Rubygate, i cristiani di base: “Criticare non basta. La Chiesa ritrovi lo spirito conciliare”
da www.cdbitalia.it
Da più parti della Comunità ecclesiale si sono levate voci di “disagio diventato disgusto” nei confronti di quelle che Famiglia Cristiana chiama le “notti di Arcore” e al tempo stesso è stato espresso forte disagio per la "timidezza" con cui la Cei e la Santa Sede hanno affrontato la situazione. Anche il tardivo intervento del cardinale Bertone e quello del cardinale Bagnasco al Consiglio permanente della Cei non smentiscono le “pesanti e paludose complicità” con il berlusconismo di una Chiesa che “dovrebbe ogni giorno annunciare la parola della conversione per sé e per tutti”.
Le Cdb nell’esprimere vicinanza e condivisone verso le espressioni di questi sentimenti, particolarmente quelle che hanno dato vita a gesti particolarmente significativi, come la lettera all’Avvenire del coordinatore nazionale di Pax Christi, si sentono chiamate a riflettere sullo stato della chiesa italiana.
Invitiamo questo "cattolicesimo del disagio" ad una seria riflessione sulla qualità dell’impegno intraecclesiale che non può limitarsi a elevare qualche critica occasionale verso scelte inopportune o errate delle autorità ecclesiastiche cattoliche. E’ necessario prendere finalmente coscienza che, se siamo a questo punto, è perché sono arrivate al pettine le inevitabili e logiche conseguenze di una strategia pastorale orientata, scelta dopo scelta, a svuotare la Chiesa dello spirito conciliare. Non è servito impegnarsi nel sociale senza toccare se non marginalmente la struttura ecclesiastica, mentre nel dopoconcilio veniva fatto il vuoto intorno alle esperienze conciliari più vive, che spesso venivano lasciate sole a subire, una dopo l’altra, la repressione e dalle quali si prendevano le distanze.
La drammatica crisi che la società e la chiesa italiane stanno vivendo può essere anche occasione per i cattolici conciliari di maturare la consapevolezza che non è sufficiente la critica, opportuna e necessaria, ma è necessaria anche l’assunzione di responsabilità nella gestione della Comunità ecclesiale esercitando fino in fondo ruoli e funzioni che il Concilio ha affidato al Popolo di Dio.
(25 gennaio 2011)
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