Regno Unito, le comunità religiose contro l’educazione sessuale

Matteo Gemolo

Il provvedimento ministeriale denominato RSE (Relationships and sex education), voluto dal governo conservatore di Theresa May, consiste in un programma scolastico di educazione “relazionale”, sessuale e sanitaria. L’idea di riformare dopo quasi vent’anni l’obsoleto SRE (Sex and Relationship education) promosso dal partito laburista nel lontano 2000, è stata inizialmente lanciata nel marzo 2017 dall’ex ministro per l’educazione Justine Greening. Con una significativa inversione di priorità nella composizione dell’acronimo stesso, le linee guida del recente RSE sono state infine ridefinite dall’attuale ministro per l’educazione Damian Hinds. Questo documento si pone come obiettivo principale quello di promuovere politiche di integrazione e rispetto per le diversità all’interno delle scuole pubbliche inglesi.
Fornire agli studenti delle scuole primarie e secondarie strumenti utili per aumentare la propria consapevolezza corporea, interpersonale e di natura strettamente igienico-sanitaria è la via maestra da percorrere per debellare bullismo ed intolleranza: un primo passo di un lento e lungo cammino che le nuove generazioni sono invitate ad intraprendere per vivere con maturità e contezza nel moderno ed inclusivo Regno Unito del 21esimo secolo.
Oltre alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, alla lotta contro il pericoloso aumento degli abusi domestici e dell’assunzione fuori controllo di droghe ed alcool da parte di molti adolescenti, le novità introdotte dal provvedimento del ministero per l’educazione riguardano il cyberbullismo, l’utilizzo di internet come veicolo principale di diffusione di contenuti di natura sessuale (a metà strada tra fonte di informazione e minaccia all’incolumità stessa dei minori) e da questioni che si pensano distanti ed isolate ma che sono, purtroppo, di estrema attualità soprattutto all’interno di comunità religiose spesso segregate, quali la mutilazione genitale femminile ed i matrimoni forzati.
Al di là dei singoli contenuti, questo documento presenta elementi di novità anche dal punto di vista linguistico: il precedente testo laburista del 2000 si limitava ad un timido accenno al “rispetto delle differenze”, auspicandosi una altrettanto vaga “soppressione dei pregiudizi” senza mai far riferimento esplicito all’omosessualità o alla transessualità; l’attuale RSE, invece, parla esplicitamente di contenuti LGBT, di “sexting” (ovvero condivisione di testi, immagini e video sessualmente espliciti) e persino di pornografia.
Fondamentale è prendere atto della differenza che vi è tra i corsi di educazione “relazionale” impartiti in maniera facoltativa (almeno fino al 2020) ai bambini delle scuole primarie, e quelle di natura “sessuale” e “sanitaria” pensati per le scuole secondarie, resi invece obbligatori. Nel caso specifico dei corsi di educazione relazionale, le linee guida del provvedimento non fanno alcun cenno ad elementi di educazione sessuale. Ciò che l’RSE si prefigge è di guidare i bambini tra i 5 e gli 11 anni al riconoscimento della diversità delle relazioni umane, partendo dalla semplice constatazione dell’esistenza di svariate geometrie familiari e promuovendo, in sostanza, una presa di coscienza dell’ovvio: l’esistenza di famiglie con due madri o due padri (i matrimoni egualitari sono stati approvati dal parlamento inglese nel 2013 ed entrati in vigore l’anno successivo) e la sussistenza, tanto in natura quanto in società, di una pluralità di relazioni affettive. La lettura di fiabe che non rispecchino necessariamente lo standard disneyano del principe azzurro e della principessa dall’abito rosa, rappresenta uno dei maggiori strumenti utilizzati per promuovere inclusione e tolleranza.
A causa della forte pressione esercitata da diverse lobby religiose, sopratutto quelle degli ebrei ortodossi della Torah Education Committee e della Jewish Community Council di Stamford Hill, le linee guida del provvedimento ministeriale sono state recentemente modificate, introducendo la possibilità di rendere “flessibile” il contenuto di determinati argomenti, nel tentativo di non inficiare il dialogo con le comunità religiose delle cosiddette “faith school” (scuole religiose) estremamente diffuse e potenti nel Regno Unito.
Nonostante questo tentativo di conciliazione da parte del governo, un numero sempre crescente di genitori dalle fedi più disparate si sono mobilitate negli ultimi mesi per protestare contro l’RSE e soprattutto contro l’obbligatorietà dei corsi di educazione relazionale che dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo nelle scuole primarie. Tra le varie, si sono raccolte migliaia di firme attraverso slogan quali “Countdown to September 2020”, su iniziativa dell’associazione Protect Parents e si sono incoraggiate proteste, tra le più variegate e colorite, come quelle dell’associazione SPUC “Società per la protezione dei bambini mai nati” (Society for the Protection of Unborn Children). In particolare, i membri di questa organizzazione antiabortista si sono dimostrati estremamente avversi a quella che loro chiamano “ideologia omosessuale”, senza meglio definire in che cosa essa consista…
Degna di nota è anche la manifestazione di fine gennaio 2019 che ha coinvolto centinaia di genitori, soprattutto di fede musulmana, organizzata davanti a Parkfield Community School di Birmingham per protestare contro i contenuti di “No Outsiders”, progetto creato e pilotato da Andrew Moffat, professore recentemente insignito del titolo di Membro dell’Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico (MBE) per i servizi da lui offerti nel campo dell’istruzione.
Intervistati su RT UK, alcuni tra i genitori hanno dichiarato: "È bello insegnare ai bambini il rispetto per le diversità ed i valori inglesi ma… l’orientamento sessuale è contrario ai nostri principi"… forse che il “disorientamento” sessuale sia un’opzione più auspicabile?

Altri manifestanti si sono lanciati in dichiarazioni più catastrofiste come: “… a scuola insegnano ai bambini a stare con altri bambini invece che con le bambine”. A tal proposito, sorprende il disappunto di questi devoti genitori rispetto alla segregazione di genere, essendo quest’ultima perfettamente in linea con quella applicata quotidianamente nei luoghi di culto.

Non finisce certo qui: “i nostri figli tornano a casa confusi sull’omosessualità”. È vero: menzionare il fatto che due persone dello stesso sesso possano amarsi tanto quanto due persone dal sesso opposto rappresenta sicuramente una narrazione più caotica rispetto ai ben più schietti versetti degli Hadith sulla vita di Maometto: “Se trovi qualcuno che fa come la gente di Lot, uccidi colui che lo fa e colui a cui è fatto.” (Sunan Ibn Majah Book 20 Hadith 2561) oppure “Se un uomo che non è sposato viene trovato commetterre sodomia, sarà lapidato a morte” (Sunan Abu Dawood, 38:4448).

Ma per non farci mancare proprio nulla, ecco che in difesa della comunità musulmana di Birmingham si sentono riecheggiare dai corridoi di Westminster le voci autorevoli di alcuni membri laburisti, tra cui la deputata Shabana Mahmood: “si stanno calpestando le comunità musulmane ed ortodosse e le si sta marginalizzando”. Un altro colpo inflitto al fianco sinistro di un partito che si vorrebbe progressista ma che è ormai sempre più barcollante sul piano dei diritti civili.

RSE o meno, andrebbe forse ricordato che ad isolare le visioni bigotte ed oscurantiste delle comunità religiose non sono i programmi di educazione sessuale ma il lento ed ineluttabile progredire del 21esimo secolo.

(4 marzo 2019)





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