Religione a chilometro, al peggio non c’è fine
di don Paolo Farinella, da Repubblica/Il Lavoro, 1 ottobre
Dalla stampa di questi giorni ho appreso la proposta dei rappresentanti regionali di AN e Lega di mettere nero su bianco che non si possono costruire «luoghi di culto» a meno di un chilometro da una chiesa già esistente. Con le labbra si pronuncia «luogo di culto», ma con gli occhi si legge «moschea». Il dramma è che noi cittadini paghiamo lo stipendio a gente che arriva a pensare assurdità del genere. Non possiamo dolercene perché costoro appartengono alla maggioranza e al governo che fanno i gargarismi con la religione espressione di identità sociale che è un’aberrazione civile e teologica. Se seguiamo la loro logica, carta geografica alla mano, nessuna moschea potrà mai essere costruita in Liguria e in Italia.. Facciamo un esperimento ideale partendo dalla chiesa «topica» per i Genovesi: la cattedrale di San Lorenzo. A meno di un chilometro a nord vi è la chiesa delle Vigne, a sud Santa Maria di Castello, a est il Gesù di piazza Matteotti. Bisogna ricominciare daccapo: a meno di un chilometro da queste chiese, a nord, a sud e a est vi sono San Giovanni di Prè, San Carlo di via Balbi, Carignano, Sarzana e di chilometro in chilometro troveremo sempre una chiesa esistente che diventa un impedimento geografico per tutto il futuro vita natural durante e oltre. Solo ad ovest ci può essere libertà di religione, in mare aperto, quel mare che è già consacrato come una cattedrale perché custodisce come reliquie i corpi degli immigrati morti ammazzati dentro i confini del territorio dei difensori della «civiltà cristiana occidentale». Costoro difendono i crocifissi ornamentali e annegano il Crocifisso che, emigrante anche lui, si è identificato con gli ultimi fino a costituirli giudici finali della storia: «Ero forestiero e mi avete accolto… non mi avete accolto. Quando Signore? Tutte le volte che lo avete fatto, non avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli»» (Mt 25,31,42). Viene un momento in cui un politico deve sapere distinguere i neuroni del buon senso da quelli della confusione mentale e democratica perché Dio rende pazzi coloro che vuole confondere. A Roma i camerati celebrano i martiri papalini di Porta Pia, il ministro della difesa, camerata anche lui, capovolge la storia e dichiara martiri i repubblichini di Salò che si sono fatti ammazzare per aiutare i tedeschi ad ammazzare indiscriminatamente chi moriva per liberare la Nazione dal vituperio del nazifascismo. Poiché al peggio non c’è fine: ora gli epigoni liguri, in un sodalizio di camicie (nere o verdi sempre camicie sono), provano ad aggirare la Costituzione che limpida e trasparente scorre come acqua di montagna: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (art. 3). Se gli antichi avessero osservato il criterio della religione chilometrica, oggi a Genova tre quarti delle chiese esistenti non sarebbero mai nate. Ci aspettiamo trepidanti nuove proposte paesaggistiche ad integrazione esilarante: come ad esempio che ogni nuovo edificio di culto (leggi moschea) non può avere fondamenta, muri di sostegno, tetto e quanto può poggiare sul sacro suolo italiano, terra di santi, di poeti, di navigatori e, aggiungo io, di insipienti a stipendio regionale. Naturalmente in piena libertà costituzionale e vangelo alla mano.
(3 ottobre 2008)
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