Processi non necessari
di Pancho Pardi
Il governo Berlusconi prosegue nella sua azione di rinnovamento della giurisprudenza. Se andrà a effetto la sua modifica del disegno di legge sulla “sicurezza”, gli studenti dovranno affrontare d’ora in poi una nuova branca della materia: la sospensione dei processi non necessari. Tema quanto mai arduo e sottile, dove il criterio selettivo è affidato alla gravità dell’allarme sociale prodotto dal reato di cui si occupa il processo.
Ha creato grave allarme? Allora vada avanti il processo. Non l’ha creato? Allora lo si sospenda. Anche una mente incapace di sospetto potrebbe essere presa dai dubbi. Il primo riguarda chi deciderà sulla gravità dell’allarme. Per esempio il reato di falso in bilancio preoccupa decine di migliaia di piccoli azionisti impoveriti o gettati sul lastrico da alcuni potenti falsificatori. Ma se a decidere della sua gravità sono i falsificatori in persona o i loro avvocati si può stare sicuri su quale sarà la decisione.
Il dubbio successivo è ancora più elementare: se qualcuno può decidere quali reati non sono gravi e quali processi possono o debbono essere sospesi, non sarà che ciò comporti una rinuncia selettiva all’obbligatorietà dell’azione penale? E se il governo detta l’elenco dei reati che non generano grave allarme e i cui processi sono quindi destinati alla sospensione, non è questa una violazione di un principio costituzionale? Non è da escludere che qualche avvocato esercitato nella materia possa rispondere: forse sì, ma non è cosa che generi grave allarme sociale.
Intanto, mentre la maggioranza degli studenti prepara la tesi di laurea sul gravissimo tema degli incidenti stradali provocati da chi guida in stato di ebbrezza, ci sarà uno studente che voglia dedicarla al caso del tutto marginale di come verrà sospeso il processo Mills in cui, spiegano i quotidiani, il presidente del consiglio è imputato di corruzione in atti giudiziari?
17 giugno 2008
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