pregiudicarne, nella nostra consapevolezza, la stessa esistenza? Basato sull’ambiguità della relazione convenzionalmente scontata tra realtà e comunicazione, nella sonnacchiosa coscienza collettiva si consuma l’inganno della manipolazione e dell’oppressione. Bispensiero, lo chiamò Orwell. Assuefazione, livellamento della percezione della realtà su un linguaggio sempre più fallace, fino all’impercettibile, irreversibile svuotamento del valore dell’esperienza autonoma. Stupidità protettiva. L’istintivo arresto delle facoltà mentali un momento prima di afferrare contraddizioni, menzogne, errori di logica.
Una riflessione sui sottili meccanismi con cui il senso della realtà può essere manovrato e diretto è quella di Fabio Mauri in Manipolazione di Cultura/Manipulation der Kultur (1971-1976), serie di tavole diffusa in numero limitato in un libro d’artista (1000 copie, La Nuova Foglio Editrice) e in cartella (125 esemplari); da questa serie furono tratte alcune immagini per diversi altri lavori ed esposizioni dell’artista scomparso nel 2009, tra cui la performance Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo (1989) con Giacomo Marramao. Undici stampe fotografiche tratte dalle litografie originali, riportate su tela e modificate con pittura nera in acrilico, sono fino al 23 gennaio 2011 incluse nel percorso “Spazio” al MaXXI di Roma, assieme a Il Muro occidentale o del Pianto (1993).
Le immagini sono fotografie storiche di momenti di vita sociale durante il nazismo, parzialmente obliterate da una fascia di vernice nera; in basso un’emblematica didascalia in italiano e in tedesco descrive sinteticamente la scena in terza persona, lasciando inespresso e sottinteso il soggetto. E’ qui che viene innescato lo scarto critico dell’interpretazione. Un’adunata popolare, un mare di braccia tese nel saluto nazista: “Hanno una idea”; due coppie urbane e sorridenti come in un placido conversation piece, gli uomini in divisa con la svastica al braccio: “Inquadrano borghesi”; un ragazzo e una ragazza in costume da bagno, perfetti esemplari germanici: “Si abbronzano”; Goebbels in visita alla mostra dell’“Arte degenerata” del 1937: “Conoscono la qualità”.
Le azioni sono descritte in una sentenza impersonale, apparentemente innocua e obiettiva; ma la sentenza, il giudizio, comporta necessariamente un atto di interpretazione della realtà, e nell’interpretazione si annida uno strumento di mistificazione e manipolazione ideologica del senso. Universalizzando il soggetto, l’impersonalità della sentenza espressa nella didascalia allontana e allo stesso tempo coinvolge lo spettatore come potenziale vittima se non complice di questa mistificazione, ma di nuovo interviene la facoltà del giudizio e siamo indotti a fare appello alla nostra memoria storica e al buon senso per dare di queste immagini del regime nazista la “giusta” interpretazione. L’immagine stessa, confortante e autocelebrativa, che ha di sé una società – il collettivo e convenzionale senso della realtà cui la società degli uomini accondiscende – viene scardinata e diventa oggetto di una interpretazione che mette in luce stavolta, anziché dissimulare, i pericolosi meccanismi della manipolazione di cultura.
Spazio/ Omaggio a Fabio Mauri
Manipolazione di cultura / Manipolation der Kultur, 1976, 11 stampe fotografiche riportate su tela, acrilico, cm 45 × 72 ciascuna, Associazione per l’Arte Fabio Mauri, Roma.
Il muro occidentale o del pianto, 1993, valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno, pianta di edera, fotografia intelata, cm 400 × 400 × 60, Associazione per l’Arte Fabio Mauri, Roma.
Roma, MaXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo – Via Guido Reni, 4
Orario: da martedì a domenica, 11.00-19.00; giovedì, 11.00-22.00; chiuso il lunedì.
www.fondazionemaxxi.it
(18 giugno 2010)
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