Quanto è affidabile chi fa politica?

MicroMega

Spett.le redazione Micromega,
desidero sottoporre alla vostra attenzione l’affermazione del se. Andreotti, secondo il quale i magistrati sono meno uguali di altri di fronte alla legge.
Checché se ne dica o pensi, attualmente la fedina penale del senatore a vita è linda e prescritta la sua condotta fino agli anni ’80.
I nostri magistrati, lo dico da operatore di P.G., non sono tutti infallibili. Sono lo specchio del Paese, vista anche la loro assunzione (ricordo il recente scandalo).
Diciamo pure che il nostro Paese è amministrato e rappresentato principalmente, intendo numericamente, da mediocri: lo sono i politici, i dirigenti e i magistrati, finanche le forze di polizia.
Solo chi ha conosciuto le istituzioni può avere un quadro abbastanza chiaro della loro professionalità, sempre più spesso affidata ai singoli.
Se si applicasse il principio secondo il quale chiunque cagioni danni poi debba risarcirli, probabilmente la meritocrazia diverrebbe realtà per selezione naturale.
Ma visti i mediocri, è un’utopia.
Io ritengo doveroso che la politica, anche in senso lato, resti fuori dalle amministrazioni dello stato, magistratura compresa.
Non condivido che possa esistere un A.N.M. che fa spudoratamente politica. Perde credibilità e diventa un simbolo di parzialità (quasi un partito o movimento).
Almeno dal mio punto di vista, politico in Italia diventa solo chi amministra bene le clientele. Una cosa vergognosa ma lecita.
Ad esempio, anche se non penalmente rilevante, la condotta di Cristiano Di Pietro, proprio perché figlio di Antonio ed eletto in IDV, è stata sconveniente. Nessuno pare essere immune al sistema.
Ogni mossa di un politico va pesata: quanti si avvantaggiano e quanti si danneggiano.
(Il Premier, conosciuto come Mr. Sondaggio, sa ben fare il lavaggio del cervello ai mediocri Italiani, grazie anche ai numerosi annunci-spot che sono trasmessi in TV.)
Se così non fosse, avremmo accordi politici su quasi tutto, venendo messi da parte gli interessi personali o di partito o di
corrente. Ma così non è!
Questo Paese ha bisogno di amministratori al servizio della collettività, ma siamo diventati un Popolo di individualisti.
La parzialità e la frammentazione sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto a sinistra (o sinistre dato il numero in crescita).
L’unità d’Italia è una utopia storica.
Invito voi tutti, anche attraverso le importanti penne che scrivono su questo giornale, a dare un parere su queste mie considerazioni.

Luca Taglietti

(10 gennaio 2009)



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