“Può un vero cattolico militare in un partito di corrotti?”
don Paolo Farinella
Martedì 12 novembre 2013, ore 10,30 (c/o il Tribunale Penale Genova, Piazza Portoria 1, Piano 7° sezione Prima, giudice Vignola Alessandra), sono convocato dal giudice in sede penale per rispondere dell’accusa di diffamazione nei confronti di Pierluigi Vinai, membro dell’Opus Dei e candidato sindaco di Genova del Pdl nell’elezioni del 2012.
In prima battuta il PM ha chiesto l’archiviazione, la controparte si è opposta e siamo al giudizio. Sotto accusa è un articolo del 10 maggio 2012 apparso su MicroMega col titolo «A Genova ha vinto la morale» e una serie di articoli su la Repubblica/Il Lavoro di Genova (13 e 27 maggio; 10 e 17 giugno 2012).
In questi scritti contesto a Vinai di essersi presentato come candidato del Pdl, proposto direttamente da Claudio Scajola, in quanto cattolico e dicendo di rappresentare i cattolici e facendo capire che vi era la benedizione della curia di Genova. Da cattolico, credente e praticante, mi sono sentito tirato in ballo e ho contestato duramente che un cattolico possa rappresentare e/o militare in un partito pieno di corrotti, corruttori, delinquenti, indagati, accusati anche di omicidio e di collusione con la delinquenza organizzata.
Non è necessario scomodare la storia, basta vedere com’è andata a finire con il capo/padrone di quel partito, Silvio Berlusconi, condannato in 3° grado per evasione fiscale, cioè per furto non allo Stato, ma ai suoi stessi elettori per creare fondi neri finalizzati alla corruzione per destabilizzare le Istituzioni democratiche. Costoro poi si presentano anche come «moderati», ma non si fanno scrupolo di votare in silenzio tutte le leggi-porcate in favore del loro padrone, restano indifferenti di fronte alla compravendita di senatori per fare cadere un governo democratico e legittimo, occupano i tribunali e giurano (o spergiurano?) anche fedeltà alla Costituzione italiana.
Il mio avvocato, Emilio Robotti, del foro di Genova ha preparato una lista d’indagati, corrotti, condannati di quel partito che ancora siedono in parlamento. L’elenco è corredato da un grafico. Ritengo che questo giudizio possa fare giurisprudenza e cioè stabilire se in campagna elettorale si possa usare la religione come materia di scambio o appellarsi in difesa dei «principi non negoziabili», dichiarandosi «cattolico tutto d’un pezzo» e poi rappresentare un aggregato micidiale che nulla ha di etico e di consonanza con la stessa dottrina sociale e morale della Chiesa.
Il mio avvocato ha chiesto che vengano sentiti come «periti» il Cardinale Angelo Bagnasco e il Vicario Giudiziale, cioè il Presidente del Tribunale Ecclesiastico Ligure, che fu anche docente di morale, mons. Paolo Rigon.
Essi non devono testimoniare a mio favore, né sulla moralità mia o del mio accusatore, ma solo e semplicemente devono dire sotto giuramento se uno che si proclama cattolico e se ne vanta, può dal punto di vista della morale e della dottrina comune della Chiesa cattolica candidarsi o farsi candidare da una formazione politica, proprietà privata di un signorotto, in cui militano corrotti, corruttori, indagati per ogni delitto, a cominciare dal capo che è il capo dei delinquenti, dal momento che un tribunale lo ha definito «propenso naturalmente a delinquere».
Se Vinai si fosse presentato come semplice cittadino e avesse detto che sta col Pdl perché non sopporta i comunisti che mangiano i bambini, nessuno avrebbe potuto dire nulla se non contestarlo eventualmente sul programma. Così ho fatto con Enrico Musso, già senatore del Pdl e poi fuoriuscito. A lui ho contestato il suo «liberalismo» nel senso che non può essere liberale chi milita nel Pdl di Berlusconi per cinque anni, sapendo che la sua immoralità arriva al punto di manipolare il mercato con tangenti e corruzioni. Ho votato Marco Doria proprio perché, pur presentandosi come non credente e ateo, ha dichiarato pubblicamente che aveva due obiettivi: la laicità dello Stato e il rispetto per tutte le fede.
A Genova sta succedendo il finimondo: il cardinale e mons. Rigon hanno nominato l’avvocato Michele Ispodamia, perché li rappresenti e stanno già facendo di tutto per non essere convocati, dicendo che sono tenuti al segreto professionale e non possono testimoniare sulla «moralità» di qualcuno.
Io non chiedo che testimonino sulla moralità mia o del mio accusatore, ma li convoco come periti per dire «astrattamente» se un cattolico coerente può essere sodale di Berlusconi e del suo mondo senza sporcarsi mani e piedi. Questa sentenza credo che si importante perché deve venire fuori che la laicità dello Stato deve essere in forza e in nome della Costituzione che stiamo difendendo con le unghia e con i denti – questo sì! – un principio non negoziabile da chi si candida a rappresentare le Istituzioni democratiche.
(9 novembre 2013)
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